13/10/2017 Più di quaranta anni fa in Italia con l'Agesci il passaggio da un mondo prettamente femminile e maschile a un mondo misto. Alla ricerca di equilibrio e parità.
Chi ha l'età per ricordare come era lo scoutismo femminile e maschile prima che i due gruppi, Agi (Associazione guide italiane) e Asci (Associazione scout cattolici italiani), si fondessero nell'attuale Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) ricorda il passaggio da un mondo all'altro. Da una realtà fatta di fiori, canzoni, balli e centri tavola a una fatta di animali, giochi di lotta e prove di coraggio. Perche gli ambienti immaginari entro cui si formavano i piccoli scout, il cerchio delle Coccinelle (per le femmine) e il branco dei Lupetti (per i maschi) erano molto diversi tra loro. Ma i tempi stavano cambiando e l'esigenza di accorciare le distanze ebbero origine proprio dalle istanze di rinnovamente del '68 che arrivarono anche a toccare un'associazione solo apparentemente conservatrice come lo scoutismo.
E così coccinelle, guide e scolte si trovarono catapultate in un mondo prettamente maschile tra lupetti, esploratori e rover. E viceversa. Ancora oggi si cerca di capire chi ha avuto la meglio, come se si fosse instaurata una guerra di conquista. Ma credo che alla fine abbiano vinto l'equiibrio, la condivisione e la parità.
I capi di allora si trovarono a gestire gruppi misti, bambini e bambine insieme nella stessa sestiglia (i piccoli sottogruppi in cui sono divisi i cerchi e i branchi cioè le unita che accolgono l'età che va dagli 8 agìi 12 anni) e per qualche anno ci fu anche chi sperimentò le squadriglie miste (adolescenti insieme, anche in tenda, nei sottogruppi che formano un reparto). Da questo si tornò indietro perché l'obiettivo era trovare il giusto equilibrio. Non a caso una delle perole d'ordine ai tempi fu "diarchia" cioè l'importante scelta ed esigenza che i due capi/educatori, per tutte le fasce d'età, fossero un maschio e una femmina con eguali ruoli e responsabilità. Può sembrare scontato ma ai tempi non lo era. Per bambine e poi ragazze future educatrici fu una scuola che le aiutò a capire che da lì in poi, nel mondo del lavoro come in famiglia non avrebbero mai dovuto essere seconde a nessuno. Si era, con amici, fratelli, compagni uomini, responsabili insieme in qualunque situazione.