Agosto 2020: l'esperienza faticosa di questo inverno non è finita




Più di una volta durante questo anno strano, pensando all'estate, ci siamo domandati: chissà se si potrà andare a Cortona, chissà se si potrà stare nella stessa casa con i nonni... Adesso agosto é iniziato con 3 giorni che sembrano una scorpacciata di libertà. 

Libertà di stare un po' assieme, libertà di rientrare in contatto con la natura, cioè con la vita. Libertà di sguardo (che arriva giù in fondo, fino al lago) e libertà di pensiero (perché è certo, cambiare luogo, aiutare a lasciare andare prospettive asfittiche). 

Sto rileggendo "La fragilità di Dio" di Brunetto Salvarani, scritto nell'esperienza del terremoto di Carpi. "C'è un problema esistenziale di equilibrio fisico e metafisico. Nella vita cosiddetta normale, quando uno cade, si appoggia su qualcosa, ma quel «qualcosa» non c’è più col terremoto. Un detto tunisino descrive ironicamente questo stato d’animo come fosse un vano consiglio: «Aggrappati alla tua barba»". Con il covid (ed in altre esperienze) credo sia simile. Ci sembra di vivere aggrappati alla nostra barba, cioè di vivere in maniera insensata. Ma non vediamo alternative. 

L'esperienza faticosa di questo inverno non è finita. Su tantissimi fronti. Ma ci sono dati giorni che permettono anche altre esperienze. Scorte di vita, di fiato, di senso. Viverle non è fuga. É gratitudine e investimento. Leggerezza alla Calvino. Spostare, almeno per un po', i "macigni dal cuore". 

"La morte è necessaria per la vita, come la crisi è necessaria per intraprendere nuove strade mai percorse prima. Il paradosso è il miglior modo per esprimere la Verità. L’assurdo ci purifica dall’accumulo di false certezze". 

Ma, anche questo é paradosso "Lo stesso assurdo può portarci al nulla, a un vicolo cieco, alla morte o alla pazzia. Nei terremoti di civiltà, non solo gli idoli crollano, ma anche i capolavori". 

C’è un mistero in questo "Un limite che circonda la nostra conoscenza umana, che ci fa capire che siamo piccoli, curiosi, assetati di conoscenza, ma non possiamo capire tutto, anzi: tutto quello che conosciamo è piccolo, quasi niente davanti all’immensità dell’universo".

Le nostre stesse virtù non sempre ci aiutano. "I religiosi sono talvolta colpiti da questo orgoglio sapienziale, pensano di sapere cosa c’è nella mente divina, cosa pensa Dio, quali sono le sue vere intenzioni! È necessario un terremoto per far cadere queste grandi certezze, queste costruzioni teologiche umane, assolutizzate nella storia".  

È doloroso da vivere, ma "il senso del limite è salvifico". Nulla si salva nel modo in cui noi ci ostiniamo a salvarlo. Eppure nulla ci esime dal fare la nostra parte. 

E' un periodo che ci aiuta a comprendere anche la fragilità di Dio. "Un Dio che si consegna alla storia e all'interpretazione è un Dio che si infrange infatti, come un cristallo sottilissimo, a ogni urto del tempo e ad ogni variante della Parola. 

In ogni momento della storia la sua verità deve restare esposta a un alto tasso di rischio, deve essere impossibile catturarla, fissarla, sublimarla e, perciò, adulterarla, indorarla e farne così uno strumento di potere".

Guardo un ceppo di insalata, una cipolla gigantesca, un bosco, un monte, il modo in cui giocano i ragazzi, in cui invecchiano gli anziani. E il modo in cui mutiamo continuamente noi stessi...Non so nulla di come fanno a nascere realmente le cose, nulla di come e quanto sono resistiti e resisteranno al tempo ed agli eventi le cose che conosciamo, le persone che amiamo. Nulla di ciò che sarà, domani. 

Eppure, visto da qui, oggi, questo "nulla" non spaventa. E fa sentire che, nonostante tutto, siamo sempre a debito con l'esistenza. 

Pragmatici esercizi di umanità, spostamenti e trasformazioni.

La Bosnia. I profughi. L'Europa. La Bosnia é un luogo che non ha più voglia di presentarsi come "quella della guerra". 30 anni...