Alla fine qualcosa ci inventeremo


E' il secondo libro. Qui Tommaso ha 16 anni. E le riflessioni si spostano dal presente al futuro. Lo stesso giornalista dice che il processo dietro a questo libro è differente da quello dietro al precedente. Lì i pensieri erano venuti di getto, spontanei, era quasi la "scoperta" dell'ebbrezza del confronto ravvicinato ed intimo con la diversità.  

Qui il libro nasce da una urgenza. Improvvisamente il giornalista sente che ha poco tempo. Per organizzare il suo personale "dopo di noi". Nel libro non c'è più solo l'esperienza di padre,  narrata con la capacità del comunicatore. C'è l'esperienza di padre filtrata dall'occhio del giornalista che ha incontrato ed ascoltato altri padri e madri. 

"Ho capito che quello che per semplificare chiamiamo autismo è una categoria dell'esistenza, una delle infinite possibilità che abbiamo di misurare il mondo e i nostri simili, un punto di vista individuale che geneticamente si distribuisce in diverse percentuali di intensità e in un numero impressionante di esseri umani". 
"L'Effetto Stigler, che penso prima o poi colga ogni genitore di autistico, lo sintetizzo nella  lancinante sensazione di non potere più farcela a tirare su il proprio figliolo. (...) Mi sono fatto un'idea  abbastanza chiara di come vivono anche altre persone quello che è il mio maggiore problema familiare: galleggiamo tutti nel miraggio d'essere immortali".  
Il resto è il proseguire dell'idea di Insettopia.

"Mi piace pensare a Insettopia più come un clima che come un luogo fisico. Insettopia è ovunque un autistico si senta a suo agio e, di conseguenza, dove si possa anche allentare la tensione perenne dei suoi famigliari".  


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