Quale rigenerazione per quale periferia


Il 31 dicembre 2021 è stato pubblicato il decreto di assegnazione dei finanziamenti per la prima delle misure del PNRR dedicata alla rigenerazione urbana (1).  E'  già un coro di proteste da parte dei Comuni esclusi. L’intera Italia del Nordest, ad esempio, ottiene poco o nulla. Perché? Per via del criterio utilizzato: l’indicatore di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM). E in effetti non hanno tutti i torti. Vediamo perché, anche rispetto a Roma 

.https://www.ricercaroma.it/quale-rigenerazione-pnrr/?fbclid=IwAR0pFbXcYS7lVDTWpfaw2yQN--nG2d6DYDrZXzHAc6EWwi2i6XtD-imChdU

Sarà lungo ricostruire


Non ci sono più i partiti.
Né le visioni.
Le coalizioni risultano fluide, contingenti e molteplici.
Almeno 3 piani contemporanei
La maggioranza - opposizione.
Centro destra - centro sinistra.
Ex maggioranza - ex opposizione.
Più la riserva non collocabile di gruppo misto.
Più i regionali ancora più complessi da collocare.
Più dinamiche interne ai partiti.
E limiti caratteriali dei leader.
Molto difficile fare sintesi così.
Comunque vada nel presente (c'è sempre, a volte, il colpo di genio o il colpo di fortuna) sarà una dinamica che influirà sul futuro.
E sarà lungo ricostruire.

weplat




Un progetto di ricerca sulle piattaforme di welfare con 3 obiettivi:

Il primo obiettivo è descrittivo, di mappatura di un fenomeno ancora poco esplorato ma che presenta forti tassi di crescita sia in Italia che all'estero.

Il secondo obiettivo è analitico, di individuazione delle variabili organizzative e di servizio che caratterizzano i diversi modelli di piattaforma di welfare.

l terzo obiettivo è di co-progettazione di piattaforme di welfare che rispondano in modo adeguato alle esigenze di utenti, provider e policy makers

Interessante. 

https://www.weplat.it/?fbclid=IwAR35aK78D_7Qwki7uVD3DzrmUkokw8yW3ezD2yKWXMK_9hZ2vOAZCnZeWEU

Felicità (senza nulla togliere al valore della rabbia)


 

Si può cercare almeno di non cambiare in peggio, di qui e di là...


Si ma...se il motivo per cui si propone a Presidente della Repubblica il presidente del consiglio è la difficoltà di trovare un accordo sul presidente della Repubblica...
Poi ci si ritrova con la difficoltà (più grossa) di trovare un accordo per il presidente del consiglio...
E se invece l'accordo sul presidente del consiglio si trova, già come condizione connessa all'accordo del presidente della Repubblica, allora non è che forse l'obiettivo era anche promuovere per rimuovere il presidente del consiglio...(perché andare a votare adesso non conviene e una crisi non é nemmeno responsabile, ma ci siamo infilati in una escalation di modalità di gestione della pandemia da cui si esce solo con un cambio elegante?).
Resta comunque il problema del chi.
E del trovare un consenso ampio da dare al cambiamento.
E forse l'idea che ci sia consapevolezza di dover cambiare approccio é una pia illusione...
Allora se non si riesce a cambiare in meglio, si può cercare almeno di non cambiare in peggio, di qui e di là.

Metamorfosi


Nei tempi di cambiamento ci sono alcuni aspetti che cambiano, ma non troppi.

In tempi di rivoluzione il cambiamento è ampio, anche violento, ma con uno schema logico comprensibile.

In tempi di metamorfosi ci si sveglia trovandosi diversi in un mondo che non si riconosce più. E non si comprende più quale sia il principio ispiratore del mondo in cui si vive. Nella metamorfosi nessuno sa orientarsi. E l'ansia generalizzata deriva da questo. 

La pandemia ha accelerato alcuni processi. Ma eravamo già in un tempo di metamorfosi che porta con sè una condizione digitale. Cioè siamo in una situazione in cui il digitale ci condiziona. Ha un ampio potere su di noi e sulle nostre vite ed ha anche il potere di modificare i sistemi economici, i sistemi giuridici... 

A fronte di questo abbiamo bisogno di una Antronomia. Di un pensiero che sostenga l'idea di rimettere al centro l'umano. Non per  contrapporsi alla tecnica (che è parte di noi da sempre). Ma perchè la tecnica possa essere usata per rendere l'umano più umano. Per umanizzare la tecnica e non far macchinizzare l'umano. 


Capacità negativa


"La complessità porta con sè incertezza, ambiguità, trade off difficili da gestire. Si tratta di condizioni che non favoriscono i decisori. E' più semplice agire come se la complessità non esistesse, proponendo soluzioni semplici e semplicistiche, facilmente attuabili e comprensibili da tutti". O quasi, aggiungo io. E in quel quasi credo ci passi una parte del problema che oggi abbiamo nella gestione della pandemia. 

Nei primi mesi di emergenza la situazione imponeva di provare a governare gli effetti immediatamente visibili e di breve periodo. L'azione di governo si è quindi naturalmente concentrata sugli aspetti sanitari, provando a contenere i decessi e poi sugli aspetti economici, elargendo ristori per bilanciare le perdite. Ma nel frattempo il tempo è passato e la complessità della realtà è risultata sempre più evidente. "Ridurre la complessità significa rinunciare a gestire il complesso bilanciamento tra gli aspetti, schermandosi dietro il parere di esperti". "Se si coinvolgono virologhi ed epidemiologi nelle decisioni politiche il loro punto di vista e la loro consapevolezza della situazione saranno naturalmente sbilanciati verso uno dei poli del trade off, nel caso specifico la salguardia della salute umana. Viceversa, se si coinvolgessero nella decisione economisti, psicologi, sociologi, imprenditori... per loro natura sarebbero portati a considerare in maniera dominante gli impatti delle scelte politiche sulla tenuta economica del Paese e sulle ripercussioni sociali e psicologiche delle persone".  Ridurre la complessità puntando ad un unico obiettivo semplifica certamente l'azione di governo ma crea effetti esponenziali sulle variabili che si è scelto di non considerare. 

Tra chi obietta alle modalità di gestione della pandemia probabilmente c'è chi è in mala fede, chi è particolarmente e irrazionalmente spaventato, ma credo ci sia anche chi in realtà ha una comprensione maggiore della media della complessità del presente e fatica ad accettare il ragionamento eccessivamente riduzionista ed estremamente semplificato che si tende a presentare. 

Uno dei fondamenti per stare nella complessità è allenarsi a "pensare bene" che vuol dire, tra le altre cose, riconoscere i limiti della conoscenza e resistere alla tendenza di conformarsi all'idea dominante. Non si tratta di cercare protagonismo a tutti i costi facendo il "bastian contrario". Si tratta di riconoscere che il dubbio non è nemico della scienza. Il dubbio è fonte di conoscenza. In fondo Edgar Morin diceva "L'unica conoscenza che valga è quella che si alimenta d'incertezza e il solo pensiero che vive è quello che si mantiene alla temperatura della propria distruzione". Difendere le scelte politiche contingenti, assunte oggi in virtù di una difesa della "verità assoluta ed universale" dell'approccio scientifico è un paradosso. Lo era già in tempi passati, lo è ancora maggiormente oggi, in tempo di complessità. La complessità del presente richiede il rapportarsi con diverse verità contestuali

Dal momento che è passato un po' di tempo, oggi è possibile dirci che molte delle misure antiterroristiche adottate negli aeroporti dopo il 2001 non diminuivano realmente la minaccia estremistica ma servivano da "messa in scena" per rassicurare e dare l'impressione che le autorità stessero facendo qualcosa (la fonte non sono io, è un tal Bruce Schneier, esperto di sicurezza degli Stati Uniti, citato nel libro). Ma i ceck in sono restati in tutti gli aeroporti e stazioni, così come sono restati i blocchi di cemento all'entrata dei mercati rionali. Probabilmente in quel momento non c'era alternativa a ciò che è stato messo in campo. Ma almeno oggi possiamo riconoscere che spesso perdiamo la capacità di registrare che cosa sta avvenendo perchè siamo accecati dall'obiettivo che vogliamo ottenere. 

Per vivere nella complessità è necessario coltivare ciò che viene chiamato ridondanza cognitiva, ossia la capacità di farsi le domande giuste, riuscendo a cambiare prospettiva per osservare la situazione da punti di vista differenti. Ed è qualcosa che riusciamo a mettere in campo quando ci serve, solo se l'abbiamo precedentemente allenato. 

Per governare la complessità abbiamo bisogno di complessificare il pensiero, ricercare il confronto ed il diverso, aspettarsi l'inaspettato, uscire dai confini del sapere specialistico, farsi domande nuove, non accontenterei delle solite risposte. le nostre azioni sono guidate da ciò che riusciamo ad immaginare. Essere in grado di generare diverse opzioni di mondo, diverse alternative di realtà è il modo di approcciarsi al futuro. Non più pianificare una modalità per arrivare al punto x. Ma ampliare i nostri modelli mentali per attivare ed appliare il circolo di apprendimento continuo. La realtà è talmente mutevole da non essere meccanicamente prevedibile. Ogni sforzo in questo senso è vano. Non si tratta di prevedere il futuro, ma di allenarsi ai diversi futuri possibili. Ampliare la nostra capacità di complessificare il pensiero e ampliare l'abilità di visualizzare il maggior numero di futuri possibili. Questo ci rende più pronti a ciò che verrà. Non perchè azzeccheremo di più l previsioni, ma perchè ridurrà la probabilità di restare sorpresi ed immobilizzati di fronte agli eventi e ed agli effetti negativi delle nostre stesse azioni e decisioni. 

Demonizzare chi la pensa diversamente, deriderlo, non è eticamente sbagliato nei suoi confronti. E' egoisticamente sbagliato nei confronti di noi stessi. Il confronto collaborativo con persone ed idee diverse ha una valenza di arricchimento cognitivo ed emozionale. Ma non avviene in automatico. Se la discussione è orientata a vedere chi ha ragione o a ribadire chi dei due detiene maggiore potere, il miracolo dell'arricchimento cognitivo non si compie. Per attivare il circolo di apprendimento abbiamo bisogno di reale apertura verso gli altri, includendo i loro saperi, le loro esperienze, la loro diversità. Abbiamo bisogno di essere capaci di costruire contesti in cui lo scambio possa avvenire. 

Può essere questo uno dei mestieri della società civile, oggi? Può essere uno dei compiti trasversali dell'associarsi? E' ancora possibile che questo sia un compito degli "intellettuali"? 

Noi siamo essenzialmente dei costruttori di certezze. Affrontiamo l'ignoto riducendolo al noto. Questo è ciò che spesso mi pare accada, da entrambe le parti del "fronte". Incertezza, precarietà e ambiguità invece sono ineliminabili. Abbiamo bisogno di allenarci a tollerarne la presenza, senza cadere in ansia o sequestro emotivo.  Altrimenti siiamo talmente preda di forti emozioni che queste finiscono per prendere il controllo della nostra attenzione. Il risultato è che ci fissiamo su ciò che ci turba dimenticando tutto il resto" (Goleman). Questo è ciò che viene chiamato capacità negativa. Ed è un'altra cosa che ci serve in questi tempi. 










 

Referti


Non sono bastati 2 anni di pandemia per organizzare il ritiro in modalità non cartacea di un referto di visita medica (tra l'altro attesa per mesi, ovviamente).
É chiaro che abbiamo tempi di apprendimento molto lenti. Pensavo.
Poi oggi scopro che c'è pure una fila lunghissima perché il "ritiro referti" é unificato a quello degli esiti dei tamponi...e allora non è lentezza di apprendimento, é perversione organizzativa...


Sufficientemente

 

E' sufficientemente ironico, cinico ed anche sarcastico. Ma nei confronti di tutti, anche dei presunti "buoni". Per cui: si, merita. 



Diritto al gioco


Ognuno ha il diritto di giocare in giochi fisici e digitali, sia in presenza che in rete.

Il gioco deve servire al divertimento e a conoscere nuove persone e deve avvenire nel rispetto di tutti i giocatori. Il gioco è un diritto a tutte le età. I genitori hanno il diritto di giocare coi propri figli. Il diritto al gioco nelle forme indicate in precedenza deve essere garantito anche a chi ha difficoltà economiche, motorie o altre difficoltà.

Tutti hanno il diritto di giocare in modo responsabile mantenendo i propri doveri.
Fare sport è un modo per giocare migliorandosi fisicamente, mentalmente, nei propri interessi, nelle relazioni e nel modo di gestire i conflitti.

Ognuno ha il diritto di scegliere con chi giocare e fare sport. è un dovere di ciascuno fare in modo che, chi vuole giocare e fare sport, possa accedere ai giochi fisici e on line, senza barriere e pregiudizi.

Il gioco on line deve essere consentito anche con persone che non si conoscono e abitanti in tutto il mondo senza esclusioni, garantendo sia la piena sicurezza del giocatore che quella dei suoi dispositivi.

La Repubblica deve garantire che ci siano spazi di gioco in tutte le sue forme, all’aria aperta e al chiuso, gratuiti e aperti a tutti, dove le persone si possano incontrare per giocare e fare sport insieme.Deve essere garantita a tutti la possibilità di partecipare agli sport anche come spettatori, e almeno una modalità di fruizione deve essere gratuita. 


(Articolo per la Costituzione del 2050 scritto dai ragazzi di una comunità di accoglienza per minori). 

Cos'è questo progetto? Ragazzi e ragazze giovanissimi provenienti da tutta Italia scrivono in maniera partecipata una Costituzione Italiana per il 2050, dando voce al loro desiderio di sostenibilità e giustizia. 

Nei laboratori di scrittura collettiva, i giovani protagonisti (dai 15 ai 25 anni) scelgono un tema centrale per la democrazia del Paese nel 2050, muovendosi tra le questioni già trattate nella nostra Costituzione e temi del tutto nuovi, nati dal profondo cambiamento del Paese. 

Tra quelli già individuati citiamo: relazioni digitali, energia e cittadinanza, gioco e sport, tutela delle scelte personali…

ri-costituzione

Per evitare il contagio


 

Mirsada: 30 anni dopo: Non c'è contraddizione tra profezia ed organizzazione


Sono tra coloro che erano scesi dalla nave ad Ancona quel giorno. Ma non avevo mai sentito questa conferenza stampa. Tantissimi gli spunti interessanti, personalmente persino emozionanti, soprattutto ascoltando le vive voci. 


A 30 anni di distanza, il concetto di profezia lo trovo incarnato in modo anche diverso da quanto allora si intendeva: 


Il senso del limite, che è schiettamente onesto ma rifiuta la logica del vincere o perdere con Giovanni Bianchi che dice: la radice di questa missione è stato di aver capito che non noi facciamo la pace, ma la pace viene, credo che questo abbia uno spessore politico e uno spessore teologico. 


La guerra in Bosnia come fine della contrapposizione per blocchi ideologici e avvio di una frammentazione complessa che, marciando sulla pulizia etnica, alimenta e sostiene guerre locali tra bande. 

C'è bisogno di agire con grande pazienza, correndo qualche rischio, con molto coraggio e molta determinazione e intenzione. Cosa vuol dire interposizione nonviolenza quando non ci si trova più di fronte a due gruppi compatti ma ad una guerra tra bande? Abbiamo avuto modo di incontrare alcuni di queste bande, che non rispondono più nemmeno ai loro capi locali. Agire in questi contesti richiede molto tempo, molto monitoraggio, molta tessitura. La pazienza di tutti questi contatti si può imparare solo sul campo, non si può imparare da lontano. Andare verso la guerra ci ha fatto capire cosa serve per agire per la pace. Questo ci pone problemi nuovi, che abbiamo appreso.  (Giovanni Bianchi).  

La complessità della guerra richiede adeguata altrettante complessità di pensiero nostro, affinché da questo vengano poi proposte adeguate alla situazione.  (Raffaella Bolini)

Bisognerà definire degli obiettivi, con la profezia che spinge. Misurando le nostre forze  secondo l’intensità del bisogno che c’è e quella spinta che mi sento di chiamare profetica e che sa organizzarsi. Non vedo contraddizione tra profezia e organizzazione. (Giovanni Bianchi) 

 Il rifiuto di trovare capri espiatori nella normalità altrui: 

Con una apparente contraddizioni. La guerra avviene in alcune zone limitate. Superato un confine invisibile, poco più in là, la gente fa i bagni e così via. Ci sono zone dove la guerra è vissuta in tutta la sua ferocia, uccisioni, massacri, come si esce da quello spazio c’è una innaturale distensione psicologica, la vita sembra continuare secondo ritmi normali e questo stride molto ai nostri occhi. Ma la gente ha bisogno anche di questo per sopravvivere. 

A questo link la registrazione integrale:  http://www.radioradicale.it/scheda/55978

Nota esplicativa: 

Mirsda. Marcia di interposizione nonviolenta in Bosnia Erzegovina. Estate 1993. 

1500 persone partecipanti. Conferenza stampa al rientro ad Ancona. 




Giovanni Bianchi (ACLI) Raffaella Bolini (ARCI) Mons Bona (Caritas), Giorgio Bonelli (Ufficio Stampa ACLI) con rappresentanti degli Obiettori di Coscienza rispondono alle domande dei giornalisti in una conferenza stampa che chiede una prima valutazione su quanto accaduto. 


Enalotto


gennaio...a proposito di lotterie ed estrazioni...

Enalotto viene da Enal Ente Nazionale Assistenza Lavoratori, che nel primo dopoguerra contava circa 13.000 circoli e che gestiva il concorso Enalotto.

Quando nacquero le Acli, ai circoli Acli (ed a quelli Endas e Giac e successivamente Arci ed ai Cral aziendali) furono riconosciuti gli stessi benefici di legge previsti per i circoli Enal e (in alcuni casi) fu concesso l'uso di strutture appartenenti all'Enal.

In alcune storie di circoli Ali si rimanda alla precedente presenza del circolo Enal.



Il genio che indovina tutti i personaggi (o quasi)

Viaggio di ritorno, in macchina.
Trovare pe
rsonaggi famosi da far indovinare ad Akinetor.
Livio Labor l'ha indovinato al terzo colpo (ed ed già stato proposto da 24 persone). Però lo mette come "fondatore delle Acli".
Martini al secondo colpo (ed ed stato cercato da centinaia di persone).
Entrambi nella categoria personaggi rari.
Achille Grandi e Giovanni Bianchi non li ha indovinati.
La Bonino è più rara della Pivetti (Irene) per cui la domanda chiave però é sulla sorella Veronica.
Desmond Tutu beccato al primo colpo in poche domande.
Tonino Bello al secondo colpo.
Tra le domande ricorrenti: "è stato scoperto grazie a youtube?" Indica il target medio di riferimento.

I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...