L'esperienza non è l'attività che noi progettiamo


Leggo i messaggi in chat di genitori di branco e reparto che riportano feedback dai loro figli e mi si conferma ciò che ci ripetevano allo sfinimento al CFM.
L'esperienza non è l'attività che noi progettiamo.
Il segno non è il ricordino che diamo.
Noi possiamo (dobbiamo) metterci intenzione educativa.
Ma non possiamo determinare cosa loro vivranno.
Né che tipo di riflessione o apprendimento ne trarranno.
L'esperienza é ciò che ciascuno di loro vive,
in base a ciò che é, alla sua storia, alle sue caratteristiche, al suo momento,
a partire da ciò che noi abbiamo preparato.
Ma anche da ciò che nella settimana si sviluppa,
o da ciò che spontaneamente si infila nelle intersezioni,
o da ciò che va anche in modo diverso da come noi l'avevamo preparato e pensato e dalla intenzionalità che avevamo dato.
A noi tenere gli occhi aperti
ed accompagnare la rilettura di ciò che accade
e sostenere ciò che é generativo.
Vale nell'esperienza scout.
Vale nell'azione sociale e nell'animazione di comunità.
Vale nell'essere genitori.
A volte questo mi inquieta un po'.
Oggi mi pare liberatorio e meraviglioso.
Tutte le reazio

Bro


Figlio 1 tornato con cambio look (anche oltre l'effetto sporco) e racconto tutto infarcito di "bro" e "fra".
Mamma: ma... scusa, stai dando del "bro" a me?
Figlio: ah, già, vero, scusa...è che... ormai mi so abituato...
Effetto campo di reparto su 15enne.

i posti dove non sei

I posti dove non sei.
Le cose che non fai.
I momenti che ti perdi,
Facendo altro.
La vita é fatta anche di questo.
I vuoti inframezzo che mancano.
I passaggi troppo repentini.
La sedimentazione delle intensità di incontri ed esperienze
che arriva mentre sei già immersa altrove.
La vita é fatta anche di questo.
Il non riuscire ad essere mai pienamente in una emozione presente, in una relazione presente.
Perché c'è ancora addosso il qualcosa precedente.
E già addosso il qualcosa successivo.
La vita è fatta anche di questo.
Eppure, se ti fermi un attimo.
Senti che servirebbe altro.
Servirebbe più capacità di mettere un limite alla quantità.
Per poter andare più di qualità, di continuità, di profondità.
Per essere più fedele ai processi e alle relazioni, meno alle cose da fare.
La fatica collettiva di fare selezione tra cose buone, la difficoltà di scegliere tra priorità, non attiene alla competizione tra gli uni e gli altri.
Connota il nostro essere comunità, ma é già tutta presente nella vita di ognuno.
Imparare a lasciar andare non riguarda solo i ruoli ed i poteri.
Ma anche le opportunità e gli impegni.
Lo sai. La consapevolezza è necessaria.
Ma quale é il muscolo da allenare per diventare capaci di fare e non solo di dire?
Quando é il tempo per diventare capaci di decidere, senza che diventi strappo incomprensibile?
Quale l'autorità che serve per riconoscersi il potere delle scelte?
Quale é il criterio profondo per le scelte?
#Subiaco di nuovo, in nuova forma.

Ed è immediatamente contatto...

Problemi, organizzazione, frontiere, orari, documenti, km...
Poi arrivano ed in un attimo, mentre si compone il non facile tetrix delle stanze, vedi una scena così...
Ed é immediatamente contatto.
Ed è immediatamente indistinguibile chi viene da dove.
Gioventù europea (e non solo).
Persone con persone.
Speranza per tutti.

❤

Lego


Qualche tempo fa il post in cui chiedevo se qualcuno avesse vecchi lego da regalare, per usarli in occasione di formazione ed animazione con la rete di animatori di comunità.
Sono già arrivate tre disponibilità (da tre diversi posti d'Italia).
Ieri sera, la prima consegna. Che é diventata la scusa per una bella pizza con chiacchiere, dopo che non ci si vedeva da un po'.
Grazie della serata.
Grazie del Lego.
Grazie a tutti del pensiero.
Un pensiero a papà, che oggi sarebbe il suo di compleanno.
Il primo "fatto così".
Con l'augurio a tutti di poter cogliere le occasioni per incontrarsi, quando arrivano.
Di non fermarsi davanti alla possibilità di chiedersi e darsi aiuto. Che è così che si costruisce relazione e comunità.
Di costruire assieme qualcosa con fantasia e valorizzando quel che c'è. Perché c'è, sempre, più di quel che sembra.

Mons Bettazzi


Quella foto...
C'ero e me lo ricordo quell'arrivo a Mostar...
Essere grandi è anche quella roba lì. In mezzo al tumulto interiore (che anche loro avranno avuto) riuscire a trovare parole che restituiscono senso.

Traietà


 

Compleanni


Dentro la storia, in mezzo alla meraviglia, non da sola, facendo cose faticose, ma di senso.
Reincontrando (con gratitudine e meraviglia) incontri di tanti pezzi di vita precedente e condividendo con chi ha davanti il futuro.
La prima parte di questo 53esimo compleanno è stato Acli e mi ha persino un po' emozionato...
La cura.
Il noi.
La traietà.
E molto altro.

Provateci voi


Provateci voi
Ad entrare in uno spazio scenico improvvisato
A cercare la luce per leggere un copione
Ad abitare per un attimo lo spazio
riscoprendo di essere anche corpo, anche voce.
Provateci voi
A cercare il tono ed il ritmo per andare allo stesso passo
in due, in tre, in tanti...
A prestarsi una giacca, un maglione,
a farsi arrotolare un paio di pantaloni al ginocchio,
A stare in equilibrio su un filo immaginario
A dare schiaffi per finta
A sedersi, alzarsi, abbracciarsi...
Per entrare nella verità di un altro.
Per far intravedere un pezzetto della propria verità all'altro...
"Provateci voi
A trovare un modo per (far) capire
Che ci sono ancora tante possibilità..."
Comitato scientifico Next
Laboratorio teatrale con Thomas Otto Zinzi.
(La nuova economia per tutti non teme di andare fuori tema).

Certe riunioni


Sarà che da lunedì sono a dieta liquida e fredda (colpa di ex dente del giudizio) e quindi apprezzo l'idea del cibo prima ancora del cibo in sé ma... mi piacciono certe riunioni in cui si spazia con l'immaginazione e che si concludono con un ricordino da portare a casa...

Cose fragili e preziose. Come la vita.


Davvero non c'è un modo indolore di morire.
Se la morte é lenta ed attesa logora un po' tutti nel durante.
Se è improvvisa è uno strappo che sa di ingiustizia e che lascia incredulità ed incomprensione.
Come si può passare dalla vita alla non vita così in fretta?
Come si può lavorare una vita e poi morire all'improvviso, appena andati in pensione?
Tornano alla mente tante piccole cose stupide, prima ancora di quelle più serie. I dolcetti con gli zuccherini colorati sulla scrivania. Le "creazioni". L'ufficio che conoscevo bene (perché alla fine, chi ha vissuto vent'anni nel palazzo gli uffici li ha girati un po' tutti. E ci si é lasciati tutti qualche piccola eredità di sedie, lavagne, portapenne, calendari o attaccapanni... volontaria o involontaria).
Gli scambi legati ai verbali. Ai rimborsi. Ai fogli firma. I commenti, tante volte, sulle regole, sulle cose che hanno e non hanno senso. Sui ruoli che l'organizzazione chiede di esercitare e su cosa si possa fare per mettere realmente in grado di farlo...
Quell'essere chiamate per cognome con l'articolo. Destino di tutte le donne. Non solo del coordinamento donne, si diceva.
Cosa lega le persone che condividono la vita "nel palazzo" per tanto tempo? Cosa siamo stati? Cosa siamo? Cosa ci si lascia reciprocamente?
Di fronte alla morte diventa ancora più chiaro che l'essere o non essere colleghi non può essere legato solo al fatto di avere lo stesso tipo di contratto di lavoro con lo stesso formale datore di lavoro. C'è una identità che unisce chi vive e lavora assieme. È una identità che va riconosciuta e nutrita, perché sappiamo che esiste.
Oggi non c'ero, a quell'ora, e mi spiace. Ma chi c'era ha vissuto un momento spontaneo di condivisione che credo sia stato affettuoso saluto a lei, ma anche conforto reciproco nel disorientamento e nutrimento di quell'essere un po' comunità.
Cose fragili e preziose. Come la vita.

Non buttateli!

Siccome lo so che magari d'estate o ad inizio settembre a qualcuno viene l'ansia da sistemazione e pulizia...
Chiunque abbia vecchie scatole piene di ❗LEGO❗ anche parti di costituzioni incomplete, pacchi misti da riordinare...etc...
🔴!!Non buttateli!!🔴
Sono/siamo interessati.
Se siete su Roma il come è più facile ed immediato.
Se siete altrove ci si attrezza.
Grazie! 😍

Prima volta.

Supermercato, ieri mattina.
Prima volta in cui mi scambiano per la nonna di mio figlio.
(Leggera attenuante, era signora di una certa età che ci stava chiedendo aiuto per pesare le verdure perché "sa, le mani e gli occhi non sono più quelli di una volta...").
Però intanto è successo. C'est la vie.

I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...