Per non sentirsi cattivi

Due nuove Pietre d'Inciampo poste a Centocelle - Foto Ecomuseo Casilino
G: Ma non ho capito una cosa: quelli che dicevano che non sapevano, non sapevano davvero o dicevano una bugia?
(Pausa)
G: Forse era una bugia a cui volevano credere, per non sentirsi cattivi...
Quest'anno a scuola #giornatadellamemoria due figli su due. 

Il declino


E noi, con due figli in giro, siamo andati al cinema. A vedere Hammamet. 
Non c'è la politica nel film, dice qualcuno. Può essere, se parliamo delle idee (tranne un rimando al popolo e alla fine dell'operismo). Ma c'è il percorso di declino di un personaggio pubblico. Ingabbiato nel culto di sé e nell'orgoglio. Fino al punto di ferire gli affetti e di non riuscire a leggere i cambiamenti dei tempi. 
Non so se è politica, ma ho l'impressione che (da quella fase ad oggi) la dimensione personale umana conti sempre di più, nel determinare le traiettorie del Paese. Perché per qualcuno è difficile non innamorarsi del proprio personaggio.

Preadolescenza

Foto dai capi del Roma92
L'altro della promessa dice solo: fatta! 
Ma della uscita di squadriglia, solo loro, il mattino dopo, invece racconta tutto. Tragitto, tempi, chilometri, sentiero, la torre, il Paese, la fatica! Ricostruisce il percorso con il padre al computer. E parla della pagnotta e del salame tagliati a coltello. 
La busta, accartocciata, con la scritta "falchi" é sulla sua scrivania. Assieme al messaggio dei compagni a loro due, ex novizi. E lo zaino, per la prima volta, è tornato in ordine, completo, con i cambi utilizzati ed ogni cosa nella sacca giusta. 
La preadolescenza non é facile. Né per i genitori, né per i figli. Ma ci sono cose che fanno riprendere il fiato e la forza, ad entrambi. 


52 conigli liberi

Foto grazie ai capi del Roma92 
Uno torna che non è né stanco, né infreddolito.
"È stata una gran caccia". Dice. 

Ha incontrato 52 conigli liberi (!) ed un gregge di pecore con i cani pastori. Ha scoperto che certe regole sono uguali per tutti (tipo che dopo la caccia ci si lava!), mentre altre sono diverse da famiglia a famiglia (a che età il cellulare, se si può stare a casa da soli o quanto tempo si può giocare ai giochini...). 

Ha trovato (lui, proprio lui!) un tesoro all'entrata del parco, ha visto i cuccioli fare la promessa e ha una buona azione a forma di rondine ancora da far volare... 

E poi é persino andato in camera a prendere la Bibbia, per farmi vedere che anche se la mano non l'ha alzata, a Messa, lui lo sa che in casa c'è e dov'è. 
Come capita spesso con i ragazzi, la crescita non è un processo lineare: da mattina a sera sembra aver fatto un balzo! 


I luoghi, infrastrutture di innovazione sociale


Da spazio a luogo 
In passato si identificava lo spazio con la urbs, in termini materiali, città delle pietre. Il luogo si stacca da una logica solo geografica e corrisponde ad una identità socio-culturale. La civitas. Città delle anime, fatte di persone. città di relazioni. I territori, in questa logica, sono di fatto l’elemento in cui si sperimenta il nuovo, sono il contenitore dove le innovazioni sociali vengono messe in atto. Sono laboratori di sperimentazioni in cui si prova a dare risposte nuove a bisogni emergenti. Ma i luoghi non sono solo contenitore di qualcosa che accade, sono anche motore di quel qualcosa che accade. Il luogo porta con sé esigenze, capitali e risorse e bisogni. Che non sono di per sé immediatamente disponibili. Sono esigenze, capitali e bisogni che per essere disponibili e per essere messe a frutto devono essere mediati da persone e da organizzazioni.

Nel passaggio da spazi a luoghi si viene a creare l’economia di relazioni. Dove la dimensione relazionale è l’infrastruttura del valore che quei soggetti economici del territorio possono produrre. E la dimensione relazionale è sense making. Dà senso a ciò che si fa. E dà energia all’azione. Un conto è dire faccio cose. Un conto è dire faccio cose che portano, nel lungo periodo, ad una certa situazione. Sono prospettive completamente diverse, non solo in termini soggettivi.

I luoghi quindi diventano quegli spazi (pensate a qualcosa di materiale) in cui la dimensione comunitaria è protagonista dell’innovazione. La dimensione comunitaria serve, non solo a fare cose. Ma anche a produrre valore per quel territorio. E’ qualcosa che presuppone una logica di investimento. Non è immediata. Se i territori una volta si nutrivano delle imprese, si nutrivano delle
istituzioni che sceglievano quel territorio per svilupparsi, per dare lavoro, oggi è vero il contrario. Sono i territori competitivi che fanno le imprese competitive. Se io sono una impresa di valore ma ho attorno un territorio e un ambiente e un ecosistema non competitivo, non vado lontano. La logica del luogo periodo non mi verrà incontro. Sono i territori competitivi che fanno competitive le imprese e le istituzioni che le insediano, oggi.


Per arrivare ai luoghi, partiamo dalla comunità



Il tema è la comunità. C’è un libricino di Marco Aime uscito l’anno scorso, che è anche una lettura rapida e veloce, che è consigliata. Questo testo dice che il tema della comunità di fatto dialoga con il tema del luogo.

Primo punto: La comunità è il luogo in cui si esplica la reciprocità non interessata (concetto che deriva da Zamagni). Se noi guardiamo l’origine del termine comunità, ci sono diverse declinazioni, ma una di queste è cum e munus. Dono. Condividere come donare. Questa interpretazione postula una serie di ragionamenti che nella loro costruzione portano a fare della relazione e quindi della reciprocità il fulcro di una comunità.

Il secondo punto è che nella comunità nessuno dei membri è un estraneo. Questa reciprocità non interessata si realizza perchè le persone che fanno parte della comunità si conoscono. Con una conoscenza profonda. Con un legame. Che si costruisce e si sviluppa e si stringe nel tempo.

Terzo punto: la comunità ha la funzione di comunicare, non comunicare nel senso di parlare semplicemente. Ma di partecipare a sentimenti ed idee, nello stesso modo e momento in cui si impegna in azioni comuni. C’è un piano di intelletto nel tema della comunità. Non è solo condivisione di azioni, ma anche di sentimenti e idee. Solo con le azioni, senza il piano della costruzione delle idee e dei sentimenti comuni, ci si trova a costruire una comunità che, nel lungo
periodo, perde il senso del suo percorso.

La comunità (che non coincide né con famiglia, né con società) sono persone che condividono spazi e consuetudini. Nella condivisione di pensieri, consuetudini e spazi, la comunità diventa strumento per integrazione. E lo diventa perchè la comunità è il luogo in cui nessuno è estraneo.

Dove nasce allora la difficoltà e la necessità di ridefinire cosa è la comunità? Perchè oggi c’è
bisogno di lavorare sulla comunità?
Sempre Aime, dice che tutto il misanderstanding sulla comunità nasce attorno alla questione della modernità. Con l’introduzione della società moderna c’è stato un cambio di passo, che ha portato ad una lettura diversa di cosa si può intendere con comunità. Il tema del cambio di passo è connesso con il tema della velocità. Viviamo in un tempo in cui tutto è just in time. Tutto è a portata di mano. E’ bellissimo il mio lavoro, il fatto che posso essere oggi a Firenze, poi a Roma, stasera a casa. Una volta per un viaggio del genere dovevo stare fuori 2-3 giorni.
Adesso è possibile. Lo spostamento è possibile. La comunicazione in tempo reale è possibile. E’ bellissimo. C’è possibilità di scegliere. Ma la velocità ha un effetto su di noi. Ci usura e usura i legami profondi di cui si nutre la comunità stessa. Per certi versi succede che la velocità porta ad una alienazione. Rispetto a persone e luoghi. La conseguenza è che le relazioni si fermano a relazioni tra chi si conosce già. C’è chiusura e difficoltà rispetto a chi arriva. Non c’è tempo. E questa mancanza di tempo ci porta ad una limitazione a fermarci a tessere legami nuovi con altri.

La questione legata alla modernità si ripercuote e si esemplifica nel concetto di città. Che ha una duplice valenza. Da un lato la città è lo spazio di integrazione sociale e culturale. Dove si verificano processi continui di innovazione. Dall’altro la città è fattore di divisione, emarginazione ed esclusione. Perchè la modernità ha portato la velocità. E perchè sono venuti a mancare gli spazi urbani aggregativi che erano il motore della comunità. Perchè erano luoghi di incontro tra diversi. La piazza dei tempi di Platone ed Aristotele. Questa sparizione, questa riduzione è un problema per la costruzione della comunità. Ed è un problema che va risolto per poter riportare la relazione e l’inclusione nelle nostre città.

I due Papi, i film e la realtà


C'è del bello, secondo me, nel film di Meirelles.
E' un film teatrale. In cui affascinano le scelte musicali i cambi di scena e i dialoghi.
E che offre molti spunti di riflessione sulla responsabilità delle leadership e sul rapporto tra persona e ruolo.

Però..."La verità è insostenibile senza la carità" dice ad un certo punto un Papa citando l'altro.
Ma un po' è vero anche il contrario. "La realtà è superiore all'idea". E qualche problema con la realtà questo film ce l'ha.
E' un film verosimile senza essere in alcun modo vero.  Anzi, l'impressione è che, purtroppo, funzioni soprattutto nel suo rispecchiare i canoni classici delle fiabe: protagonista, antagonista, oggetto magico, scontro, contrapposizione, smarrimento, apparente sconfitta, colpo di scena, lieto fine.

Il tutto, cinematograficamente parlando, lasciando persino aperta la possibilità di un eventuale seguito. O dell'avvio di una serie (siamo su Netflix, no?). Con il secondo Papa che lascia, sopraffatto dalle cose, chiedendo il ritorno del primo, come viene fatto dire ad Andreotti in un articolo con un immaginario dialogo con Cossiga in paradiso (!!!). O, più probabilmente, con le nuove fatiche e i nuovi scontri che l'assetto di coesistenza di due papi (che sono anche due uomini) farà nascere. E siamo all'attualità.

Che poi, nel tempo dell'immagine, la cosa che più mi stupisce di tutta la vicenda (reale) è il fatto che in una istituzione così profondamente simbolica come la Chiesa, si sia deciso di mantenere per entrambi la stessa veste bianca da Papa.

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