- cosa determina le caratteristiche che le donne non hanno? Sono innate, genetiche, biologiche o sono caratteristiche socialmente, storicamente, culturalmente date?
- quelle caratteristiche di cui, eventualmente, le donne sarebbero carenti, sono quelle necessarie per svolgere bene il ruolo che in certi ambiti sarebbe utile svolgere o sono necessarie per sgomitare ed ottenerlo o per difenderlo con i denti da chi lo attacca?
- accettare di essere "la donna in mezzo agli uomini" cioè sentirsi magari sempre un po' diversa e fuori posto, ma trovando i modi per farsi accettare. O con la seduzione. O con forme di cura e "badantato" altrui. O simulando di farsi "prendere in carico" dall'uomo che ti spiega come devi fare... In ogni caso non dando troppo fastidio ai manovratori, stando sempre all'interno del recinto dato e mandando giù con grande eleganza vari rospi.
- porsi come "la donna rivendicativa in mezzo agli uomini". Portando su ogni aspetto ed argomento il tema della differenza di genere...
- uniformarsi agli uomini, assumendone tutte le caratteristiche. Diventando in tutto come un uomo.
- provare semplicemente a portare il proprio modo di essere e di fare personale e professionale, le proprie conoscenze e le proprie competenze.
A leggere così sembra molto semplice scegliere, no? Ovviamente le prime 3 sono negative, ovviamente l'ultima è quella giusta. Invece, dal punto di vista dell'equilibrio pre-esistente, la prima e la terza modalità in fondo sono funzionali. La terza è una rottura di scatole, ma limitata. E' l'ultima è il vero problema!
Provare ad essere se stessi è ciò che nei fatti incontrerà maggiori resistenze e aprirà maggiori conflitti. Perchè (anche senza volerlo) metterà in discussione il contesto. Non starà nelle cornici implicite (e spesso inconsapevoli) già date. Non lascerà passare inosservate (a persone che spesso sono realmente in buonissima fede) discriminazioni e imparzialità, indipendentemente da che queste siano connesse con il tema di genere o meno.
E' qui che, secondo me, entra in gioco il tema della "sicurezza di sé" e della "spavalderia".
Una donna in un contesto maschile, come un mancino in un contesto di destrimani, come un italiano in un contesto di inglesi, come un tennista in un campo da basket...non trova il mondo a sua misura, non può ricorrere ad automatismi, deve osservare, esplorare, inventare, sperimentare, deve costruire le modalità per... Questo la rende meno sicura di sé e spavalda, specie nelle fasi iniziali? Può essere.
Una donna in un contesto maschile si trova mille volte al giorno a subire piccole umiliazioni, non riconoscimenti, soprusi. Robe tipo il signore molto distinto che "si appoggia" sull'autobus pieno. Che se ti giri e dici "Che fa!?" Lui ti fa la faccia innocente e dice "Non capisco, cosa intende? Ma le pare? E' stata la frenata del pullman!". Non c'entra il tema dell'abuso. C'entra il tema del sopruso negato. Ogni donna che in adolescenza ha vissuto in una città con i mezzi affollati sa riconoscere queste situazioni e ha trovato il suo modo di districarsi. Ma se lo applichi a contesti di ruolo, come se ne esce? Questioni come la sedia della Von Der Leyer senza le telecamere e con quasi tutti solo uomini attorno come sarebbe andata? Se lei, in una riunione successiva con il collega, avesse posto il tema, qualcuno non avrebbe detto che era insicura e che dava importanza a cose banali? Se non l'avesse posto, qualcuno non avrebbe detto che era insicura e si faceva mettere i piedi in testa? E' una strada senza uscita. O almeno così appare.
Una donna in un contesto prevalentemente maschile si trova mille volte al giorno di fronte a persone che (chi in buona fede e chi no) non riescono a capire perchè lei dica ciò che dice... Tu vedi il cielo azzurro, ma tutti ti dicono che è verde. E allora tu, certe volte effettivamente dubiti, ma... non sarò io che non ci vedo? Questo influisce sulla sicurezza di sé? Beh, può essere. Però in genere poi ti attrezzi anche e ti rafforzi, perchè sai che va così.
Una donna in un contesto prevalentemente maschile tende a farsi domande su di sè. Anche perchè questo è il suo modo di affrontare le cose. In un confronto con altri, pensa che sia giusto ascoltare, verificare: Può essere che in ciò che dice lui ci sia qualcosa di utile? Come la vedrei a parti inverse? Questo è visto come essere insicure. Ma non credo lo sia. Non potrebbe essere invece il contesto ad avere un deficit di capacità di ascolto, di messa in discussione, di analisi ed introspezione?
Una donna in un contesto maschile spesso vuole prioritariamente che il pensiero collettivo progredisca, che un processo si attivi, che le cose accadano. Tante volte per questo accetta mediazioni, valorizza ciò che di buono c'è nel pensiero dell'altro, ci lavora sopra, porta contributi anche senza che questo sia riconosciuto. Questo non funziona moltissimo per affermarsi. Sicuramente. Ma possiamo dire che questa sia una insicurezza della donna? Non potrebbe essere più funzionale per tutti un contesto in cui ci si ascolta di più e si co-costruisce di più?
Una donna in un contesto maschile a volte tiene il punto. Perchè le pare giusto. Perchè non facendolo le sembrerebbe di tradire il proprio percorso e quello di chi si è fidato di lei. Farlo, spesso del tutto da sola, le fa fare tanta fatica. Nemmeno questo funziona moltissimo per affermarsi. Non viene certo vista come sicura, ma come polemica, sgraziata, acida.
Ma sembra un po' un gatto che si morde la coda. Tranne fare l'uomo o accettare di essere "di contorno" tutto sembra non funzionare. Forse è persino inevitabile, l'entrata del nuovo in certi contesti fa sentire in pericolo, esce l'istinto di difesa del proprio ruolo, potere, territorio. E' persino naturale.
Però, incredibilmente, a volte funziona. A volte ci sono donne che riescono a restare se stesse in certi contesti. E riescono a starci a lungo. Sarebbe da studiare cosa ha funzionato, come, perchè...
- accettiamo tutti, almeno come idea, che l'universo costruito su un modello di governo che definiamo maschile (rigido, apparentemente forte, centralizzato, dirigistico e tecnico) non sia l'ideale? E che non lo è nemmeno includendo donne cui è affidato il compito di essere "femminili" (creative e relazionali) in uno spazio limitato mentre il contesto complessivamente resta come era?
- L'arrivo di donne in contesti maschili non è il punto massimo di concessione (così poi finalmente non rompete più!), ma può essere l'inizio di un processo di trasformazione di cui c'è estremo bisogno. Verso modalità di governo e di esercizio dell'autorità che siano più in grado di stare nella complessità e nella contemporaneità. Verso modalità più partecipate, più inclusive, più circolari, più dinamiche, più policentriche, più sistemiche, più sostenibili...