Dove la povertà è maggiore, funziona ciò che è comunitario




In altre città, nonostante la pandemia abbia colpito, sono scattati dei meccanismi di collaborazione tra amministrazione locale e società civile. E' accaduto dove c’era un pregresso di relazione e conoscenza. E' successo grazie ad una serie di alleanze già presenti. Roma non le ha. 

 

Roma è una città che è fortemente caratterizzata da una storia antica e importante di volontariato. Ma in cui le associazioni sopravvivono nonostante mancanza di fondi e di riconoscimento. Durante la pandemia ci sono state importanti allocazioni di fondi per associazioni. Fondi per poter aiutare chi aiuta. Il lazio non è stato coperto da nessun fondo. 

 

Charlemagne ha 20 anni. E' una fondazione privata, aconfessionale, apartitica che ha la volontà di avere come primo interlocutore non l’individuo ma le organizzazioni. Che scegliamo secondo una linea: che nel lavoro venga garantita la dignità della persona. 


Noi spesso e volentieri non lavoriamo a progetto, ma lavoriamo per il sostegno dell’organizzazione. E’ cosa un po’ invisa in Italia. Tutti vogliono progetti. Noi ci mettiamo a fianco dell’organizzazione. Non influenziamo il lavoro, assicuriamo autonomia, ma ci mettiamo a fianco perché l'organizzazione possa essere più efficace nel suo lavoro di promozione dei diritti, di supporto alle persone e anche nel rafforzamento del dialogo politico e nell’interazione con l’amministrazione pubblica.

 

Dopo anni di lavoro e di osservazione (anche a livello internazionale) abbiamo capito che dove la povertà è maggiore, gli strumenti migliori per fare fronte a quella povertà sono sempre quelli dove è presente un percorso comunitario. Dove ci sono associazione e gruppi che hanno dentro il senso di comunità e si mettono a servizio della loro comunità e insieme lavorano. 

 

Tutto questo vale per periferie del sud del mondo (dove tassi di violenza e di violazione dei diritti raggiungono livelli per ora sono sconosciuti a Roma). Ma non è detto che in pochi anni non ci si trovi a dover battagliare anche qui per il semplice riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uomo. Se prendimo la situazione delle persone senza fissa dimora, le persone che tra due settimane saranno per strada senza un piano freddo... a quelle persone è negato il diritto alla sopravvivenza.

 

La Charlemagne vive a Roma e a Roma non ci sono molte fondazioni. Roma è penalizzata dal fatto che non esiste una fondazione bancaria (come ad esempio la nota Cariplo). E che sono poche le fondazioni private. Noi abbiamo detto (prima della pandemia): non possiamo non rispondere alla città. Il poco o tanto che abbiamo lo mettiamo a disposizione della città, in ottica di investimento di lungo termine. Tra 5 o 6 anni se ci guardiamo indietro dobbiamo vedere che si sono rafforzate delle organizzazioni, che domani potranno essere difensori ancora più pieni dei diritti.

 

Periferia capitale. E' un nome evocativo. Vuole rappresentare un nuovo concetto di capitale. Ed essere capitale di sé stesse. E’ partito il progetto, miracolosamente durante la pandemia, abbiamo lanciato un bando, segnato alcuni indicatori.


Periferia capitale si esterna in 3 maniere:

-       Si individuano, nel territorio, organizzazioni riconosciute dalla comunità e con attività diverse tra loro. 

- Queste organizzazioni vengono seguite per la formulazione di un progetto che aderisca al programma. 

- La Fondazione sta vicino all'organizzazione in 3 modi: sostegno finanziario, formazione, coprogettazione.  Anche per portarle ad aderire a nuovi finanziamenti. 


Il tutto in ottica non esclusivista, invocando anzi la partecipazione di altre fondazioni. 


In questo c'è anche una componente importante di studi e ricerca, in questo la collaborazione con MappaRoma per le mappe sulle disuguaglianze.  


Al termine anche una analisi di impatto perché non vogliamo giudicarci da soli. 


Piano piano, nel tempo, speriamo che questo possa portare anche ad un dialogo maggiore con le istituzioni e ad un dialogo con altre periferie.


Dagli appunti dell'intervento di Stefania Mancini della Fondazione Charlemagne alle giornate di MappaRoma 12.11.2020

 

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