La Metamorfosi



di Andrea Luzi
La Storia insegna che le vicende umane, siano riferite a popoli come ai singoli, sono contrassegnate da profondi mutamenti e solo la capacità di adeguarsi e di trasformarsi rende possibile superare le avversità. Questa considerazione è applicabile anche all’esperienza di organizzazioni complesse, quali ad esempio le Acli.
Queste, a 70 anni dalla loro fondazione, sono chiamate a rileggere il senso della mission ed a ripensare le modalità e gli strumenti per il raggiungimento della stessa.
Viviamo in un’epoca straordinariamente feconda dal punto di vista dell’innovazione, in primis tecnologica, con le possibilità che da questa promanano per migliorare l’esistenza umana, pur mancando un progetto ed una visione globali di sviluppo imperniato sulla lotta alle diseguaglianze.
Al centro delle dinamiche economiche gioca un ruolo fondamentale il potere pervasivo della finanza speculativa, ma al contempo elementi quali la fiducia, la reputazione, la sovranità del consumatore, più che del cittadino, sono in grado di decretare la presenza vincente o l’esclusione di attori politici, sociali ed economici nel mercato.
Viviamo la contraddizione di una svalutazione della dimensione soggettiva e comunitaria, ma è altrettanto vero che la società dei consumi è orientata a far leva sempre più su processi di identificazione collettiva per “costruire un popolo”: il popolo di facebook, il popolo di un determinato brand automobilistico, di una griffe di alta moda e via discorrendo.
La società attuale, caratterizzata da una forte matrice capitalistica, sperimenta il rapporto con la democrazia in modo precario, in quanto l’invadenza del capitalismo, non riequilibrato dalla dimensione politica-sociale-economica del lavoro e dal ruolo di rappresentanza dei corpi sociali intermedi rischia di proceduralizzare, svuotandone di sostanza, la prassi democratica.
Se a ciò aggiungiamo minacce globali, dal terrorismo all’instabilità politica, allo spettro dell’ecatombe ecologica e degli squilibri demografici, ne deriva un quadro generale destinato a caratterizzarsi per una sempre maggiore criticità ed una riduzione dello spazio di partecipazione dei cittadini alla vita sociale.
Le Acli del terzo millennio si trovano ad operare in questi contesti e non potranno poter scrivere ancora pagine luminose della propria storia, se non saranno capaci di una metamorfosi, in grado di preservare la cultura identitaria ed i valori di riferimento, ma contemporaneamente di declinarli in maniera nuova. Figlie della cultura novecentesca, attive in un mondo bipolare contrassegnato dalla Guerra Fredda, impegnate sul fronte della promozione dei diritti di cittadinanza e della tutela delle fasce più deboli della popolazione, le Acli sono sollecitate a ripensarsi associativamente e sul piano delle imprese sociali.
Queste ultime dovranno, giocoforza, immaginare il proprio spazio di mercato, facendo leva su: innovazione e qualità del prodotto, fidelizzazione della clientela, virtuoso rapporto costi/benefici, valore aggiunto derivante anche dalla percezione del valore sociale della propria azione imprenditoriale.
In questo quadro il committente pubblico, presente in maniera ancora oggi prevalente nel determinare il valore della produzione delle nostre imprese, dovrà essere affiancato da una crescita di un management e di un capitale umano, sempre più orientato a servizi alle persone remunerativi. La necessità di rendere sostenibili le imprese sociali passerà, indubbiamente, dalla capacità di immaginare approdi nuovi delle stesse sul piano della governance, della loro qualificazione giuridica e dei processi produttivi.
In tale scenario il ruolo dell’Associazione sarà centrale, in quanto dovrà produrre uno sforzo immane per la creazione di una nuova classe dirigente preparata, in grado di leggere le trasformazioni sociali e capace di rappresentarle politicamente, socialmente ed economicamente.
La metamorfosi delle Acli, che immagino, sarà caratterizzata da una chiara distinzione dell’azione associativa e di rappresentanza da quella profittevole delle imprese sociali, enti strumentali per il raggiungimento della mission aclista.
Ogni metamorfosi non è mai indolore e non può prescindere da un approccio culturale scevro da qualsiasi pregiudizio o chiusura mentale, rispetto agli obiettivi da raggiungere. Il cambiamento culturale, dal quale derivano le innovazioni sul piano metodologico, organizzativo e fattuale, è condizione imprescendibile per vincere le sfide, che abbiamo di fronte: oggi siamo in mare aperto e non potremo fare ritorno ai porti del passato, ma dovremo scoprire nuove terre da far fiorire rigogliosamente!

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