Minimo comune multiplo


di un lavoratore delle Acli 
Sarebbe interessante iniziare dal minimo a partire dalla propria mission: accompagnare la gente perché possa rispondere ai bisogni sociali e personali minimi. Penso sia un’esigenza essenziale in una società povera di relazioni. Quel minimo si pone a servizio dell’uomo e della donna nelle loro declinazioni di cittadino e cittadina, di lavoratore e lavoratrice, di cristiano e cristiana.
È possibile? Oggi possiamo indicare alcune esigenze basilari sulle quali impegnare un’associazione di promozione sociale?
Quando le Acli scoprono il minimo, hanno potenzialità per essere luogo di aggregazione della socialità, di promozione di cittadinanza attiva, di tutela della dignità delle persone. È possibile mettere a sistema buone pratiche sparse?
Quel minimo lo trasformano in comune. Le Acli hanno questa qualità speciale: costruire reti di condivisione, che diventano moltiplicatore sociale quando perdono tempo nella cura e nella custodia delle relazioni.
Il minimo in comune diventa moltiplicatore di azione sociale quando mostra Acli attraenti per il loro sguardo di speranza che non si arrende, piuttosto che affaticate nelle occupazioni quotidiane e attardate nella gestione della propria governance.
Quel minimo parte dalla consapevolezza di essere uomini e donne in carne e ossa al servizio degli uomini e donne in carne e ossa non di un’idea.
Per iniziare dal minimo oggi occorre avere il coraggio di proporre una visione di uomo. La Chiesa italiana rifletterà tra pochi giorni sul nuovo umanesimo.
Le Acli verso quale visione di umanità si dirigono: narcisista o solidale; tecnocratica o democratica; individualista o personalista, consumista o generatrice.
Le tre fedeltà aiutano a rispondere, perché indicano tre relazioni per leggere la nostra storia: quelle della città, del mondo della produzione, della comunità ecclesiale. Come vivere pienamente la città attraverso la crescita della partecipazione? Come costruire un’economia sostenibile per puntare a una ricchezza per tutti? Come portare la sapienza della profezia cristiana nel dialogo con il mondo?
Prendere a cuore le relazioni, coltivarle nella quotidianità potrebbe essere una via aclista per leggere il nuovo umanesimo.
Le persone nelle loro comunità sono il minimo comune multiplo. Metterle al centro nei luoghi di lavoro, a iniziare da quel luogo di lavoro che per molti sono le Acli, significa attivare una nuova forma di responsabilità e di libertà che valorizza la condivisione di una vocazione.
Mettere al centro la persona nella città a iniziare dalle esperienze di volontariato nei nuclei e circoli che dovrebbero aspirare a rendere protagonisti i cittadini nelle loro comunità, significa attivare percorsi di partecipazione che danno linfa a una democrazia piatta.
Mettere al centro la persona nella Chiesa significa aprire nuovi dialoghi con le comunità per favorirne l’uscita dalle mura parrocchiali e accompagnarle allo scoperto, lì dove le Acli hanno vissuto, per 70 anni, come un avamposto.

La specificità delle Acli parrebbe quella di non avere specificità -

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