Kiev. Europa. Per non sentirsi soli.
La giornata sta quasi terminando. In treno attraversiamo campi e foreste. Sono i paesaggi di “Ogni cosa è illuminata” di Safran Foer, dove Jonathan viaggia attraverso l’Ucraina insieme ad Alex alla ricerca di Augustine, la donna che ha salvato suo nonno dai nazisti.
Il senso del viaggio si comprende nel viaggio stesso. Immaginiamo di vivere in un Paese in guerra: oltre la paura, il senso di abbandono. Vedere qualcuno che sceglie di condividere le nostre paure e le nostre sofferenze, anche per poco, ci farebbe sentire meno soli e più ascoltati. Comunità, di europei. Vale qui come per Gaza, come ha scritto stamattina
Caterina Sarfatti: se un bambino oggi è lì sulla spiaggia, alza lo sguardo e la vede, almeno una, delle barche della Global Sumud Flotillia.
Stanotte abbiamo preso il treno e attraversato la frontiera. Ci hanno fatto scaricare l’app per gli allarmi droni e missili. Quando suona, bisogna cercare un rifugio. Siamo in un paese in guerra, a poco più di dodici ore da quando ci siamo ritrovati all’aeroporto di Orio.
La stazione da cui siamo partiti è quella di Przemys. Ve la ricordate? Qui il Sindaco Wojciech Bakun aveva “accolto” un noto politico italiano e la sua tardiva solidarietà invitandolo ad andare con lui in territorio ucraino per condannare Putin. Non aveva dimenticato, quel Sindaco ucraino, la maglietta con il volto di Putin che quel politico aveva indossato nella Piazza Rossa nel 2017 come testimonianza della sua passione per il presidente russo.
Alla frontiera, così come sul treno, a chiederci documenti e passaporti sono solo donne. Gli uomini tra i 25 e i 60 anni hanno la leva obbligatoria. Non se ne vedono in giro. I pochi uomini hanno quasi tutti una divisa militare. Qui sono stati distrutti in tre anni 3.000 edifici, molti dei quali sono stati già ricostruiti. Si parla di 4.000 morti civili solo in questa città. Stime verosimili, visti gli attacchi quotidiani che prendono di mira città con missili e droni. Da questa stazione, con questi treni, nei primi mesi del conflitto sono stati fatti fuggire milioni di persone.
A Kiev abbiamo incontrato il Nunzio della Santa Sede che ha voluto fortemente questo giubileo, Visvaldas Kulbokas, lituano, con il quale siamo stati in piazza Maidan. Appena usciti dalla stazione, come ogni mattina alle ore 9, tutti si sono fermati e si sono alzati in piedi, per le strade o nei negozi, per un minuto di silenzio in memoria delle vittime. Un gesto potentissimo e commovente.
Piazza Maidan ti toglie il fiato. Ogni nastro un nome, ogni nome una foto, ogni foto un lutto. E i piccoli drappi gialloblu sono aumentati giorno dopo giorno a perdita d’occhio. Maidan vuol dire piazza, ma dal 2013 significa dignità, e per i ragazzi della rivoluzione Euromaidan più di tutto vuol dire “libertà”, e il sogno dell’Europa.
Ci sono state inchieste e approfondimenti in questi dieci anni sui cecchini che spararono sui manifestanti uccidendone più di cento e ferendone a migliaia. Vi invito a cercarle in Internet e farvi un’idea delle responsabilità e dei diversi giochi politici, geopolitici ed economici in campo allora. Ma se si guarda la realtà con gli occhi delle vittime di quella piazza e dei loro sogni interrotti, non possiamo non vedere come tra quei sogni c’era l’Europa, la libertà, il valore dei diritti umani, la pace.
Di questo ci siamo messi in ascolto nella cattedrale di S.Alessandro: hanno preso la parola Alyona Horova, Presidente dell'Istituto per la Pace e la Comprensione e Ruslana Havrylyuk, Presidente del Centro di Mediazione della Bucovina, tutte realtà che operano da anni per la mediazione e la risoluzione dei conflitti, la giustizia riparativa, il dialogo tra le comunità e il sostegno alle scuole, soprattutto quelle che stanno più vicine al fronte e dove la didattica va purtroppo solo on line da tanto tempo. Per tutti noi una lezione di speranza.
Qualche chiacchera con alcune nonne che incontriamo in stazione. Gli auguri e la benedizione del cardinal Zuppi che ci arrivano via whatsapp tramite il nostro capo delegazione Angelo Moretti del
MEAN Movimento Europeo Azione Nonviolenta.