Nessuno è straniero qui

Entrando al circolo.
(Si può prendere spunto per idea di (auto)regalo per i prossimi anniversari dei circoli in giro).

Dice che...

Dice che...
I ricchi comprano tempo ed esperienze.
I poveri comprano cose materiali.
Le persone ambiziose comprano istruzione ed opportunità.
I pigri comprano distrazione.
(La saggezza è l'arte di comporre il proprio mix?
Ambiziose o con desiderio di cambiamento?).

Tieniti pronto per le meraviglie di un mondo che verrà



"Tieniti pronto per le meraviglie di un mondo che verrà".
Tra gli auguri condivisi, che é bello rimettere in circolo. #Speranza, detta con altre parole. Silvia Barbanti

Stasera è di nuovo Natale


Stasera é di nuovo Natale.
Stasera si apre il Giubileo della Speranza
LA SPERANZA di Václav Havel
La speranza non è ottimismo.
La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo.
La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato.
Che abbia successo o meno.
O abbiamo la speranza in noi, o non l’abbiamo;
è una dimensione dell’anima,
e non dipende da una particolare osservazione del mondo
o da una stima della situazione.
La speranza non è una predizione,
ma un orientamento dello spirito e del cuore;
trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti.
Buon Natale.
Buona Speranza.
A tutti noi.
E a tutti.
(Ps ogni anno il gruppo scout realizza un presepe per la vie del quartiere. La foto rappresenta il presepe di quest'anno, realizzato da un gruppetto di bravissimi genitori, proprio declinando Natale, Pace, Speranza, Giubileo. Grazie!).

Auguri, in bocca al lupo e buona strada

Auguri, in bocca al lupo e buona strada.

Al nuovo consiglio nazionale che oggi si è insediato per la prima volta. Perché possa diventare (anche sull'onda delle sperimentazioni avviate in congresso) sempre più luogo di indirizzo e partecipazione per tutta l'associazione.

Alla direzione, oggi eletta, perché possa indicare le trattorie verso cui andare.

Alla presidenza, che si è assunta l'impegno di guidare l'associazione anche nel pratico e nel quotidiano. Perché, anche di fronte delle difficoltà che non mancheranno, possa riuscire a co-costruire un metodo di lavoro e uno spazio ed un tempo di pensiero collettivo e accompagnare la transizione necessaria. Anche più di quanto non si sia riusciti in precedenza.

Ad Emiliano, perché in questo secondo mandato, anche in mezzo a fatiche piccole e grandi, possa continuare a trovare il modo di cogliere la bellezza e le armonie degli sguardi.

Alle Acli perché possano essere risorsa per la comunità.

E a tutti gli aclisti. Perché possano, in ogni luogo e ruolo in cui si trovano, partecipare in modo multiforme ed inquieto, creativo e generativo, sinodale, pacifico e democratico, ad allestire processi, connettere mondi, mobilitare risorse, trasformare domande individuali in risposte collettive.

(Il primo, non banale, passo avanti è che voi siete riusciti a fare una foto tutti assieme il primo giorno. Noi c'eravamo riusciti solo l'ultimo 🙃😜✌)

Precedente



E metto qui anche la foto di chiusura della presidenza precedente (con Elisabetta che si é presa cura e l'ultimo giorno ci ha pure fatto fare i fiorellini sul foglio firme 😜😍). Perché mi piace condividere il segno di una esperienza che sicuramente non é stata perfetta ma che ha provato a fare la sua parte.
Grazie a noi. E...buona prosecuzione di strada ad ognuno, per la parte che sarà ancora, in modo diverso, dentro l'associazione e per tutto il servizio che potrà nascere di nuovo, anche fuori, per ciascuno.

Che cos'è la pace? Flash mob

Che cos’è la pace?

Chi è un “clandestino”?

Esiste un confine sicuro?

Che cos’è lo sviluppo?

Pace, confini, clandestini, sviluppo, “terroristi”…

Un frastuono quotidiano di parole che evocano paure o false sicurezze, ma di cui spesso ne abbiamo perso il significato.

Parole di narrazioni che, con i confini fisici chiusi, ci fanno sentire al “sicuro”, riparati in un presuntuoso e ucronico passato.

Narrazioni che fu impediscono di comprendere gli stravolgimenti economici, istituzionali e climatici che attraversano il presente.

Mentre pretendiamo e imponiamo limiti e confini ad altri, dimentichiamo che la pace nella nostra Costituzione deriva dall’accettazione di un limite che imponiamo alla nostra sovranità normativa ed istituzionale.

La pace nasce dalla relazione con altri, accettando la relatività della propria identità. Nuovi equilibri e nuove istituzioni possono nascere solo dal confronto anche con chi sino ad oggi è stato tenuto ai margini, siano essi persone o Paesi.

Ma accettare l’altro vuol dire accettare il conflitto come motore della storia e del progresso. Oggi rifiutiamo il conflitto e promuoviamo la guerra. Uno strumento estremo anziché un fine.

II "cum fligere" presuppone l'altro come interlocutore, l'alteritá come prospettiva, il presente come passato. La guerra, mischia per la mera sopravvivenza, nel rifiutare l'altro rifugge il nuovo, per la conservazione di un eterno presente, destinato, come tutto, ad essere inesorabilmente superato.

La guerra da rifiutarsi, però, non è solo quella per la risoluzione delle controversie internazionali è anche, e soprattutto, quella verso la libertà degli altri popoli.

Non sono forse guerra allora i controlli militari ai confini? Non sono forse guerra gli accordi commerciali predatori di risorse naturali di altri Paesi? Non è forse guerra la riduzione dei migranti a mera risorsa produttiva?

Questo intervento è volutamente senza parole e senza volti.

Le parole non sono solo le sbarre delle narrazioni in cui le persone sono rinchiuse. Le parole sono anche la prima forma di discriminazione e di violenza.

I migranti e le vittime delle guerre sono al centro del dibattito, ma ne sono sempre e solo l’oggetto, mai il soggetto narrante.

In Europa solo il 10% di articoli e servizi televisivi ha come voce narrante quella di un migrante, il resto è vocio politico, impressioni di gente comune, riflessioni di addetti ai lavori.

In Italia la voce delle vittime è ridotta all’ 1%...

E noi?

#Esci#Incontra#Ascolta#Confrontati#Promuovi#Sostieni#IPSIA

In Italia un adulto su tre è analfabeta funzionale

In Italia un adulto su tre è analfabeta funzionale.
É un ottimo titolo per ottenere il giusto sdegno.
Così ovviamente ognuno di noi pensa di essere quell'uno su tre. E subito individua tutti quelli che chiaramente potrebbero essere gli altri due. Cresce l'insofferenza reciproca etc etc...
E poi é colpa delle nuove generazioni che, naturalmente, non sono più...E via con l'insofferenza generazionale...
E se le cose fossero più complesse di così?
Se servisse capire meglio cosa stiamo misurando e come?
Se ognuno di noi fosse capace di cogliere il senso non solo letterale di ciò che legge in alcuni contesti, argomenti e fosse meno capace di farlo in altri e noi valutando sottovalutassimo questo?
Se ognuno di noi fosse in grado di mettere la giusta concentrazione in alcuni momenti e non in altri?
O ancora...
Se ci accorgessimo che non sono gli altri, ma siamo noi tutti, che (per l'influenza dell'uso prolungato di schemi, per la stanchezza del presente, l'energia necessaria alle infinite micro scelte o tanto altro...) magari stiamo perdendo capacità di fermarci sulle cose, di destinare attenzione prolungata, di...
E ancora...
E se fosse realmente vero che stiamo perdendo alcune competenze, ma invece ne stessimo acquisendo altre che prima non avevamo o altrove non hanno?
Se alla capacità di comprendere e di risolvere problemi contribuissero elementi che non consideriamo? Che so, motivazione, felicità, desiderio, capacità di sognare...
Affrontare le cose alla "Un italiano su tre è analfabeta funzionale" é parte del problema.

Se non ha ciò di cui hai bisogno cambia

"Se non ha ciò di cui hai bisogno cambia. Partner. Negozio. Banca". Va bene che i rapporti non siano tutti eterni. Però che il cam...