Io le capisco, ma io che c'entro?


Prima mattina, autobus pieno. 

Ubriaco urlante con birra in mano intercalando tre parole e tre bestemmie...

Il discorso aveva gli incisi infiniti, le mille parentesi aperte e le molte connessioni deboli, da ubriaco. 

Ma c'era un filo di fondo, che era: 

"Le donne oggi ci hanno sottomesso.

Governano e stanno mandando in malora il mondo.

Non le puoi toccare, non puoi dire niente.

Giornalisti compiacenti e uomini di cultura le assecondano. Per salvarsi. Schiavi. 

Io le capisco, le donne.

Perché le abbiamo sottomesse per secoli.

Le menavamo. Dovevano starci con noi a forza. 

Non potevano votare. 

Immagina te quanto veleno hanno accumulato in corpo, passandoselo da madre a figlia. 

Io le capisco, ma che parità e paritá...

Oggi queste comandano tutto. 

E noi ci dobbiamo sottomettere. 

Ma io che c'entro? 

Io oggi non mi voglio sottomettere.

Io non ci sto. 

Che devo essere io il più fesso di tutti? 

Io se le donne non mi lasciano libero de fa quello che me pare, je meno...".

Dagli sguardi di solidarietà tra passeggeri, nella mezz'ora di tragitto che é stato, riporto tre cose: 

1. Anche cercando di non farlo, é impossibile non ascoltare, cercando una logica, i discorsi di un ubriaco...

2. Più di un uomo, non condividendo né tono, né modo, né conclusioni, di fondo si riconosceva in quel sentirsi vittima innocente. E questo mi pare un nodo. 

3. Lunedì. Mattina. Ottimo inizio di settimana 

Daje. 😎 💪

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