Attenti al rischio di non essere gioiosi...




E’ un gioia condividere questo tempo con una associazione verso la quale nutro stima e sentimenti di affetto e coinvolgimento.

Fedeltà alla Chiesa. E’ una delle fedeltà ineludibili. 

Il discorso del 23 maggio è stato illuminante: Il Papa invita l’associazione a prendere consapevolezza che i tempi sono mutati, che serve cambiare le coordinate dell’agire sociale. Porsi in ascolto del nuovo e prendere consapevolezza del cambiamento. Cambiamento che non è congiunturale ma strutturale. Il Papa invita a vivere il cambiamento, a coinvolgersi nel cambiamento.
A vivere fino in fondo la dimensione del lavoro, di fronte ad un dio denaro che distrugge questa dimensione e produce la cultura dello scarto. 

l vostro impegno abbia sempre il suo principio e il suo collante in quella che voi chiamate ispirazione cristiana, e che rimanda alla costante fedeltà a Gesù Cristo e alla Parola di Dio, a studiare e applicare la Dottrina sociale della Chiesa nel confronto con le nuove sfide del mondo contemporaneo.
L’ispirazione cristiana e la dimensione popolare determinano il modo di intendere e di riattualizzare la storica triplice fedeltà delle ACLI ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa. Al punto che nel contesto attuale, in qualche modo si potrebbe dire che le vostre tre storiche fedeltà – ai lavoratori, alla democrazia e alla Chiesa – si riassumono in una nuova e sempre attuale: la fedeltà ai poveri.

Fedeltà ai poveri: l’associazione può continuare ad essere ciò che è nella misura in cui vive un profondo legame con il senso del suo esistere, con quel Gesù Cristo che noi tutti riconosciamo come Signore della storia e del tempo. Senza questo legame vissuto in modo radicale noi corriamo il rischio che le nostre fedeltà e anche la fedeltà ai poveri perdano il loro valore e non abbiano risonanza in questo nostro tempo.

Quando manca il fondamento prendono il sopravvento altre variabili. La corsa al potere, la perdita delle relazioni per la costruzione di un mondo più giusto, emergono tendenze individualistiche che calpestano il senso di un andare. Il fondamento non può che essere il Cristo, Signore della storia. Fondamento del nostro stare insieme, non vissuto in modo solo personale, né in modo isolato, ma all’interno della grande esperienza della Chiesa intera.

Il Papa chiede uno sforzo. Non all’associazione in quanto associazione. Ma a  tutti coloro che fanno parte dell’associazione. Noi possiamo essere significanti nella realtà del nostro Paese nella msiura in cui ciascuno di noi che decide di appartenere alle Acli vive anche una profonda esperienza del Cristo morto e risorto. Senza richiamo al fondamento non andiamo da nessuna parte. Ci inaridiamo. Diventiamo persone che in modo routinario trascinano il proprio tempo nella ricerca di ciò che non dà pace e verità alla storia di ciascuno e alla storia delle Acli. 

La motivazione interiore che ci muove è fondamentale. Senza la motivazione interiore la testimonianza diventa vuota. Compiamo tante azioni importanti, magari in tante realtà si è un punto di riferimento per i poveri e per gli emarginati. Ma non basta. Sarebbe bello, incontrando le Acli, poter incontrare negli uffici, nei patronati … non dirigenti o burocrati, ma persone che vivono in modo radicale il Vangelo. Non abbiamo bisogno di burocrati prezzolati. Abbiamo bisogno di testimoni appassionati che accompagnano le persone nella ricerca di un senso che non finisce.

E ‘ questa la nostra prospettiva nel qui ed ora di questo tempo. Il coraggio di mettere al centro il Signore, viverlo nella quotidianità ed essere pronti a testimoniarlo, con gioia.

Se non siamo persone motivate evangelicamente, corriamo il rischio di vendere illusioni. 

Nell’encliclica Laudato sii si sottolinea con forza la necessità di prendersi cura della casa comune. Del nostro tempo. Accompagnare il nostro tempo. E mettersi al passo con la storia di tanti uomini e donne. Che sono alla ricerca di una prospettiva di vita. 

Tante volte l’essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodistruttivi, cercando di non vederli e non riconoscerli. Rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse. 

Senza riferimento costante al Vangelo diventiamo impermeabili, indifferenti. Faticosamente ci trasciniamo senza trasmettere quell’entusiasmo liberante che fa di noi persone gioiose. Dobbiamo stare attenti al rischio di non essere gioiosi,  di trovare il modo di non cambiare e di arrangiarci nella realtà. Così diventiamo impermeabili alla vita degli altri. Finiamo per fare le cose solo per abitudine. 

La Chiesa italiana si incontrerà a Firenze a fine anno. Per capire come possiamo, in Cristo Gesù, esprimere un nuovo umanesimo. Sarebbe utile se come Acli prendessimo in mano i documenti preparatori per Firenze per prepararci. ( ndr http://www.firenze2015.it/category/materiali/traccia/).  
Lì vengono indicate 5 vie per vivere una umanità nuova:

-       uscire 
-       annunciare
-       abitare
-       educare
-       trasfigurare

Uscire. Uscire da noi, uscire dalle nostre dinamiche auto referenziali per vivere prossimità concreta alla vita della gente. E’ la dimensione della soglia, del confine. E’ lì che si gioca il nostro futuro. 

Uscire, annunciare, abitare, educare. Diventano possibili solo se c’è trasfigurare. Possiamo avere tante idee come associazione, tante prospettive. I nostri incontri, i seminari, gli appuntamenti.. questa voglia di esserci diventa motore di trasformazione solo nella misura in cui noi viviamo esperienza della morte e risurrezione del Signore e accettiamo di lasciarci trasfigurare. 

C’è un rapporto intrinseco tra fede e carità. Dove si esprime il senso del mistero. il divino nell’umano e l’umano nel divino. Senza preghiera la carità si svuoterebbe. Sarebbe pua filantropia incapace di conferire significato alla comunione fraterna. 

Vogliamo essere significativi? Gioiosamente significativi? Vogliamo dare prospettive di un mondo migliore a questo nostro tempo? Mettiamocela tutta. Investiamoci tempo ed energia. Non è facile. Richiede la fatica della ricerca.  Ma se ciascuno investe nella forza del Vangelo può farcela. E la nostra associazione può essere, qui ed ora, luogo di speranza e trasformazione. 

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