Costruiamo la pace
Maglietta degli obiettori di coscienza di Reggio Calabria, presa durante la marcia per la pace Reggio Calabria - Archi - 1991
Slot out -
Io sono viva perchè ho perdonato - Operazione Colomba in Colombia
La Colombia è in guerra civile da decenni.
In contesto di violenza un gruppo di contadini si é detto:
Questo gruppo di contadini sono costituiti come comunità, dal 97 ad oggi sono più di 300 le persone assassinate, non in un conflitto armato, ma con uccisioni selettive, fatte per sradicate la nonviolenza.
Loro come comunità che si sono dati principi chiari:
Non essere coinvolti nel conflitto.
Non dare informazioni a nessuna delle parti armate.
Non coltivare la coca.
Non consumare alcool.
Scegliere la riparazione collettiva come criterio.
Loro dicono:
Non vogliamo sapere chi ha premuto il grilletto per ammazzare mio fratello, mia sorella.
Vogliamo conoscere il mandante morale e vogliamo sapere perché.
Loro sono riusciti a scegliere la lotta nonviolenta.
In un contesto in cui questo costa molto.
Il grande insegnamento che loro stanno dando a me é: loro riescono a farlo in un contesto così forte e pericoloso. Perché noi qui oggi non siamo capaci?
Una donna mi ha detto:
Io sono viva perché ho perdonato.
Se non l'avessi fatto sarei morta dentro.
Ho perdonato perché questo mi fa essere viva.
Ma ricorda sempre quando vai a fare gli incontri: il perdono è un cammino personale. E perdonare non è far finta di niente. Non è dimenticare.
Noi con Operazione Colomba siamo lì con loro.
Come presenza internazionale, che serve da deterrente per la violenza. Il nostro lavoro é stare con loro.
Per il semplice fatto di stare con loro stiamo salvando delle vite. Non sappiamo fino a quando e quanto funzionerà.
Quando sono nata il nemico per me già esisteva
L’odio era un senso di appartenenza. Essere a casa, da un lato o dall'altro del conflitto, era questo. Dovevamo essere uniti contro il nemico. L'odio ci univa.
Rondine mi ha regalato un fratello. Un ragazzo georgiano. Noi abbiamo vissuto una esperienza per due anni. E’ una esperienza che mi ha cambiato, mi ha aiutato a crescere. Mi ha aiutato a capire che non devo essere d’accordo con l’altro per amarlo, per prendermene cura. Non devo cambiare l’altro per condividere uno spazio con lui.
Ci siamo uniti condividendo spazio formativo, condividendo il dolore, questo ci ha dato molto. Accettare che io con il mio dolore ci sono e la sua esistenza non mi fa sparire. Ma anche lui con il suo dolore, c'è. Ed il suo dolore è prezioso, come il mio.
Una delle mie domande era: "Come posso rimanere a casa senza odiare?". Rondine mi ha insegnato che se io riesco a trasmettere, anche senza parole, che io posso amare ogni persona, anche i miei amici cambieranno…
Cercare la pace per le strade d'Europa
Monaco é Dachau, dove oggi c'è un commemoriale e ci sono chiese di religioni affiancate.
Monaco é anche quella del 1972, con le olimpiadi e l'uccisione degli atleti israeliani.
Partiamo da qui.
Eza 2023: esercizio di intelligenza collettiva...
Tutto é perfettibile ed anche questo #Eza2023 lo è.
Ma, come ha detto Emiliano Manfredonia in chiusura, qui abbiamo provato a mettere assieme persone di provenienza diversa, in parte lingua diversa, sicuramente età diversa ed identità associativa anche diversa. Per ragionare assieme su un tema (l'Europa) che, come dice Norbert Kreuzkamp, al momento non é per nulla sexy. Partendo da Dachau. E in questo, come ci ha detto il cugino della Kab (bravissimo!), c'è del coraggio.
E l'abbiamo fatto anche valorizzando il punto di vista di chi vede l'Europa da fuori, come i nostalgici amici UK (
) ma anche come chi ci ha fatto una doccia di realtà guardandoci dal Venezuela e dal Brasile.

E condividendo una modalità di fare rete tra associazioni giovanili che é già di per sé un contenuto.
E sperimentando un metodo mutuato dal Sinodo, condiviso in un gruppetto di facilitatori che arrivano da esperienze diverse e si sono messi generosamente servizio.
Adesso abbiamo pagine di materiali da riprendere e sintesi condivise da cui partire, che comprendono anche tante azioni concrete da fare. L'importante é tradurli in qualcosa prima di farci riassorbire dalla quotidianità. Ma in ogni caso, il seme è piantato.
P.s.
E brava a Maria Rita, sopravvissuta egregiamente a tutto, con la capacità, ormai reiterata, di essere accogliente anche in trasferta. 

P.p.s.
Oh, bravissimo sto sostituto di Matteo...da tenere d'occhio che farà strada, secondo me... 

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