La lotta per (la difesa) del parco è un classico di ogni quartiere. Tagliare l’erba, ampliare gli orari di apertura, la sicurezza, una o più uscite in più, il ripristino delle panchine…
La differenza di utilizzo dei parchi la fanno gli alberi. I piccoli parchi alberati vedono nonni e genitori con passeggini. I grandi parchi assolati gente che porta a spasso il cane. E anziani che corrono e camminano.
Sono moltissimi, d'estate, gli anziani, uomini, in pantaloncini e torso nudo, abbronzatissimi, che corrono e camminano nei parchi. Fanno il loro giro e rientrano. Si salutano, senza fermarsi. Qualcuno parla al telefono con la moglie a casa, avvicinando il bracciale in cui lo smartphone è infilato alla bocca. Raccoglie indicazioni sulla spesa da fare e dà aggiornamenti sul livello di pattume di questo o quel secchione. L’immondizia a Roma è sempre grande oggetto di conversazione.
E poi c’è il Parco di Centocelle. Che è leggermente fuori confine, pure se porta il nome. E coniuga infiniti temi in un parco solo.
C’è il “no Pentagono” che cerca di contrastare l’allargamento della Base Militare. E che soprattutto cerca di reperire e diffondere informazioni su una vicenda che continua a restare sostanzialmente segreta.
C’è l’annoso problema degli sfasciacarrozze. Che ci sono, hanno avuto lo sfratto. Poi no. Poi si. Poi si vedrà.
Ma intanto continuano i roghi. La pagina facebook a tema lancia l’allerta ogni giorno e le app segnalano quotidianamente “peggioramento della qualità dell’aria”. Qualche giornale di quartiere accenna persino parallelismi con la terra dei fuochi...