Cosa ci ha detto il Papa (fase II: anni 60-70)


E' del 1963, il discorso ai partecipanti ad un convegno Enaip in cui Papa Paolo VI cita la formazione professionale come qualcosa che nasce dalla vita, ancor prima che dalla scuola, dalla pratica, ancora prima che dalla teoria.  E sempre dello stesso anno il discorso in occasione del congresso, ricco di spunti preziosi.  Da una parte il Papa riprende le motivazioni che hanno portato alla nascita delle Acli stesse. E' un passaggio in cui è contenuta l'implicita rivendicazione del ruolo centrale della Chiesa nella nascita delle Acli e la (forse implicita) consapevolezza che quel rapporto, così libero e stretto allo stesso tempo, per crescere avrebbe dovuto necessariamente attraversare una fase di rivendicazione di autonomia e rottura:  
Si pensò alle ACLI, come organizzazione libera e responsabile, aperta all’accoglienza delle masse lavoratrici con la massima larghezza possibile, basata su criteri democratici, non statutariamente collegata con altre associazioni cattoliche riconosciute, ma non priva della dignità, della forza, della vocazione del nome cristiano, ché anzi su questo nome la nuova formazione doveva puntare e far leva, come sulla sua ragion d’essere e come sul titolo superiore della sua autorità nel campo cattolico e della sua inconfondibile peculiarità di fronte alla società e all’opinione pubblica. 
Doveva essere cioè un organismo nuovo, di semplice, ma piena espressione morale e sociale,  (…) relativamente autonomo e capace di dare ai Lavoratori non soltanto la possibilità, ma l’idoneità altresì di esprimersi con loro proprio linguaggio e di allenarsi all’esercizio di loro proprie funzioni. Cioè: l’istituzione delle ACLI fu un grande gesto di bontà e di fiducia della Chiesa verso i Lavoratori. (…) 

E fu un rischio, che chi è padre, chi è maestro conosce e affronta in un dato momento, quando vuole che il figlio impari a camminare da uomo, e che il discepolo diventi maturo a ragionare e a fare da sè. 

Fu un’intuizione e quasi una preparazione dei tempi nuovi: occorreva aprire alle categorie dei Lavoratori la via di transito dalla fase di strumenti fisici ed ignari della produzione alla fase di operatori coscienti e gradualmente idonei a partecipare ai momenti responsabili e razionali della produzione stessa;

occorreva offrire alle masse lavoratrici l’alternativa liberatrice fra la lotta di classe e l’ascesa ordinata ad una società più equamente organizzata; occorreva proporre al mondo del lavoro una formula che considerasse, ma non limitasse la sua difesa al solo interesse economico e ad un fatale inquadramento sociale, ma interpretasse le aspirazioni profonde e legittime del Lavoratore educandolo alla giusta e ragionata rivendicazione d’ogni suo interesse, materiale e spirituale, e alla partecipazione progressiva ad ogni forma della vita sociale, con senso superiore di solidarietà e di responsabilità verso il bene di tutti.
Poi prova a definire le Acli. Prima in negativo, per differenza: 
Le ACLI, si chiede da alcuni, che cosa sono? non sindacato, non partito, non confraternita, non cooperativa, non accademia, non società sportiva, o altro: che cosa sono?
Il tempo era differente e differenti erano le forme, anche giuridiche. Ma è interessante perché oggi le Acli (prese nel complessivo del “Sistema”) sono anche sindacato, cooperativa, impresa sociale, società sportiva... e tanto altro ancora... E la domanda che, in fondo, ci stiamo ponendo è anche "Come si mantiene quella "l'alterità aclista" che anche il Papa ritiene valore quando, in pratica, siamo anche “una serie di altre cose specifiche”?

E quindi in positivo, attraverso le funzioni principali che esercitano, che sono 3 (connesse tra loro)la testimonianza religiosa nel campo sociale, la formazione della coscienza e della cultura cristiana appropriata alle classi lavoratrici, la promozione dei legittimi interessi delle categorie lavoratrici.
Tocca a voi, aclisti, dire al mondo del lavoro che (...) Cristo è amico, fratello, maestro, collega, salvatore (...) del lavoratore; tocca a voi, Aclisti (...) porre davanti ai vostri rispettivi colleghi di lavoro il modello d’un uomo cosciente, sano, onesto, vigoroso, e credente e praticante una religione (...) della speranza e della vita (testimonianza religiosa nel campo sociale).   

Voi organizzate scuole, corsi, conferenze, studi, degni d’encomio e d’incoraggiamento. E ciò non solo per una migliore qualificazione professionale - ch’è già degnissima e necessaria cosa -, ma anche per una qualificazione ideologica e spirituale, (...) convegni estivi di operai e di operaie, che sacrificavano i pochi giorni delle loro vacanze annuali per istruirsi, per prepararsi, per ricevere una migliore formazione intellettuale e religiosa (formazione).   

Promozione dei legittimi interessi delle categorie lavoratrici: È funzione che altri, cioè i sindacalisti ed i politici, esercitano con specifica competenza: ma la conoscenza e la formulazione dei termini concreti di certe questioni, come dei termini dottrinali e giuridici delle questioni stesse, possono essere, a profitto di tutti, anche vostre. 
Lo stimolo che viene in tal modo dal vostro settore, che dovrebbe essere contrassegnato dalla serenità di chi giudica le cose senza esservi implicato da peculiari interessi diretti, può essere benefico e confortatore, come un servizio di vigilanza e di alacrità nella tutela e nella promozione della causa dei Lavoratori.
Nel 1963 le Acli che Papa Paolo VI descrive fondano l'identità sull'essere un'associazione di lavoratori. Se non aggregassero lavoratori non potrebbero essere presenti nel mondo del lavoro e, in quel mondo, non potrebbero parlare "da dentro". Se non aggregassero lavoratori non avrebbero la conoscenza diretta delle questioni e non potrebbero fare promozione dei legittimi interessi dei lavoratori. 

Nel 1965 la mission delle Acli secondo Papa Paolo VI è quella:

non politica, né sindacale, ma morale, cioè umanamente più ampia e fondamentale - di guidare il popolo lavoratore alla sua elevazione economica, sociale, civile, religiosa, nella coscienza della dignità d’ogni umana persona e d’ogni onesta fatica; nello studio e nella difesa dei suoi legittimi interessi; nella visione superiore e moderna del bene comune, nell’unione salda e fraterna, nella difesa della libertà e nell’attuazione d’una progressiva giustizia sociale.

Ed è lo stesso papa a definire grande ed arduo questo programma, ma esorta anche abbiate coraggio. Abbiate fede ed esercitate:

fedeltà alla vita cristiana sinceramente professata come forza interiore trasfigurante e come esempio esteriore trascinatore; 

conoscenza della dottrina sociale cristiana, la quale attende ancora d’essere volenterosamente e integralmente applicata; 

sforzo per la sempre migliore qualificazione morale e professionale del lavoratore; 

impegno di servizio e di aiuto ai fratelli, specialmente per coloro che sono provati dalla disoccupazione e dalla sofferenza; 

Affinchè  le ACLI siano nell’officina, nello stabilimento, nell’azienda, nel laboratorio, nei campi, negli uffici e nei servizi il lievito che fa fermentare la massa, cioè tutto quel nostro immenso popolo lavoratore. 

Sempre nel 1965 Papa Paolo VI si rivolge ai giovani delle Acli. Il mondo del lavoro è profondamente cambiato dal 1965 ad oggi e la descrizione delle categorie dei giovani di quegli anni non registra la precarietà e l’assenza di lavoro o prospettive che sono così diffuse oggi tra i giovani. Eppure il richiamo al riscoprire e ricostruire un’etica del lavoro non è inattuale. Lo stare, lavoratori tra lavoratori, disoccupati tra disoccupati, giovani tra giovani, nel pieno della realtà pare ancora oggi un richiamo di senso. 
Siete lavoratori? Chi vi ha condotti qua ce lo assicura”. Essere lavoratore è già un titolo di serietà, è una qualifica rispettabile, anzi un merito ed un onore. Essere lavoratori vuol dire che prendete la vita sul serio, che sapete che cosa è il dovere, conoscete il valore del tempo, del denaro, della fatica,

Cristo e lavoro; dovete anche persuadervi che per collegare, nella vita pratica, questi due termini, Cristo e lavoro, voi dovete essere direttamente impegnati. 
Tocca a voi portare e riportare Cristo nel mondo del lavoro. Non si tratta di fare propaganda fanatica, né di assumere atteggiamenti bigotti, e nemmeno di rinchiudersi in cenacoli chiusi o di straniarsi dalla partecipazione della vita operaia. Si tratta di non privare questa vita operaia della sua dignità spirituale, dei suoi diritti religiosi e morali: si tratta di infondere nel lavoro il senso cristiano ed umano, che lo nobilita, lo fortifica, lo purifica, lo conforta e lo pervade di buoni sentimenti di solidarietà ed amicizia, e lo aiuta a difendere i propri interessi economici e professionali con spirito di giustizia e di comprensione del bene comune.   

E prima nel 1966, poi ancora nel 1968, Papa Paolo VI parla agli assistenti delle Acli. E sembra un grido accorato: 

Perseverate! Sì, continuate nel vostro ministero di assistenza religiosa, di consiglio morale, di amicizia cristiana, di comprensione umana, di presenza vissuta, di dono di voi stessi alle Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani.  
L’assistenza spirituale al mondo del lavoro non è impresa leggera e di copioso rendimento; essa presenta oggi non poche difficoltà (…) espone talvolta a solidarietà compromettenti, e incontra più spesso critiche che approvazioni, sia nell’opinione pubblica, che in quella cattolica (…) espone a sbagli, a intemperanze, a sconfessioni; condotta invece con comoda moderazione autocritica e prudenziale, perde molto della sua efficacia (…).   
E sempre nel 1968, in un’udienza generale dedicata al tema dell’obbedienza, il Papa si rivolge ai partecipanti ai corsi per dirigenti del Patronato Acli

Che cosa siano i Patronati delle ACLI tutti sanno: sono organi speciali di queste medesime Associazioni per assistere i lavoratori in tutte le loro necessità (all’infuori di quelle sindacali). La società moderna è molto complessa, possiede tante opere e provvidenze, tanti organismi e tante iniziative, in favore dei lavoratori, i quali sono presi ed angustiati da tante assillanti necessità, e sono spesso senza guida e senza assistenza, non solo per mancanza di mezzi, ma anche per mancanza di pratica e di tempo. L’assistenza del Patronato merita lode e sostegno, innanzi tutto perché è opera di fratelli a fratelli, di colleghi a colleghi, tutta pervasa di quel senso di umanità e di spiritualità, che più propriamente noi chiamiamo carità, grande, nobilissimo nome, che ci introduce nel cuore del mistero cristiano. 
E merita lode e sostegno l’opera del Patronato ACLI perché intelligente, competente, moderna, addestrata alle arti delle relazioni umane dell’odierna società, dove, senza una specifica preparazione e senza un po’ di cuore, il lavoratore può trovarsi irretito dalle complicazioni burocratiche e dalle difficoltà formali, che gli impediscono di accedere a quelle stesse istituzioni che sono state concepite e promosse in suo favore: così dicasi, ad esempio, della previdenza, delle assicurazioni sia di malattia, che d’infortunio o di vecchiaia, sia per il lavoratore, che per la sua famiglia; dicasi dell’istruzione professionale, del risparmio, della disoccupazione, e così via.

Il messaggio del Papa alla Dei nel 1971 è già “dopo”.

Noi abbiamo visto con rammarico il recente dramma delle ACLI; e cioè abbiamo deplorato, pur lasciando piena libertà, che la Direzione delle ACLI abbia voluto mutare l’impegno statutario del movimento e qualificarlo politicamente, scegliendo per di più una linea socialista, con le sue discutibili e pericolose implicazioni dottrinali e sociali. 

Il movimento, che ha goduto in Italia per non brevi anni di particolare interessamento da parte della Chiesa, è purtroppo così uscito, di sua iniziativa, dall’ambito delle associazioni, per le quali la Gerarchia accorda il suo «consenso». 

Noi condividiamo il vostro voto che, anche nella presente situazione, le ACLI vogliano ricordare l’origine e lo scopo per cui sono state istituite, e non vogliano scostarsi dalla conformità ai principi professati dal magistero della Chiesa nel campo degli orientamenti sociali. 


La specificità delle Acli parrebbe quella di non avere specificità -

Tra religione e organizzazione  Il caso delle Acli – A cura di Ilvo Diamanti e Enzo Pace Pubblicazioni della facoltà di scienze politiche de...