Riusciamo ancora a divertirci?


di Laura Vacillotto
Prendo a prestito un augurio che un signore molto più esperto e saggio di me, rivolge ai propri studenti quando si congeda da loro alla fine di un corso di studi: ragazzi, divertitevi! Il Professor Zamagni quando usa questa espressione come auspicio per un futuro ricco, fa riferimento al significato etimologico del termine, quindi augura loro di avere il coraggio di volgersi altrove, con la speranza di trovare nuove motivazioni in ciò che altro da sé.
Temo che noi delle Acli ci affanniamo a ricercare un significato del nostro essere associazione solo a partire da noi stessi, cerchiamo di riaffermare la centralità di un’associazione di promozione sociale che vanta ben 70 anni di storia a partire dal fatto che ha 70 anni di storia. Questo non è necessariamente un approccio sbagliato, anzi, però non sarebbe male provare a volgere lo sguardo altrove per cogliere qualche sollecitazione e qualche stimolo. Direi che è doveroso il richiamo, espresso nei diversi contributi inseriti in questo blog, al senso di rispetto e gratitudine verso un passato importante, di responsabilità per un presente oscuro e di coraggio verso un futuro più incerto di quanto non lo possa essere per sua stessa natura.
Tuttavia non posso fare a meno di chiedermi: perché fare le Acli è appassionante?
Proverò a raccontare perché lo è per me, con la speranza di annoiarvi.
Mi entusiasma la capacità di prendersi carico dei bisogni degli altri attraverso l’azione competente e sensibile dei nostri operatori e volontari, al tempo stesso non capisco perché la cura delle risorse umane, che costituiscono l’asse portante di questa associazione, non rappresenti una priorità imprescindibile in questo percorso di cambiamento e di riorganizzazione. Non sarebbe forse appassionante fare esperienza di nuovi modi di concepire il lavoro nel mondo del sociale? Sperimentare misure di conciliazione vita-lavoro, introdurre dei meccanismi che migliorino la vita di chi lavora, proprio partendo da noi, da chi si occupa da sempre di questi temi?
Mi appassiona perché ogni anno ho la possibilità di affiancare dei giovani che decidono di sperimentarsi nell’esperienza di Servizio Civile Nazionale, giovani che in molti casi decidono consapevolmente di fare domanda alle Acli! Credo varrebbe la pena investire delle energie per fare in modo che un’associazione adulta e generativa, possa intraprendere un percorso strutturato per diventare un vero e proprio incubatore di start-up per dare gambe alle idee di questi ragazzi.
Mi entusiasma il fatto che le Acli, da sempre, parlino una molteplicità di dialetti e di lingue e riescano a favorire la comunicazione tra le persone,tra le persone e le istituzioni; lo hanno fatto nelle piazze, nelle sale dei circoli attraverso la carta stampata e i moderni social media. Non sarebbe interessante individuare nella “comunicazione” un vero e proprio oggetto di lavoro (un laboratorio permanente) che ci aiuti a raccontare e a far raccontare le storie di chi ogni giorno fa le Acli?
Questi sono solo alcuni spunti, mi rendo conto che il rischio è di non aver delineato degli obbiettivi chiari, però sono profondamente convinta che per ricercare un equilibrio – o forse nuovi equilibri – sia necessario avere fiducia nel cammino più che nella meta.
Auguro a me stessa e a tutti quelli che hanno una passione profonda per le Acli di non smettere di divertirsi e, qualora ciò dovesse accadere, di avere anche il coraggio di smettere di fare Acli.

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