Io tifo Acli


Non c'è uscita sostenibile senza sintesi alta. Non è un'idea. È ciò che ci chiede il momento. E pure ciò che ci chiede la maggioranza della associazione.

Perché non è vero che non esiste una maggioranza oggi. Nessuno di noi la possiede, nessuno di noi la rappresenta. Ma una maggioranza esiste. E chiede questo: una squadra efficiente e competente. Fatta di persone diverse, unite in un progetto comune. Che è affrontare la crisi, trasformare l'associazione, essere utili alla comunità.

Ciò che ci è chiesto è di mettere in piedi una prospettiva di senso e concretezza. Chiara. Aperta. In cui ciascuno possa contribuire facendo la propria parte.

Perché la nostra non è la storia di un club privato ad inviti tra amici. Ma di una associazione libera e aperta a tutti quelli che ne condividono lo spirito e le idee.

Non c'è sintesi possibile (né alta né bassa) senza uno spazio ed un tempo di dialogo.
Non c'è dialogo se non c'è incontro libero, focalizzato, impegnato tra diversi. Senza veti, senza uscite pre determinate, ma con reale desiderio di costruzione.

Insieme, nel modo più giusto possibile.
Dove la dimensione del possibile non è secondaria né alla dimensione della giustizia né a quella dell'unità. La realtà è sempre superiore all'idea.

Ma non c'è dialogo se non c'è coscienza di sé, della propria identità, delle proprie idee e dei propri obiettivi. Di ciò che si è pronti a mettere in discussione e di ciò che è irrinunciabile.

I tempi stringono, ed io sono notoriamente impaziente. Avrei voluto essere più avanti. Ma non contano i desideri e le frustrazioni personali oggi. Quindi non contano nemmeno i miei.

Ben vengano allora i momenti di riflessione di parte, se se ne sente il bisogno e se servono a prepararsi al dialogo e all'apertura. Se sono propedeutici ad altro e non sono la fine del processo.
I tempi stringono. Non c'è ottimismo. C'è apocalisse e speranza (cit.). Oggi un po' troppo in un gioco a ping pong di momenti successivi. Domani spero coniugate tra loro generativamente e comunitariamente.

Non è un male in sé che esista un campionato a squadre. Ma giocare in nazionale come allenatori o giocatori che hanno in testa lo schema di club è un problema.

Un lavoratore l'altro giorno mi ha detto:

"ti stimo, non siete tutti uguali, ma...che nessuno se la prenda, io non tifo singoli o gruppi, io tifo Acli".

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