Dietro casa

Non é una sorpresa. Ma prendere consapevolezza che il coordinamento dell'invio di armi in Ucraina è dietro casa, in mezzo al parco, un po' fa impressione.
(Poi io ero rimasta al Coi, a cui nella prima fase kosovara mandavamo le richieste per i passaggi aerei da/per Gjakova, vedo che adesso é diventato Covi, anche se la pandemia non c'entra).



Pace, lavoro, dignità

Con queste parole le Acli in tutta Italia e in diverse nazioni nei luoghi del mondo, dove sono presenti, promuovono, nei prossimi giorni e settimane,  centinaia di incontri ed eventi  per celebrare la Liberazione e il Primo Maggio con un’attenzione particolare alla Pace, perché la memoria e le aspirazioni si coniughino con il tempo che viviamo.

Pace perché si condanni e contrasti l’invasione russa dell’Ucraina ed ogni guerra. Perché si intervenga facendo tornare in campo la politica, una politica alta che usi la forza della legalità e della comunità internazionale per fermare le armi e il riarmo.

Pace, lavoro e dignità, perché pace, giustizia e democrazia si fondano sul lavoro. Su un lavoro che garantisca e promuova un’esistenza libera e dignitosa ovunque e a chiunque, persone, popoli e generazioni. E che, invece, non sia foriero di insicurezza o mera sopravvivenza per la vita di tanti, e di avido arricchimento e pericoloso accentramento di potere  per pochissimi.


Aprile 2022

Tutti i sabati (ore 11.00) – Torino. Le Acli di Torino partecipano tutti sabati al Presidio per la pace in piazza Castello, organizzato dalla rete AGITE contro tutte le guerre.


21 aprile (ore 18.45) – Bergamo.  Spiragli: oltre l’emergenzaIniziativa promossa da “Molte Fedi” e Acli Bergamo.


21 aprile (ore 21.15) – Pontedera (Pisa). La sfida delle comunità energetiche per lo sviluppo integrale” in dialogo con Don Bruno Bignami. L’iniziativa è promossa dal circolo Laudato si’ di Pontedera-Valdera, in collaborazione con le Acli di Pontedera.


22 aprile – Sondrio. Le Acli di Sondrio organizzano un incontro sul tema “La pace in Costituzione”.


22 aprile – (ore 19.00) – BeneventoNilde e le altre. Spettacolo sulle donne e la Resistenza .Presso il Mulino Pacifico le Acli di Benevento partecipano all’evento promosso dall’ANPI Benevento:”.


Dal 22 aprile al 4 giugno – Treviso. Mostra itinerante nei Circoli Acli di Carbonera, Cornuda, Quartier del Piave, Treviso su Barbiana: il silenzio diventa voce”. L’iniziativa è promossa dalle Acli di Treviso.


23 aprile – 30 aprile  Cantù (Como). Le Acli di Como hanno collaborato alla realizzazione della mostra “Il grido della Terra”, esposizione fotografica per conoscere l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.


23-24 aprile – Milano. “Edizione straordinaria Marcia della pace Perugia-Assisi”. Le Acli di Milano organizzano un pullman di 50 persone per partecipare alla marcia straordinaria della pace e della fraternità.


23-24 aprile 2022 – Sondrio. Edizione straordinaria Marcia della pace Perugia-Assisi”. Le Acli di Sondrio organizzano un pullman per partecipare alla marcia straordinaria della pace e della fraternità.


24 aprile 2022 – Venezia. Edizione straordinaria Marcia della pace Perugia-Assisi”. Le Acli di Venezia, insieme alle Acli provinciali di Treviso, organizzano un pullman di 50 persone per partecipare alla marcia.

24 aprile – Le Acli di Como partecipano alla “Edizione straordinaria Marcia della pace Perugia-Assisi”.


24 aprile (ore 21.00)  Torino. Le Acli di Torino partecipano alla Fiaccolata promossa dall’ANPI Torino, quest’anno dedicata al tema della pace.


25 Aprile – Milano. Le Acli di Milano invitano tutti i circoli a ricordare e celebrare la memoria della Resistenza e della Liberazione e ad adottare la figura e il nome di un partigiano cristiano. È stato avviato un percorso di reciproco sostegno con l’ANPC.


25 aprile (ore 6.30)  Dalmine (Bergamo). Giornata a Montesole-Marzabotto, iniziativa promossa da “La Scatola Acli Dalmine”, in collaborazione con ANPI Dalmine.


25 aprile (ore 13.00) – Verona.  “Festa della Liberazione”, pranzo sociale al Circolo Acli Cola aps con momento di riflessione sul tema lavoro.


25 aprile (ore 16.30) – Cascina (Pisa). “Con l’ANPI per un futuro di pace”, iniziativa organizzata dall’ANPI per festeggiare i 77 anni dalla liberazione d’Italia. Le Acli di Cascina sono tra i soggetti promotori


25 aprile (dalle 16.00 alle 20.00) – Pontecchio Polesine (Rovigo). Festa della Liberazione”. Le Acli di Rovigo aderiscono alla manifestazione organizzata dall’Anpi di Rovigo.


25 aprile (ore 9.30) – Benevento. Le Acli della Campania e le Acli di Benevento partecipano con i circoli e le associazioni specifiche alla manifestazione per la Festa di Liberazione promossa da ANPI.


25 aprile (ore 09.30) – Roma. Le Acli di Roma accompagneranno una rappresentanza di donne ucraine rifugiate insieme ai loro bambini per la Deposizione di fiori ai piedi del monumento simbolo della resistenza romana “Siamo Tutti Potenziali Bersagli” a Piazzale Ostiense.


25 aprile (14.30-15.30) – Milano. “Festa della Liberazione”, le Acli di Milano partecipano alla manifestazione nazionale, organizzata dal Comitato permanete antifascista, di cui le Acli fanno parte.


25 aprile – (Como). Le Acli di Como partecipano alla manifestazione ufficiale della “Festa della Liberazione”, organizzata dal comune di Como con l’intervento di Anpi.


25 aprile (ore 10.00) – Cantù (Como). “Liberiamoci. Festa del 25 aprile a Cantù”, le Acli di Como partecipano al corteo promosso dall’Anpi, che prevede la deposizione dei fiori nelle vie dedicate ai caduti antifascisti.


26 aprile – Sondrio. Le Acli di Sondrio organizzano un incontro sul tema “La pace in Costituzione”.


26 aprile (ore 18.00) – Caserta. Le Acli di Caserta promuovono l’incontro “La persona vera ricchezza del lavoro“. L’evento si terrà in modalità online su Google meet.


26 aprile (ore 20.30) – Corduna (Treviso). “Incontro con Enrico Galiano”, un gruppo di adolescenti intervisterà Galiano. L’evento è promosso da Acli Treviso.


26 aprile (ore 21.00) – Piacenza. Le Acli di Piacenza promuovono un incontro su “La pace nel magistero della Chiesa” nell’Aula Magna del Seminario vescovile.


26 aprile (ore 20.30) – Brescia. Le Acli di Brescia, nell’ambito del progetto “Fabula Mundi. Il corso di geopolitica”, propongono un incontro su “La politica estera della Cina e le tensioni con l’Occidente”. 


27 aprile (ore 20.45) – Seriate (Bergamo). Presentazione del libro Resistere nella tormenta. Cattolici e antifascismo” di Mario Pelliccioli, socio di Acli Bergamo e membro della Commissione Cultura dell’ANPI Provinciale di Bergamo.


27 aprile (ore 20.30) – Corte Franca (Brescia). Le Acli di Brescia, nell’ambito del progetto “Fabula Mundi. Il corso di geopoltica 2022”, propongono la proiezione del film di Francesco Furiassi e Francesco Agostini “FOOTBALLIZATION – chi non sa come tornare a casa?”.


27 aprile (ore 18.00) – Brescia. Le Acli di Brescia, nell’ambito degli incontri per parlare di lavoro e giovani, propongono un confronto su “I giovani e il volontariato in Europa”.


28 aprile (ore 18) – Torino. Le Acli di Torino propongono un Web Talk sulla situazione russo-ucraina.


28 aprile (ore 18.00) – Rovigo. “Dal dramma delle morti sul lavoro alla cultura della responsabilità e della cura”, incontro organizzato dalle Acli di Rovigo in collaborazione con la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Adria-Rovigo.


28 aprile (dalle 18.00 alle 19.30) – Milano. Le Acli di Milano propongono un incontro su: “Ucraina dopo le bombe: prospettive economiche e geopolitiche” presso la Fondazione culturale San Fedele.


28 aprile (ore 20.45) – Treviglio (Bergamo). “Emancipazione o alienazione? Uno sguardo al mondo che cambia”, un incontro promosso da Molte Fedi, la rassegna delle Acli di Bergamo.


28 aprile (ore 21.00) – Milano. Le Acli di Como partecipano alla “Veglia dei lavoratori”, presieduta dall’Arcivescovo mons. Mario Delpini. L’iniziativa dal titolo “La vera ricchezza sono le persone. Per una cultura della cura” è promossa dalla diocesi di Milano e dall’Opera San Vincenzo.


29 aprile (ore 20.45) – Chiavenna (Como). “Preghiera per il lavoro 2022”, le Acli di Como e la Pastorale Sociale e del Lavoro Diocesi di Como propongono un momento di preghiera dal titolo “La vera ricchezza sono le persone. Pace, lavoro, dignità”.


30 aprile (ore 9.00) – Montebelluna. “Incontro con Gilberto Pillonetto”, l’ex dirigente scolastico e socio della Fondazione don Milani di Barbiana incontra 200 studenti dell’Istituto Einaudi Scarpa.


30 aprile (ore 9-30) – Primiero (Trento). Le Acli di Primiero Vanoi e Mis promuovono una passeggiata alla Chiesetta di San Silvestro, dove si terrà la celebrazione della santa messa in occasione della festa di San Giuseppe Lavoratore.


30 aprile (ore 10.00) – Sellero (Brescia). Le Acli di Brescia propongono un incontro su “Lavoro e prossimità. Il lavoro come azione collettiva capace di generare comunità e società inclusive attente all’ambiente” presso l’Associazione P.I.R.


30 aprile (ore 15) – Brescia. Le Acli di Brescia propongono un Cammino per la pace attraversando i quartieri di S. Angela Merici, Santa Capitanio e Gerosa, S. Luigi Gonzaga, San Polo storico.


30 aprile (ore 7.30) Bassano del Grappa (Vicenza) – Il circolo cittadino Acli E. Fumagalli di Verona organizza una camminata su Monte Crocetta, un approfondimento sul tema del lavoro e momento conviviale conclusivo.

Maggio 2022

1 maggio – Caserta. Le Acli di Caserta promuovono il concorso “II Mio lavoro” per far raccontare alle persone, attraverso immagini fotografiche, il proprio lavoro.


1 maggio (ore 9.00) – Torino. Festa del Lavoro”, le Acli di Torino partecipano alla manifestazione insieme ai sindacati e alla rete per la pace AGITE del Piemonte.


1 maggio (dalle 9.00 alle 13.00) – Bologna. “Pace, lavoro e dignità”, iniziativa organizzata dalle Acli di Bologna insieme all’Azione Cattolica di Bologna in piazza Maggiore.


1 maggio (9.00) – Martellago (Venezia). “Primo maggio in festa”, iniziativa organizzata dalle Acli di Treviso e Venezia insieme all’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Treviso. Sarà presente il Vescovo di Treviso mons. Michele Tomasi che celebrerà la Santa Messa.


1 maggio (ore 9.00) – Milano. “Festa dei lavoratori 2022. Al lavoro per la pace”, le Acli di Milano partecipano al corteo dei Lavoratori promosso dalla CGIL, dalla CISL e dalla UIL di Milano. 


1 maggio (9.45)  Cadorago (Como). Le Acli di Milano partecipano al convegno “Lavoratori dunque uomini. Il lavoro come liberazione e non come oppressione”, con un intervento dedicato a Luigi Clerici, fondatore delle Acli milanesi.


1 maggio (ore 10.30) – Villa Prelato (Fano). “Celebrazione diocesana del 1° maggio. Festa di San Giuseppe Lavoratore”, le Acli di Pesaro-Urbino partecipano alla santa messa presieduta da Mons. Ugo Ughi e alla presentazione del messaggio della CEI per il 1° maggio 2022.


1 maggio (ore 10.30) – Aspio Terme Camerano (Ancona). “Primo maggio con le Acli nel tempo del Covid-19 e della guerra in Ucraina”, durante l’iniziativa, organizzata dalle Acli delle Marche, si svolgerà la cerimonia per la 23esima edizione del premio “Bruno Regini – cultura della solidarietà”.


1 maggio (ore 11.30) – Buti (Pisa). “Primo maggio con le Acli”, Santa Messa e benedizione delle tessere presso la Pieve di San Giovanni Battista. L’iniziativa è organizzata dalle Acli provinciali Pisa.


1 maggio (ore 12.00) – Stezzano (Bergamo). “Pranzo soldale”, le Acli di Stezzano propongono il pranzo solidale d’asporto, il cui ricavato finanzierà le Borse lavoro per aiutare i cittadini in difficoltà economiche.


1 maggio (ore 16.00) – Riva Acciaio di Malegno (Brescia)Celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada. Le Acli di Brescia propongono questo momento di preghiera insieme alla Diocesi.


1 maggio (18.30) Vittorio Veneto (Treviso). Nella chiesa di Sant’Andrea di Serravalle di terrà la Celebrazione eucaristica animata dalle Acli di Treviso che sarà presieduta dal vescovo mons. Corrado Pizziolo.


1 maggio Verona (9.00) – Il circolo Acli “Il lato positivo” di Verona, presso la casa Novarini San Giovanni Lupatoto, propone attività per le famiglie con animazione per bambini e ragazzi attraverso dei laboratori artistici.


1 maggio (ore 9.00) – Lugo fraz. Grezzana (Verona). Il Circolo Acli “Il Corso aps” di Verona propone un momento di riflessione su tema lavoro e un’animazione musicale con Acli Arte e Spettacolo.


1° maggio (or 18.30) – Vicenza. Preghiera su: La vera ricchezza è la persona. Le Acli di Vicenza partecipano a questa iniziativa promossa dalla diocesi che si terrà presso il salone del centro giovanile parrocchia di San Giuseppe.


1 maggio (ore 8.00) – Colle Santa Lucia (Belluno). Festa di primavera. Il Circolo Acli don Piero Carpenedo di Vicenza e il Gruppo Alpini di Breganze propongono una passeggiata e un pranzo con cucina tipica alpina.


2 maggio (ore 18) – Bologna. Percorso formativo di ricerca e cambio lavoro, le Acli di Bologna propongono sulla loro pagina Facebook una diretta per raccontare i risultati raggiunti.


5 maggio (ore 21.15) – Cascina (Pisa). Il Circolo Acli “Il Punto” di Cascina propone: Sotto lo stesso welfare. Politiche e pratiche sociali per governare il cambiamento


7-8 maggio (ore 15.00 e ore 10.30) – Radicondoli (Siena). Il circolo Acli di Radicondoli celebra il decimo anniversario della sua intitolazione a Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e grande costruttore di pace e dialogo.


10 maggio (ore 20.30) – Brescia. Le Acli di Brescia nell’ambito di “Fabula Mundi. Il corso di geopolitica 2022” propongono un incontro su “Afghanistan, tra guerre, invasioni e fallimentiConoscere il passato per comprenderne il futuro”.


13 maggio (ore 20.30) – Pieve di Soligo (Treviso). I giovani del Liceo Casagrande e delle Acli di Treviso intervistano il prof. Daniele Novara sul tema “La pace e la mediazione di ogni forma di conflitto”.


17 maggio (ore 20.30) – Brescia. Le Acli di Brescia nell’ambito di “Fabula Mundi. Il corso di geopolitica 2022” propongono un incontro su “I cambiamenti climaticiTransazione ecologica e conseguenze geopolitiche”.


26 maggio (10.30) – Roma. Incontro conclusivo il Cantiere Generiamo Lavoro. L’iniziativa è promossa dalle Acli di Roma in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Roma e con altre associazioni


5 giugno – Odeno a Belprato-Pertica Alta (Brescia). Le Acli di Brescia propongono l’iniziativa “Sulle vette dell’educazione. Una giornata sulle orme di Emi Rinaldini”, una giornata di cammino con due docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sul sentiero della resistenza.


(lista iniziative in aggiornamento) 

Il ribelle

Resistenza non è solo resistere. Non è solo combattere.
E nemmeno solo sconfiggere i fascisti e cacciare i tedeschi.
Anche, ma non solo. Si tratta di dare un nuovo assetto al Paese.
Non c’è un piano già stabilito e condiviso. C’è chi ama combattere. Chi non ha idee. Chi vuole la monarchia, chi vuole la repubblica. Chi pensa ad un’Italia schierata con l’Occidente e chi nell’orbita Sovietica.
Il vero mistero (mirabile!) della Resistenza è come siamo riusciti ad uscire da quella fase e a ricostruire un Paese.
Senza la guerra il fascismo sarebbe durato 50 anni. Senza la Resistenza non ci sarebbe stata la Costituzione.
#buon25aprile con alcuni appunti di un incontro e di una lettura di qualche anno fa che mi é tornato in mente.

Perché le marce della pace? Un accomunamento dal basso


Perché le marce della pace? Non basterebbe un convegno, uno scambio di idee, un comizio, un giornale?
Le marce aggiungono altro: sono un accomunamento dal basso e nel modo più elementare, che perciò unisce tutti, nessuno escludendo; sono un’estrinsecazione fisica, disciplinando il corpo ad un’idea che si serve pensando a tutti, non sono di combattimento ma di apertura, e non sono di contrizione o di evasione, perché intravvedono la terra e il passaggio associarsi ad una salvezza universale immanente”
(Aldo Capitini, "inventore" della Perugia Assisi, 61 anni fa)
Tradotto, oggi:
Marcia per la pace é fare fatica. Camminare per km, dopo essersi alzati presto o aver fatto notti in pullman o treno. Fatica fisica, che ricorda che "la pace" non é qualcosa che arriva (solo) dal cielo o che basta decidere e scatta.
Marcia per la pace è camminare assieme con tanti altri in un posto aperto a tutti. Non c'è una verifica all'ingresso. Non c'è nemmeno un vero singolo organizzatore. C'è una strada libera ed aperta in cui chi vuole cammina. Sulla strada ci sono idee ed atteggiamenti e modi diversi di viverla, che trovano il modo di convivere.
Quest'anno, più di altre volte, mi sembra di aver visto più persone singole o gruppi, meno organizzazioni. Meno bandiere identitarie, più famiglie e gente informale. Meno leggerezza ed allegria. Più consapevolezza e bisogno di fare qualcosa.
Siamo in una guerra in corso. Dalla marcia sono uscite meno ricette già definite, più richiesta di ascoltare il desiderio di pace.
O almeno, questo é ciò che é sembrato a me.
Poi, come sempre, ognuno vive il suo pezzo, con la sua storia ed i suoi occhi.
Io sono contenta di esserci stata.
E quando ci si incontra, camminando, senza averlo previsto. É gran bello.

L'Apocalisse nel deserto: l'eucarestia, il silenzio, il non potere - Giorgio Marcello Pio Parisi


La riflessione di Parisi incomincia, in una prima parte, da una rilettura del tema e del libro dell’Apocalisse inteso come un’interpretazione evangelica della storia. La decifrazione dello svelamento evangelico del senso degli eventi viene applicata al deserto, che nel contesto ha un valore simbolico, ma è collegato direttamente all’operazione di guerra Desert storm al “deserto dell’Arabia, del Kuwait e dell’Iraq”.

Si tratta di un incontro con il deserto in maniera tale che “questo severo incontro […] ci purifichi, ci converta e ci renda più seri, e soprattutto meno violenti nel pensare, nel parlare e nell’agire. Lasciamo che le tremende vicende del Medio Oriente [potremmo dire oggi: dell’est Europa] entrino nella nostra vita, non per uno sterile sconvolgimento psicologico, ma per stimolare un radicale cambiamento di mentalità”.

Si tratta di un deserto dei cuori, delle Chiese e delle convivenze umane: “il deserto dei cuori e delle città staccate da Dio è l’aridità e, nell’aridità, la tempesta che si scatena nella forma di tutte le passioni, dalla paura all’aggressività, e di tutti gli schieramenti, dalle idee alle armi, dalle pietre alle tecnologie avanzate”.

L’apocalisse nel deserto è, dunque, una proposta di conversione, un progetto e un intervento. Infatti “mentre si tentano tutte le strade per intervenire in una crisi sfociata disastrosamente nella guerra, siamo convinti che l’intervento più urgente, più concreto, più radicale e decisivo sia quello dell’Apocalisse nel deserto che – dovrebbe essere ormai chiaro – significa tutt’altro di quello che ordinariamente oggi si intende con queste parole. La conversione è la cosa più urgente […] è l’intervento più concreto, perché è quello che ci mette in comunione con Dio, da cui viene la forza che vince il male. La conversione è l’intervento più radicale e decisivo […]”.

In una seconda parte, Parisi affronta in maniera originale l’apocalisse nel deserto attraverso una lettura della celebrazione dell’eucaristia – intesa come vicinanza alle inesauribili ricchezze della misericordia di Dio rivelataci in Gesù Cristo – in relazione alla guerra. “Siamo oggi chiamati ad un’esperienza radicalmente nuova di vita interiore, di luce, di coinvolgimento, di amore per tutti gli uomini e di abbandono fiducioso in Dio”.

Tale ingresso, con una chiave eucaristica, nelle trame violente nella storia “non [è] quindi in cerca di evasione e di consolazione spiritualistica, ma per entrare nella realtà, vivere la vera concretezza che viene dallo Spirito e per impegnarci nella storia nel modo più efficace, cerchiamo di scoprire il rapporto che c’è fra la messa e la guerra”.

Una decifrazione, tramite l’amore giunto sino alla fine, dell’odio, del peccato, delle violenze inaudite delle guerre. Tale operazione implica “prendere coscienza del modo immaturo con cui viviamo l’attenzione alla guerra e la partecipazione alla Messa” senza un reale “riferimento al rapporto fra il mistero pasquale e quel che accade nel mondo”.

È in tale contesto che l’autore afferma che “abbiamo un grandissimo bisogno di silenzio. Il nostro spirito è come svuotato, espropriato, tartassato e mortificato dai troppi discorsi che sentiamo, specialmente quelli che uniscono le immagini alle parole. Il gran discorrere che si fa intorno a noi spinge spesso a far discorsi che non nascono dal profondo della nostra coscienza ma dalla necessità di non essere da meno […]. Il bisogno del silenzio è molto forte anche nei confronti delle voci interiori che non di rado sono frastuono: pensieri e sentimenti che si impiantano in noi […] rendendoci permanentemente inquieti. Cerchiamo il silenzio per noi, rispettiamo il bisogno di silenzio per gli altri: occorre tacere per ascoltare”.

La stessa fede con cui si celebra l’eucaristia e ci si rende presenti come cristiani nel mondo è essenzialmente un esercizio di ascolto, “la scelta più decisiva in ordine alla messa e all’attenzione alla guerra pensiamo sia l’apertura al mistero”.

Infatti, “mentre sembra che tutta l’umanità si sta convincendo che l’unico intervento efficace per determinare il cammino della storia sia quello delle armi che uccidono i corpi e costringono gli spiriti, la fede nel mistero pasquale ci farà scoprire che l’intervento più efficace e decisivo, in tutte le situazioni, è quello di ricercare la propria e altrui conversione. […] Ciò che seduce gli uomini non solo è il potere delle armi ma qualunque altra forma di potere: politico, economico, culturale, religioso. E con il potere la forza. Il mistero pasquale che celebriamo nella Messa ci svela la salvezza che viene dal non potere […]. La potenza del non potere, la forza della debolezza, sono rivelazioni che si radicano profondamente nel mistero pasquale”.

In un’ultima parte il testo di Parisi fornisce alcuni impulsi non banali sul senso del convertirsi al vangelo in tempi di guerra nella famiglia, nel lavoro, nel riposo, nella città. Per concludere la nostra breve introduzione, crediamo che la riflessione di Parisi – insieme ad analoghe e non-superate riflessioni – possa aiutare nell’urgenza odierna di un discernimento e di un posizionamento non troppo distante dal vangelo rispetto al tempo e ai drammatici – e potenzialmente dilaganti – conflitti in corso.

Articolo di Giorgio Marcello su un testo non pubblicato di Pio Parisi nel 2001. 

Link al testo completo originale qui

Buon San Giorgio


In squadriglia, su 7, hanno fatto il conto che solo due (tra covid e nuove entrate) avevano già vissuto un vero San Giorgio.
Sarà per questo, sarà perché con il passaggio diretto da covid a guerra è mancato quel tirare il fiato rilassante che serviva, sarà che a scuola di gite ancora non se ne vedono ancora all'orizzonte...
...ma oggi i ragazzi erano carichissimi!!!


L'Ucraina nella Confederazione Europea?


 Mi pare buono che:
- si torni a ragionare su un piano politico
- si lavori in prospettiva di rafforzamento europeo
Credo sia una proposta utile da approfondire.

Buon compleanno, Roma!


 

Noi umani, se vogliamo entrare in relazione con l'altro con cui stiamo parlando, facciamo così...


A seconda dei luoghi e degli interlocutori si scelgono toni, posture e linguaggi. Noi umani, se vogliamo entrare in relazione con l'altro con cui stiamo parlando, facciamo così.
Ciò che é appropriato, efficace e magari anche "pacificatore" in un contesto, può diventare inappropriato, non comprensibile, portatore di fratture, se messo fuori contesto.
La nostra comunicazione oggi è il contrario di questo. Tutto ciò che é detto in un contesto singolo specifico, viene fotografato, ripreso o riportato in una piazza generale in cui ognuno lo legge ed ascolta con attenzioni e sensibilità diverse e da situazioni di vita diverse.
Ed oggi questo è allargato ancora di più perché ci sono le traduzioni istantanee dei social (ed il loro livello di approssimazione) e quindi tutto si allarga non solo nel proprio contesto ma a livello letteralmente planetario.
Se vogliamo costruire la pace credo che dovremo riflettere su queste modalità e prestare molta attenzione ad aspetti che oggi consideriamo poco importanti o non correlate.

Andare a Leopoli: Altrove... (5 di 5)


Altrove

 

I primi profughi li ho incontrati in un campo in Slovenia, ed erano bosniaci per lo più musulmani, con qualche cristiano. Erano sfollati, senza quasi niente. Ma avevano uno spazio, piccolo e provvisorio, in cui ci potevano invitare a sederci sui loro materassi per bere caffè e a scambiare due chiacchiere in quel grammelot di lingue in cui conta soprattutto l'intenzione. Poi alcuni di loro li ho visti venire in Italia, partecipare a scambi, vivere esperienze, alcuni sistemarsi, sposarsi, rifarsi una vita. 

 

Dopo ci sono stati i kosovari nei campi del nord Albania. E' stato un esilio durato poco. C'erano anche gli uomini e sono stati loro a decidere quando e come tornare. Noi li abbiamo seguiti, aiutandoli ad organizzare camion e pullman. Quando l'UNHCR diceva che non era ancora il momento. Ma loro sapevano che il tempo era giusto, se volevano rifare tutto entro la neve. Eravamo in macchina assieme, quando abbiamo attraversato la linea di confine rientrando. Ed è stato un urlo, liberatorio "Freedom!!!". In inglese e connettendo l'idea di casa a quella di libertà.  Ho visto la ricostruzione e le mille contraddizioni di un Paese inondando dalla presenza straniera. E mille volte ed in mille modi sono stati loro, gli ex profughi rientrati, a prendersi cura di me con attenzioni che io non so avere per nessuno. 

 

Poi i ragazzi in comunità. Scappati da terre oltre mare, più a sud. Con viaggi lunghi, alle spalle e sulla pelle. Senza nemmeno la compagnia di una fuga di massa. Senza l'emotività collettiva a favore. Pagando per passaggi scomodi da trafficanti violenti o indifferenti. Giovani, oltre misura, per affrontare tutto questo. L'accoglienza, dopo, per loro è stata spesso una cosa che somigliava ad una ingiustizia. Le regole, la comunità, gli adulti.  Difficile educare qualcuno senza costruire un rapporto affettivo reale. La ragnatela burocratica troppo spesso ha preso il sopravvento. E loro a scappare, di tanto in tanto, o a guizzare fuori al compleanno della maggiore età. Più liberi che soli. Più soli che liberi. Paradossalmente. Contemporaneamente. 

 

In questo viaggio è capitato di vivere un altro momento. Quello in cui, dopo essere uscito dal Paese, mosso dall'urgenza e dal pericolo, prendi un mezzo per andare altrove. Altrove è lontano da casa. Vuol dire che sai che, almeno per un po' ma forse per sempre, non tornerai. E che non sai nemmeno se, quando tutto finirà, la tua casa sarà ancora nel tuo paese, o se sarà collocata in terra nemica. Altrove, non conta dove o con chi. Conta il fatto che stai facendo una scommessa sulla vita, che stai trovando l'energia per ricominciare tutto da capo. Lo fai per te stesso? Per i figli? Per la vita? Non c'è una organizzazione dei flussi. C'è un caos totale e modalità formali e informali che si intersecano pericolosamente. In mezzo a tutto questo, ci sono persone che scelgono con coraggio di non arrendersi e di salvarsi. 

 

I profughi sono la parte più straziante della guerra, per me. 

Ma forse sono anche la parte più comprensibile. Il filo da seguire, per essere il qualcuno per qualcuno sono le persone e loro lo rendono più evidente. 

A loro e a chi resta auguro che la vita continui. L’ho visto, può accadere. 

A noi di essere all’ altezza nell’accogliere. 

 

Zagajewski, poeta polacco è nato a Lviv, quando Lviv era Polonia. 

 

Andare a Leopoli.

Da che stazione per Leopoli, 

se non in sogno all’alba, 

quando la rugiada luccica su una valigia.

quando i treni espressi e rapidi nascono.

Partire in fretta per Leopoli, di notte o di giorno, in settembre o a marzo. 

 

E c'era troppa Leopoli,

non ci stava nei recipienti

faceva scoppiare i bicchieri, 

straripava da stagni e laghi,

fumava da ogni camino,

si mutava in fuoco, in temporale,

rideva col fulmine, diventava docile,

tornava a casa, leggeva il Nuovo Testamento,

dormiva sul divano accanto al tappeto dei Carpazi,

c'era troppa Leopoli e ora non ce n'è più,

e la cattedrale tremava, la gente le diceva addio

senza fazzoletti, niente lacrime, 

la bocca così secca, 

non ti vedrò mai più, 

così tanta morte ci attende

perchè ogni città deve diventare Gerusalemme e ogni uomo un ebreo,

e ora, in fretta, soltanto fare le valigie, sempre, ogni giorno

e andare senza fiato, andare a Leopoli,

dopotutto esiste,

calma e pura come una pesca. 

È ovunque. 

 

Chissà, tra 20, 30 o 50 anni, Leopoli e tutto il nostro mondo dove sarà e come sarà. 

Intanto, Leopoli è ovunque. Ed ovunque c’è la possibilità di essere qualcuno per qualcuno.

 

Appunti di viaggio. Pensieri provvisori. 

 

 

 

 

Andare a Leopoli: i comunisti mangiano i bambini (4 di 5)


I comunisti mangiano i bambini

 

C'è una parola, in Ucraino, che indica la carestia che si abbattè sul territorio ucraino dal 32 al 33. Non una carestia come evento naturale. Una carestia intesa come "sterminio per fame", gesto volontario da parte di Stalin verso gli ucraini. Holodomor. C'entra la collettivizzazione di massa delle fattorie ed il fatto che Mosca interpretò la resistenza dei contadini ucraini a questa collettivizzazione come atto gravissimo di ribellione e reagì con leggi
che punivano con la fucilazione chi veniva trovato a nascondere qualcosa da mangiare. Dei 5 milioni di morti in tutta l'URSS, circa 4 milioni furono ucraini. Ci raccontano. La disperazione era talmente tanta che si registrarono casi di rapimenti di bambini, che venivano poi uccisi spacciando la carne per animale. C'è chi ritiene che sia da qui che nasce il modo di dire usato anche da noi, che i comunisti mangiano i bambini. 

 

Non ho approfondito. Mi annoto che, se qualche episodio di cannibalismo ci fu, fu da parte di contadini che morivano di fame, ed è curioso che questo diventi caratteristico di una appartenenza ideologica. Ma in guerra è sempre così. C’è bisogno di disumanizzare il nemico. E non è difficile, perché in guerra ci si disumanizza realmente. Bucha, Krushe Madhe, Srebrenica, Auschwitz, Hiroshima… non sono eccezioni tragiche alla storia della guerra. Sono la guerra. Continuiamo, nonostante tutto, ad averne un’idea romantica. Ma la guerra tira fuori il peggio da ciascuno. 

 

Ma, tornando all’Ucraina, se ragazze colte e donne giovani oggi a Lviv presentano la loro città attraverso queste storie, forse vuol dire che per loro questo ha qualcosa a che vedere con ciò che avviene adesso. Per loro Putin è il seguito di Stalin. Dal loro punto di vista, la Russia ha sempre voluto annientarli. Arrivando fino alla barbarie più piena per farlo. Al di là di ogni fondamento più o meno storico dei fatti, il vissuto delle persone conta, per comprendere frammenti di presente. 

 

La rivoluzione della dignità 

 

Siamo orgogliosi di avere un memoriale come questo. Di averlo anche qui a Lviv. Di averlo in forma moderna. In un luogo da cui si vede tutta la città”. Ci hanno detto portandoci, come prima cosa, al Mausoleo dei morti di piazza Maidan. I 100 e passa morti di quella piazza non sono vittime, ma eroi. E ad ogni anniversario si portano figure che richiamano l'idea di angeli bianchi e lampade, in loro onore. 

Piazza Maidan è il 2014. Le manifestazioni che portarono a rovesciare un potere considerato corrotto. L'impressione che si ha, dai racconti, è che, almeno per quello che si percepisce da Lviv, quello fu vissuto come il momento decisivo. Fu allora che gli Ucraini scelsero la loro appartenenza, in un bivio tra Russia ed Europa. Tra un'appartenenza già vissuta come faticosa e oppressiva ed un'altra vista come un futuro di libertà e modernità. "E' un telefono sovietico" dice la ragazza ridendo  per indicare il modello molto arretrato della sua vicina. 

 

E' drammatico pensare come, allora, nel 2014, noi, l'Europa, seguimmo davvero poco e distrattamente ciò che stava accadendo. Mentre spiega perchè l'appartenenza Europea è presente in tutti i discorsi e perchè a Lviv ogni istituzione locale espone la bandiera europea sul pennone, ufficialmente, vicino a quella Ucraina e a quella della municipalità. Come nei Balcani anni fa', l'Europa appare essere un desiderio forte più per chi la vede da fuori che per chi la vive da dentro. E una volta di più mi domando qual è l'orizzonte che vogliamo dare a questa nostra idea di Europa, che avrebbe bisogno di uscire dell’adolescenza e riscoprirsi adulta. 

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