In una società realmente progredita


In una società realmente progredita il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perchè non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma è anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere se stessi, per condividere doni, per poter sentirsi corresponsabili del miglioramento del mondo, ed in definitiva per vivere come popolo. 

#fratellitutti

Don Bruno Bignami ai lavoratori Acli 

Incontri


I primi incontri furono sicuramente a casa, con papà che guardava Blitz e L'altra domenica.
L'incontro più personale credo fu questo, che parlava di personaggi che noi avevamo appena scoperto.

Tra prossimità e sicurezza: social street e gruppi di controllo di vicinato. Forme leggere di associarsi. - Niccolò Morelli



di Niccolò Morelli - Università di Genova.


Abbiamo provato ad osservare l’agire nel contesto della prossimità, nel quartiere. L’agire nell’interazione tra digitale e fisico.  Attraverso la comparazione tra social street e gruppi di controllo di vicinato. Le social street sono persone che non si conoscono, che riconoscono che non conoscersi è un problema e che cercano di creare rapporti di prossimità. Lo fanno tra digitale e reale. Partono da gruppi fb e poi si trovano nella via. 


Le ricerche empiriche mostrano che le esperienze di social street, attraverso la convivialità, nella pandemia hanno svolto anche una funzione di mutuo aiuto, portando la spesa a casa dei contagiati, hanno promosso le balconate del “ce la faremo” e al tempo stesso hanno permesso un aumento della percezione di sicurezza del quartiere: conosco il mio vicino, mi rendo conto che non è brutto e cattivo, sento che mi posso fidare. Mi sento meno solo nella città. Sento che, in ogni caso, anche accadesse qualcosa, ho una rete di supporto.

Partecipazione. collaborazione e piattaforme. Nessuna incompatibilità di principio, ma nessun automatismo. - Ivana Pais


di Ivana Pais 

Io tratto un tema che lavora su prodromi e prerequisiti della partecipazione sociale e dell’associazionismo, perché io studio il digitale, non in termini di sondaggi online ma, negli ultimi 15 anni, ho studiato il ruolo del digitale nei rapporti tra economia e società. Gli studenti qui presenti non se lo ricorderanno, ma una decina di anni fa sono nate le piattaforme digitali che noi abbiamo inserito sotto un cappello che abbiamo denominato sharing economy. In quegli anni le aspettative su queste piattaforme collaborative erano tante. Sono nate dalla convergenza tra fatti anche storici e di contingenza economica diversi: c’era stata crisi finanziaria, le tasche dei cittadini erano vuote e c’era bisogno di risparmiare. Iniziava ad emergere una sensibilità ambientalista, che poi si è manifestata con più forza. Nel frattempo le tecnologie ci mettevano a disposizione cose che per voi sono scontate ma che per noi allora non lo erano, come ad esempio la geolocalizzazione: sapere dove si era, potendoci incontrare. Tra 10 anni, allo stesso modo, ci racconteremo come oggi stiamo iniziando ad esplorare Chatgpt e le sue possibilità. 

Ma visto che intanto dall’avvio delle piattaforme è passato del tempo è interessante vedere cosa ha generato, cosa ne abbiamo fatto e cosa non abbiamo saputo esplorare, per creare una economia che favorisca una relazione tra le persone. Il favorire la relazione era un prerequisito da cui poi poteva nascere altro. La sensibilità era forte. Il movimento sosteneva il bisogno di una economia diversa che favorisse una forma di partecipazione civica anche attraverso una partecipazione economica. Quello che è successo è che non è andata così. Ma il rischio che stiamo correndo è di non veder quello che c’è. Abbiamo sbagliato a posare lo sguardo. L’aspettativa era avere piattaforme collaborative. Con una aspettativa di determinismo tecnologico spinto. I dispositivi tecnologici avrebbero dovuto creare effetti sociali. Questo non è avvenuto. 

Il confine tra attivismo civico e politico, tra luoghi offline e online appare oggi progressivamente più poroso... - Luigi Ceccarini

Nell'intervento a "La partecipazione sociale" Luigi Ceccarini ha sostanzialmente ripreso le riflessioni dell'Osservatorio su Gli Italiani e lo Stato curato da LaPolis dell'Università di Urbino con Demos: 

QUELLA INSOPPRIMIBILE VOGLIA DI PARTECIPARE
[L. Ceccarini e M. Di Pierdomenico]

Nelle ultime due edizioni l'osservatorio su Gli italiani e lo Stato, curato da LaPolis dell'Università di Urbino con Demos, si era registrata una progressiva contrazione della partecipazione.

Gli ultimi dati mettono in evidenza una sensibile ripresa del coinvolgimento degli italiani dopo la "sospensione" indotta dalla pandemia. Rimane uno scenario segnato da incertezza nel futuro, ansia per le conseguenze della crisi del Covid, dell'a
ggressione all'Ucraina, e dalle aspettative verso il nuovo governo. In questa cornice di attesa, i cittadini stanno ricostruendo la loro collocazione nello spazio pubblico. È vero che la partecipazione elettorale ha sofferto dell'astensione più alta della storia repubblicana, ma su altri fronti si osserva un certo dinamismo. Se si confronta il quadro di oggi con quello pre-pandemico, la distanza appare ancora importante ma gli italiani stanno recuperando in termini partecipativi. Il volontariato è tra le attività più praticate (42%). Le tematiche ambientali, del territorio e della città hanno mobilitato un cittadino su tre (32%). Anche le azioni più esplicitamente politiche, come partecipare a manifestazioni di partito, proteste e flashmob, hanno coinvolto una componente non trascurabile di italiani (17%). Più dello scorso anno, ma un po' meno del 2019. Le petizioni, anche grazie alle piattaforme online, sono state firmate da un cittadino su tre (31%) con una partecipazione doppia tra i giovani (18-29 anni: 61%). E non appare marginale la componente di cittadini che ha discusso di politica nei social, nei forum online (25%).


Non si tratta certo dell'idealtipo di sfera pubblica, luogo di confronto e dibattito tra cittadini, ma denota un certo interesse, e forse preoccupazione, verso questioni di natura collettiva. Resta alta, anche se in calo, quanti ritengono la Rete uno strumento democratico per criticare pubblicamente l'azione di politici e governanti (64%) e quindi per impegnarsi. Dai dati emerge che la partecipazione dei cittadini non prende forma solo negli spazi tradizionali e in quelli digitali. Ma si sviluppa anche nelle pratiche della vita quotidiana, come i consumi. In ripresa appaiono stili di consumerismo critico, come il boicottaggio di prodotti o di brand (25%) o l'acquisto responsabile (42%), basati su motivazioni di natura etica, politica, ambientalista. Ancora più ampia è la quota di cittadini che ha speso del denaro con intenti filantropici, dove parte del guadagno serviva a sostenere una buona causa (53%). Il confine tra attivismo civico e politico, tra luoghi offline e online appare oggi progressivamente più poroso.

L'impegno dei cittadini sta assumendo un contorno ibrido.

Dell'associarsi non ne sappiamo tantissimo... - Tommaso Vitale


di Tommaso Vitale - 


Associarsi, mettersi insieme. Il punto fondamentale di ciò che dirò io oggi è: non ne sappiamo tantissimo. Possiamo essere un po’ sistemartici su alcuni temi, ma l’avventura e la logica della scoperta è qui: è ancora tutto da fare. Nel passato, collettivamente, nelle scienze sociali europee, ci siamo un po’ sbagliati nel modo di pensare e ragionare e spiegarci il fenomeno associativo. 


La partecipazione associativa e sociale è un aspetto centrale della modernità, della vita insieme:  cantiamo in una corale, giochiamo a calcio in un club amatoriale, ci incontriamo per discutere le finezze di una certa forma di yoga, impariamo una lingua insieme a persone che non la conoscono, aiutiamo ragazzi più giovani ad imparare, facciamo grandi manifestazioni per la vita dell’acqua, diamo vita a mense popolare, facciamo cose per rilanciare l’attrattività dei nostri paesi… Sono cose molto diverse tra loro, ma hanno un punto comune: sostanzialmente ci mettiamo insieme, facciamo insieme, ci emozioniamo insieme. Sono tantissime le cose per cui il mondo della politica e il mondo intellettuale hanno guardato con fascinazione al mondo della partecipazione sociale. 


La storia inizia quando Alexis de Toqueville parte per gli Usa e vede qualcosa per cui dice ”Questi stanno imparando la democrazia giocandosela”.

Gli stili di scena nell'associarsi quotidiano - Sebastiano Citroni

di Sebastiano Citroni 


Normalmente il terzo settore si suddivide guardando alla forma giuridica (odv, aps, cooperative…) oppure al tema (pace, immigrazioni, salute…) oppure alle persone (volontari, lavoratori….). Io ho provato a suddividere andando invece ad osservare gli stili associativi. L’idea è che la vita di una associazione si articola in una serie di scene, non illimitate: lavoro di ufficio, davanti alla macchinetta, sportello con utenti, assemblea soci, riunione di equipe… sono molte ma è tutto sommato un repertorio limitato. Non inventiamo le parole che usiamo. Le conosciamo già ed in base a quelle che conosciamo possiamo scegliere quali usare. Anche per gli stili è la stessa cosa: non li inventiamo da zero, pratichiamo uno stile che conosciamo. Conosciamo cosa è appropriato fare e non. 


Quali sono gli stili praticati? Gli stili associativi ci danno modo per leggere un’associazione. Ne ho rilevati 5: 

Militanza

Cittadinanza attiva

Volontariato occasionale

Comunità di interesse

Comunità di identità


Il primo è uno stile molto facile da identificare. Relativamente minoritario, oggi,  ma con una sua gloriosa storia. La militanza. Rapportarsi come compagni che portano avanti una battaglia comune. Questo vuol dire associarsi in un certo modo. E’ un modo diverso da chi fa impresa sociale. Diverso da chi si associa come cittadinanza attiva in un quartiere… nella militanza si sa che siamo dalla stessa parte, non c’è bisogno di dirselo, non si mette in discussione, si va dalla stessa parte….

Uno spazio in cui una realtà frammentata si ricompone in una unitarietà poliedrica




Uno spazio in cui una realtà frammentata si ricompone in una unitarietà poliedrica...

In primo luogo azionesociale.acli.it (blog + pagina fb + profilo Ig) funge da aggregatore di notizie: raccoglie in modo semi automatico contenuti da fonti diverse, riunendoli in un posto unico, facile da trovare e da sfogliare. La maggior parte dei contenuti del blog quindi non sono contenuti originali prodotti per azionesociale.Acli.it, ma sono rilanci di contenuti direttamente creati dalle realtà Acli locali che, volutamente, sono mantenuti nella forma con cui la realtà locale li ha creati e proposti.  In questo modo, per aclisti ed esterni, azionesociale.acli.it  è lo spazio in cui una realtà frammentata si ricompone in una unitarietà poliedrica. “Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l'altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità” (Evangelici Gaudium 236).

In secondo luogo su azionesociale.acli.it c’è una forma di curation dei contenuti. Tutto ciò che viene pubblicato viene catalogato, assegnando delle tag in base al luogo in cui avviene l’azione (provincia), in base al promotore(circolo, Acli provinciali, regionali, altro soggetto di sistema), in base al tema (pace, lavoro, welfare, aggregazione….) ed in base al tipo di attività (Dibattiti, laboratori, feste, sport, arte….).

A partire da queste prime due funzioni azionesociale.acli.it permette quindi una rivelazione anche quantitativa che, tramite l’intreccio tra questi dati e quelli presenti nei programmi di tesseramento, permette di creare nuovi indicatori qualitativi per leggere e interpretare la realtà dei circoli e dell’azione sociale oggi.

Un tempo i circoli si assomigliavano tra loro maggiormente e le categorie (anche registrate nei nostri programmi di tesseramento) che usavamo erano: numero dei soci, circolo/nucleo (cioè realtà sul territorio o realtà in un luogo di lavoro) e circolo con/senza mescita/spaccio (cioè con/senza che una licenza che autorizza somministrazione o distribuzione di cibi e bevande ai soci). Oggi questo non ci basta più.

In tempi precedenti non serviva altro perché tutti i circoli rispondevano essenzialmente ad una unica motivazione e stile associativo: quello militante (vedi articolo POP Acli numero precedente), oggi sicuramente ci sono stili di cittadinanza attiva, di comunità di interesse, di comunità di identità… Questo spesso porta ad una certa polarizzazione tra “circoli tradizionali” e “circoli nuovi” ed anche tra province che maggiormente promuovano e curano “circoli tradizionali” e province che maggiormente sperimentano ed intercettano “circoli nuovi”.

L’ipotesi oggi, maturata anche grazie ai dati di azionesociale.acli.it, propone di superare la polarizzazione tradizionale/nuovo ed assumere 2+4 criteri:

I 2 criteri cornice sono la compatibilità e la coerenza con i valori Acli da un lato e con le attuali norme del Terzo Settore dall’altro).

I 4 criteri contenuti sono:

         Associazione: essere esperienza non individuale

  • Partecipazione: essere luogo che non solo eroga servizi o offre prestazioni ed esperienze ma che promuove proposte di attivazione e partecipazione reale (che non si limitano all’essere formalmente soci)
  • Territorio: essere territorialmente radicati ed in rete con altri
  • Utilità sociale: essere, in differenti modi, produttori di valore di utilità sociale.

Se si assume questo punto di vista, ciò che possiamo assieme fare non è scegliere tra tradizione e novità ma aiutare tutti i circoli ad osservare in quali di questi ambiti sono già forti ed in quali hanno margine di crescita.


(da Pop - Informazioni storie e approfondimenti dalle Acli - marzo 2023)

Sul filo della memoria - Franco Passuello




Ribelle per amore. Questa preghiera va ascoltata e meditata ricordando quando è stata scritta: durante la Resistenza contro il nazifascismo, dentro la Seconda Guerra Mondiale. Cioè, dentro un conflitto armato che opponeva italiani ad italiani. Ma è più giusto dire: italiani oppressi ad italiani oppressori subalterni ad un feroce e sanguinario dittatore tedesco. Ma chi è Teresio Olivelli e perché abbiamo scelto di iniziare da lui a ricostruire insieme il nostro filo della memoria? Ascoltate Eva Martucci. (Eva interviene sulla vita di Teresio) 

Ora è più chiaro: ricordiamo il beato Teresio Olivelli perché è un cattolico che ha fatto la Resistenza «per amore». Di più, lo ricordiamo perché è un fedele testimone d’amore cristiano.

Teresio è nel lager perché è un partigiano antifascista: e ci interessa ricordarlo per questo. Lui, però, subisce il feroce martirio perché nel buio disumano del lager aiuta i più deboli e sofferenti e illumina la notte della barbarie con il Vangelo e la preghiera. E anche per questo ci interessa farne memoria. 

Questi due registri del nostro fare memoria – politico e cristiano - saranno presenti lungo tutta la mia comunicazione. Il ragionamento che farò può essere rivolto a qualunque cittadina o cittadino democratici, indipendentemente dalla loro cultura o dal loro essere o meno persone di fede cattolica. 

Allo stesso tempo, però, parlo da cristiano. E non per questo sono meno “laico” nell’accezione corrente del termine. Nelle ACLI ho imparato che se cerchi di seguire il tuo Signore sei profondamente laico; hai rispetto per ogni persona e per il creato. Perché sai che tutti gli esseri umani sono creature del Padre, quindi sorelle e fratelli di uguale dignità. Tu puoi testimoniare la tua fede ma non esibirla e tantomeno imporla. Perché la fede è un dono. Di nuovo Resistenza. Facciamo memoria di Olivelli perché anche oggi c’è una Resistenza da promuovere e animare. Non  per combattere contro altri esseri umani ma per riconciliarci prima di tutto con noi stessi e tra noi. Per non farci paralizzare dal senso di paura e di impotenza di fronte alle gravi minacce che ci opprimono. Per non farci distrarre da forme di rimozione e di evasione che ci impediscono di maturare pienamente una coscienza morale e politica. 

I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...