Non c'è futuro per noi se non lavoriamo sull'immaginazione



Rilanciamo alcuni nostri appunti tratti dall’intervento del vice presidente delegato del Caf Acli Michele Mariotto all’ultima convention Caf Acli di ottobre. Ci pare contengano spunti utili per il dibattito associativo e per l’individuazione di piste di lavoro per l’organizzazione tutta. 
Il rischio più grave che abbiamo è restare ancorati alle logiche con cui abbiamo pensato negli ultimi anni. Mettere tutte le energie per difendere i compensi ministeriali, pensare il rapporto produttivo all’interno delle attività che lo stato ci affida, non uscire nel mercato per timore di sporcarsi le mani… Se noi rimaniamo ancorati ad un pensiero logico (oggi come conseguenza di ciò che abbiamo fatto ieri) faremo fatica. Abbiamo bisogno di un pensiero capace di immaginazione.
Noi siamo qui da 70 anni, di immaginazione ne abbiamo avuto tanta, le Acli sono, ancora oggi, un laboratorio di immaginazione enorme, dobbiamo toglierci un po’ di quei legami e di patina che ci imprigionano per lasciare uscire l’immaginazione, perchè sappia tradursi in capacità. L’immaginazione è il primo passo. Poi però ci vogliono altri 3 passi fondamentali.
Il primo è uscire dal compito e entrare nel servizio. 
L’abbiamo intuito, ma è ora di costruirci sopra anche momenti di formazione (la formazione è quello che ci aiuta a costruire i percorsi per passare da una enunciazione all’azione).
Anche se l’abbiamo sempre chiamato servizio, il nostro è sempre stato un compito. E le Acli, negli ultimi anni, sono state organizzazioni bravissime a gestire dei compiti. La scuola professionale gestita per conto di…, il patronato che gestisce attività affidate da… il Caf, più di tutti gli altri, ha gestito un compito. Poi ci siamo dati l’interpretazione di come fare il compito. Ma siamo restati dentro il recinto del compito. Adesso il passaggio da fare è entrare nel servizio. Perché le persone hanno dei bisogni e su quelli dobbiamo organizzare la risposta.
Il secondo passo è adeguare gli strumenti, i linguaggi e le competenze.
Dobbiamo fare un lavoro che tiene presenti tutti e chiede la collaborazione di tutti. Perché se, per fare un esempio, facciamo una app ma non la riusciamo a fare decollare nella pratica perché nel 90% di Italia non abbiamo indirizzi mail o numeri di cellulare, vuole dire che non ci siamo sintonizzati sugli strumenti, sui linguaggi e sulle competenze.
Il terzo passo è costruire reti e partnership.
Sulle reti guardo dentro le Acli, sulle partnership fuori. Le Acli hanno sempre avuto capacità di lavorare su prodotti fatti da se stessi, meno capacità di lavorare insieme ad altri. Abbiamo sempre arginato moltissimo che altre reti si avvicinassero alle Acli, per tutelarle. Le imprese o aziende come le nostre che hanno successo sono quelle capaci di creare reti. Da questo punto di vista abbiamo necessità (ed opportunità) di imparare a lavorare con gli altri.
Poi, sempre guardando dal punto di vista del Caf, ci sarebbero alcune azioni facilitanti che io credo ed auspico nelle Acli saremo capaci di attuare.
Una prima azione facilitante: semplificare.
Costruire reti vuol dire creare occasioni per i nostri clienti e per le loro famiglie. Non reti per dire che siamo legati a qualcuno. All’interno del mondo delle Acli di occasioni per le famiglie ce ne sono tantissime: dall’anno di volontariato sociale allo sport, al turismo sociale, alle attività di patronato. Il Caf Acli può far transitare alle famiglie proposte, non gestite dal caf. Oggi i livelli di interlocuzione per farlo sono eccessivi e le difficoltà molte, dobbiamo avere una semplificazione.
Una seconda azione facilitante: decidere a chi ci rivolgiamo. 
Abbiamo, all’interno del sistema delle Acli, 10-15 mondi diversi. Il Patronato si rivolge agli utenti, le Acli ai soci, l’Unione sportiva alle famiglie di chi fa sport, il cta a chi va in viaggio… Questo è molto diseconomico dal punto di vista del pensiero. E tenere disuniti questi mondi è un ostacolo per la costruzione delle reti. Avere target diversi è possibile. Avere idee di target diversi no. E poi… E’ vero o no che quando il Caf fa Caf fa anche Acli? Che quando l’unione sportiva fa sport fa acli? Riuscissimo a darci una risposta positiva a questo sarebbe più facile costruire reti.
Una terza azione facilitante: coordinare le attività dei soggetti che lavorano all’interno del sistema. 
C’è necessità che si individuino soluzioni che consentano di capire “chi fa cosa” nel sistema. La strategia aziendale singola non può essere avulsa da una strategia di sistema. Serve capire, se il Caf ha una funzione e il Patronato un’altra, come le due funzioni non vadano in contrasto. Il rischio è che andiamo in sovrapposizioni, diseconomie o che andiamo a creare competizioni che in questo momento non possiamo permetterci.
Da questo punto di vista credo che un ragionamento su quale sarebbe importante ragionare sarebbe quello della filiera. Oggi noi lavoriamo in parallelo. Mentre la capacità di creare valore aggiunto oggi passa molto dalla capacità di lavorare in filiera propria o in filiere collegate.
L’ultimo elemento facilitante: condividere la sostenibilità. 
Condividere la sostenibilità l’abbiamo sempre praticato. Condividere la sostenibilità è stato: chi ha i soldi paga, chi non ha i soldi non paga. Condividere la sostenibilità realmente significa decidere, in funzione di un progetto complessivo, come si allocano le risposte e come si individuano gli investimenti. Altrimenti finisce che ognuno investe per sé.
Se queste sono azioni facilitanti il fattore di successo sarebbe riuscire a pensare come se fossimo una grande organizzazione. Una organizzazione che sappia coordinare le proprie componenti, che le sappia ricondurre ad una unica mission, che abbia una idea comune di target, con obiettivi condivisi e dichiarati, uno stile univoco, e che sappia programmare assieme la propria sostenibilità.
per una società in cui sia assicurato, secondo democrazia e giustizia, lo sviluppo integrale di ogni persona (art1) 
Le associazioni specifiche, i Servizi e le imprese a finalità sociale ed ogni altro soggetto del sistema associativo) costituiscono una rete di esperienze di solidarietà, di autorganizzazione, di volontariato e di imprenditività sociale nonché di rappresentanza di interessi collettivi, per rispondere ai bisogni culturali, materiali, sociali e di tutela delle persone. (art2)
La mission delle Acli può essere sempre la stessa, ed in questa mission io mi ritrovo, anche quando faccio Caf. Sono i modi per raggiungerla quelli che cambiano.

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