Nel libro, del 2007, analizzando le trasformazioni della destra, se la prende (ovviamente) soprattutto con Fini. Ma fa anche tutto un esame che gira attorno al tema della cultura, dell'egemonia culturale, dei valori, dei rapporti con passato e futuro e dell'identità. Lo fa problematizzando molto tutto ciò che è (o anche solo appare) ambiguità, non chiarezza e soprattutto "compromesso finalizzato al consenso", come forse era fin troppo semplice fare, guardando, da fuori.
La critica alla linea di Fini però non é solo tattica ma quasi "antropologica". Lui scrive "Con una base (di militanti di destra che da 40anni ndr) "si rodeva di fierezza e andava in tv solo per qualche fattaccio di cronaca nera o in occasione delle tribune elettorali: prima o poi sarebbe arrivato il tempo degli esclusi. Ed ora questi esclusi facevano della propria minorità (E non della loro fierezza ndr) il manifesto dell'alternativa sana". La mancata fierezza del passato era il dato per lui politicamente inaccettabile.
Nel libro é raccontato abbastanza lucidamente anche un episodio in cui tentarono di fare una trasmissione in cui il contenuto fosse qualsiasi cosa "purché sia di destra, purché si dica qualcosa di nostro" in Rai, con i funzionari che li rimbalzarono. Racconta lo stupore di La Russa "Incredibile: abbiamo il direttore generale, il ministro delle comunicazioni, siamo al governo. Non dico che dopo tre giorni tutti gli italiani debbano andare per strada cantando Giovinezza e gridando Viva il Duce, ma é possibile che non si riesca a fare una trasmissione nostra?".
Ecco, il rischio é che il mandato del nuovo ministro della cultura sia ancora lì. Vincolato tra la necessità di non tradire mai la fierezza e il muoversi con il senso di rivalsa degli esclusi che tanto hanno aspettato. Con l'obiettivo di fare "qualcosa di nostro" più che (magari anche legittimamente con un approccio più di destra) promuovere la cultura italiana ed ancora di più promuovere il valore della cultura in sé.
Comunque, se fossi un giornalista oggi, farei un po' di domande al neo ministro entrando nel merito di ciò che ha scritto allora. Anche perché su molti aspetti in realtà il governo attuale é molto lontano dai valori della destra, specie di quella sociale, e poi definire "cosa è di destra, oggi" al di là di alcuni elementi nostalgici, credo sia ancora molto confuso e ambiguo, tanto quanto lo é a sinistra o forse più.
(P.s. In quel libro Giorgia Meloni è citata in 3 punti. Uno di sfuggita, uno con apprezzamento, l'altro in realtà meno).