Quale è la mia parte dentro la città?



Era stato il redattore del nostro giornale che aveva detto che Trento era la bella addormentata che aspettava il vero amore. Avevo cercato di capire chi era il vero amore. Da “partecipista” che sono avevo immaginato che il vero amore è quello che deve passare tra politici, funzionari e cittadini. Non il personaggio che risveglia la bella addormentata, ma il metterci tutti insieme. 


Ogni tanto ci viene la nostalgia dei grandi personaggi: Chiara Lubich, De Gasperi, i sindaci… io penso che oggi in una situazione così complessa e con i personalismi che ci sono in giro è meglio che le grandi personalità le lasciamo stare. La situazione è così complessa. Addormentamento e distanza hanno bisogno di un lavoro complesso, di una rete. 


Vorrei ringraziarvi perché essere invitata a questa vostra chiamata all’impegno per Pisa, dalla mia città, per me è stato una grande occasione per riprendere il ragionamento in tutte le nostre città. Siamo tutti in difficoltà, ma ho l’impressione che la fase costituente che viviamo non la possiamo delegare a nessuno. Dobbiamo svolgercela nella società. So che sapete bene che la partecipazione non è la piazza piena, non è il sondaggio. E’ darsi domande precise, luoghi precisi, temi precisi. In questo lavoro del principe che deve svegliare la bella addormentata sono stata colpita da 3 parole che avete usato:

 

animare. So che anche voi avete sperimentato un governo nuovo. Noi in trentino siamo stati conquistato dalla Lega. Voi non avete immaginato di rinconquistare la città, ma di animare. Come una rete che avvolge, dare un anima, scoprire l’anima nascosta. La città non è il risultato funzionale del calzolaio che si mette assieme al contadino. Non è scambio di abilità. Non è caotico mettersi assieme di destini. Questo è la città da rianimare. La Pira diceva sono corpi viventi che ci accomunano in un destino comune. Fatto di storie, di ferite e risorse che si dvono incontrare. Ci vuole il coraggio di chi abbia uno sguardo nuovo.

 

Città ideale: La Pira diceva che senza una Gerusalemme in testa non si può governare. Altrimenti governar è asfaltare. Senza una Gerusalemme in testa, senza una città ideale ti affondi nella quotidianità e perdi di vista l’idea, l’utopia. Ci vuole un orizzonte ampio, punti cardinali. Sia che la governiamo da cittadini, da pubblici amministratori…

 

Gente comune: qui bisogna che ci tiriamo tutti su le maniche. Con la complessità che ci ritroviamo non basta il personaggio, per il resto abbiamo visto la pericolosità dei personaggi. Ci vogliono angoli diversi, prese di posizione diversa, intelligenza composta da tanti che insieme, dialogando, ognuno è un pezzo di soluzione ed ha un pezzo di soluzione. 

 

Vorrei raccontarvi due piccole esperienze. 

 

In bassa valsugana, che è parte povera della provincia, ci hanno chiamato come Scuola, (faccio parte di una associazione che fa formazione alla cittadinanza attiva) c’era il tavolo delle politiche giovanili. Cercava di immaginare le politiche giovanili e dall’altra parte c’erano i giovani. Hanno chiamato noi e chiesto di aiutarli. Era già importante che l’istituzione prendesse coscienza di essere in crisi e chiedesse aiuto. 


Abbiamo battuto tutto il territorio associazione per associazione. Parrocchie, associazioni sportive... Andando a cercare i giovani dove sono. Andando a cercare la gente dove è. Non aspettando allo sportello. Abbiamo trovato un sacco di gente che aveva voglia di impegnarsi. I giovani, andati a cercare al loro posto, dalle seconde generazioni ai giovani che fanno sport. Abbiamo per sei mesi girato il territorio, passato tempo insieme a loro, anche nel lockdown ognuno con le sue tende personali. Una operazione di outreach. Uno dei primi punti è andare a cercare i giovani dove si trovano. Molti hanno scoperto in quella situazione in quali sono le istituzioni. Molti non sapevano che c’erano le politiche giovanili. Abbiamo concluso, dopo 6 mesi di lavoro, con una consulta che è estremamente rappresentativa, perché è stata fatta attraverso questo arare la città.

 

Noi abbiamo goduto di questa legge, fatta dal governo precedente a questo, dell’educazione civica. Le scuole non sono pronte. Non sanno come farla. Noi come associazioni varie andiamo nelle scuole e ci offriamo per fare educazione civica. I professori sono contenti. Noi non insegniamo una cosa teorica: portiamo conoscenza delle istituzioni, esperienze, portiamo i ragazzi fuori a conoscere il quartiere, cerchiamo di fare vedere risorse e ferite del loro territorio, diamo un senso all'idea di educazione civica. 

 

Seconda esperienza: nel fare questo abbiamo trovato una domanda. Abbiamo trovato amministratori che non sono in grado di amministrare. Che hanno bisogno di formazione. La questione della formazione è una delle nostre sfide. Nei mille aspetti. Ne prendo uno. Cosa vuol dire formare alla città? Cosa vuol dire per associazioni diversissime tra loro formare alla città? Accanto alla ragione specifica e legittima di ogni associazione: fare sport, lettura libri, pro loco… occorre che ciascuno aggiunga altro. Occorre che ciascuno (singolo, famiglia, impresa, parrocchia, scuola, negozio, il condominio…) si chieda: appartengo a questa città, cosa possono fare per lei? Questa è la formazione che posso dare e che posso richiedere. Questa è la formazione alla città. 

 

La città è fatta da tutti questi mille rapporti, queste mille domande. Il cittadino attento e critico non è un vestito da mettere. E' qualcosa che parte da dove siamo. Io sono una nonna. In quanto nonna ho una funzione dentro la città. Il mosaico della città viva, della città sveglia, è fatta da tutti i cittadini che, là dove sono, prendono in mano il loro filo democratico di cittadino e tessono. Formazione è il processo (da fare assieme) per capire quale è la mia parte dentro la città. 


Questa è la grande differenza tra il branco e la società umana. Il branco ha capito che per cacciare serve stare assieme. La società umana è quella che passa dal “con” al “per”. Vi ricordate? Una sociologa alla domanda su quale è il punto di passaggio dal branco alla società umana ha detto: è un femore rotto. Gli antropologi dicono che è lì che è nata la società umana. Nel branco non c’è il tempo perchè un femore si rinsaldi. Invece ad un certo punto c'è il tempo perchè la frattura di un femore riesca a riaggiustarsi. Perché è successo? La differenza tra branco e società umana, con tutte le tentazioni della società umana di tornare al branco, è fatta da quel per.

 

Ci vuole una cultura nuova ed uno sguardo nuovo. La povertà dentro la città non è solo la povertà delle persone. C’è una povertà delle istituzioni. Noi cittadini singoli e organizzazioni dobbiamo anche andare a rispondere al maggiore bisogno delle istituzioni. Istituzioni che abbiamo votato o no. Al bisogno delle istituzioni dobbiamo imparare a rispondere. 


Con una capacità di co-governance. E’ un modo di pensare alla città come ad un lavoro multidimensionale che attiene a ciascuno di noi. Acquistare la capacità democratica, raggiungere l'efficacia di risultati, non possiamo immaginare di dare risposta solo ai singoli, dobbiamo imparare a farlo anche con le istituzioni e attrezzarci per farlo. Ci viene meno voglia che con i singoli? Pensiamo che tante volte quelle istituzioni non le abbiamo votate, non ci danno spazio, non ci ascoltano? L’importante è avere in mente che tipo di città abbiamo in mente.

 

Io vedo 3 livelli necessari: cittadini, attori collettivi, reti tra le città. Il continuum del luogo politico non è solo la nostra città. Il continuum è la famiglia umana. Io credo che la sfida non è qualche riforma, occorre produrre regole nuove. Sul piano locale, globale e della politica. 

 

Da dove iniziare? Dal ragionare dalle ferite. La punta del compasso del segno che vogliamo disegnare lo dobbiamo mettere su chi non ha voce dentro la città. Quello è il centro. 


Uscire fuori. Co-governare. Pensare globalmente, agire localmente, ragionare per ferite. 


Appunti dell'intervento di Lucia Fronza Crepaz all'incontro 

Società: Animare la città con gli occhi aperti al cambiamento 

promosso dalle Acli di Pisa il 16.11.2020 


https://www.facebook.com/acliprovincialipisa/videos/1264613450573056 


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