Siamo qui per metterci in ascolto attento dei problemi dell'abitare della nostra città.
Una città molto amata, che soffre di tanti mali.
Che ognuno, responsabilmente, reagisca, dica, dia qualcosa.
Da quando è stata fondata, circa 2000 anni fa', la Chiesa non può restare a guardare inerme di fronte alle ingiustizie. La Chiesa non può che mobilitarsi, di fronte alla povertà e all'ingiustizia.
Le risposte, però, non possono arrivare dal mettere avanti la propria personale e legittima esigenza.
Farlo è comprensibile. Ma non è sufficiente per muovere e mettere in moto un percorso e un processo. Quello che conta è una convergenza tra diverse e molteplici legittime esigenze.
Poi... la bellezza della differenza e della dialettica.
La dialettica, anche accesa, è qualcosa in grado di costruire situazioni nuove ed inedite.
Dobbiamo essere in grado di mettere a fuoco e a frutto la nostra fantasia.
Dobbiamo essere in grado di inventare qualcosa di nuovo e di diverso. Insieme.
Che ciascuno dovrebbe avere una casa è un assioma.
Ma poi, nel concreto, vedi che questo non funziona.
Vedi che ci sono 12.000 famiglie in graduatorie di accesso alle case popolari. E così via.
Vedi anche che c'è l'esigenza di una legittimità della giustizia, per cui vengono sgomberate persone che avevano magari occupato. Ma vedi che ciascuno dovrebbe avere una casa. E questo vedere apre ad altri tipi di problemi.
Siamo in una delle Università Pontificie, retta dai francescani.
San Francesco è riconosciuto a livello planetario, come capace di dialogo.
Ci può aiutare al dialogo con tutti.
Un dialogo intenso.
Che produca qualche risultato concreto.
Che può essere offerto a noi, Chiesa di Roma che oggi siamo qui ed ascoltiamo.
Ed alle istituzioni preposte, in questo momento della nostra storia, a governarci. Che guardino al bene e al futuro di tante persone e tante famiglie.
Appunti dell'intervento, presi in diretta e non rivisti dall'autore.
Convegno Povertà senza Casa - Roma 11 dicembre 2018
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