Comunità, partecipazione e territorio - Ripartire dai legami sociali

 


"Comunità, partecipazione e territorio - Ripartire dai legami sociali" è la prima tavola rotonda di Agorà Filca, la tre giorni di dibattito e confronto organizzata dalla categoria. Partecipanti: TOMMASO VITALE (Docente di Sociologia e Direttore Master Governing Large Metropolis, Science Po, Parigi, Ricercatore presso il Centro di Studi Europei)
FLORIANA COLOMBO (Filosofa, animatrice culturale e formatriceDocente di Pedagogia, Istituto Universitario Salesiano IUSVE Venezia-Mestre)
PAOLA VILLA (Assistente Sociale e Responsabile Progetto Animatori di Comunità ACLI Nazionale)
MASSIMILIANO COLOMBI (Sociologo, collabora con il Centro di ricerca WWELL Università Cattolica di Milano)
Modera: MARIO GHIDONI (Formatore Filca)

Per quante cose terribili stiate vivendo, queste non dureranno per sempre e non avranno il potere di determinare la storia


Don Alberto Vitali prosegue con le Acli di Milano ogni giovedì di avvento (in Diocesi Ambrosiana l'avvento è iniziato il 15 novembre 2020) dalle 18.00 su Zoom. Al termine della lectio ci si divide in piccoli gruppi (online) per condividere brevemente le risonanze che la Parola ha prodotto in ciascuno. Per partecipare basta connettersi a:  https://us02web.zoom.us/j/9416448267... ID riunione: 941 644 8267 Passcode: 1


Giovedì 19.11.2020 - Vangelo secondo Marco 13, 1-27 


L’Avvento. Cosa è l’avvento? Quale è il suo significato? (...) è un tempo liturgico in preparazione al Natale, che ci invita a fare memoria dell’incarnazione di Gesù, ma al tempo stesso è un tempo metaforico, che ci aiuta a comprendere come tutta la nostra vita è un grande avvento in attesa del ritorno di Gesù, in attesa dell’incontro definitivo con Gesù. Che, se per l’umanità sarà alla fine dei tempi, per ciascuno di noi sarà al momento della nostra morte, che non sarà la fine di tutto.

 

Noi facciamo memoria e ci alleniamo liturgicamente a fare memoria non perché siamo nostalgici, non perché ci importa della memoria fine e a se stessa, ma perché siamo proiettati verso il futuro. Questo dice molto del modo di vivere la storia e del modo di affrontare gli accidenti che ci capitano dentro la storia. La concezione della storia per il cristiano non è ciclica, non è un eterno ritorno del tempo su se stesso, ma è una proiezione in avanti. La storia per i cristiani ha una meta, una proiezione. La meta dà senso a ciò che accade. L’eterno ritorno rischia di generare la disperazione del non senso.

 

(...) Quando Gesù dice che alla fine del mondo si oscurerà il sole e cadranno le stelle sta dicendo: è vero che nella storia i potenti sono violenti e ne fanno di tutti i colori, ma la violenza non è eterna, ha una fine. Quello che Gesù vuole in questo modo non è metterci paura di catastrofi sempre peggiori ma dirci: guarda che per quante cose terribili state vivendo, queste non dureranno per sempre e non avranno il potere di determinare la storia. La storia non va verso la catastrofe. La storia va verso un punto di arrivo di salvezza. Questo punto di arrivo dà senso a tutto quello che avviene dentro la storia. Naturalmente va fatto un discernimento di ciò che succede. Ma questo punto di arrivo dà senso e dà la forza e il coraggio di resistere. 

 

Gesù ci dice di stare molto attenti a non farci travolgere da quello che succede, anche solo dal punto di vista psicologico e spirituale. Qui siamo nella logica dell’ultima richiesta del padre nostro(...) “non abbandonarci alla tentazione”(...): non lasciare che cadiamo in tentazione. 

 

Quando dice tentazione qui non sta parlando di tutte le tentazioni, della lista infinita di tentazioni con cui ci hanno educato. Sta parlando della Tentazione, con la t maiuscola, della tentazione di restare talmente schiacciati e scandalizzati dalle prove della vita, da arrivare al punto di pensare che Dio non esiste o da pensare che Dio ci ha abbandonato ed è cattivo. La Tentazione di corrompere in noi l’immagine di Dio come padre, come papà, come “paparino”. 

 

(...) La prima parola del Padre nostro non è padre, è un vezzeggiativo, un nome affettuoso. La Tentazione è quella di arrivare a non credere più che Dio sia quel “paparino”, di arrivare a pensare che Dio sia qualcosa di diverso. In questa logica dice: tenete duro, vigilate. 

 

(...) Quando Gesù ci dice di vigilare, ci dice questo. Non ci dice di stare attenti a non fare mezzo errore perché se l’errore lo facciamo nel momento sbagliato poi magari Gesù arriva proprio in quel momento, ci becca in castagna e ce la fa pagare per l’eternità. (...) Non è “Vigilate perché se non siete più che a posto con i conti andate all’inferno!”. E’ “Vigilate con speranza, con amore, senza farvi prendere dall’angoscia, nonostante tutto. Perché Dio c’è ed io arrivo. E  sarà amore, sarà festa!”. Questo è il senso dell’avvento. Questo è il senso di tutta la nostra vita: un grande vigilare speranzoso in vista dell’incontro con il Signore Gesù.




 

Una amorevole durezza


L’incontro con don Roberto... sono 50 anni adesso. E poi l'ho rivisto altre volte, anche in momenti personali importanti. L'incontro con don Roberto per me è stato un insegnamento profondo di rapporto con l’alterità. Sono un non credente, senza se e senza ma, l’incontro con don Roberto è stata la verifica concreta di che meraviglia possa essere un cristiano vero. Don Roberto è sempre stato prete, è sempre rimasto prete, in tutto ciò che faceva, fino all’ultimo momento. Io, da non credente, gli ho voluto bene e in quanto prete gli ho voluto bene. Lui non ha provato a convertirmi. Ma io mi sono reso conto che essere cristiano per lui era una dimensione essenziale, non accessoria. 


Per don Roberto essere cristiano era stare dalla parte degli ultimi. Ma soprattutto non pensare affatto che gli ultimi fossero destinati a rimanere ultimi. Riconoscere, in questi ultimi, una dignità ed una importanza per cui loro erano talmente importanti da essere degni della sua attenzione, ma anche del suo rispetto. Il suo rispetto consisteva anche in una modalità di rapporto totalmente anti-populista. Don Roberto non cercava di piacere loro, non dava loro sempre ragione. Aveva una amorevole durezza. Questa amorevole durezza, secondo me, è una qualità dei cristiani veri. Una qualità che riconosco e che ammiro. E la ammiro  proprio perché io non appartengo a quel mondo lì. Il rapporto con don Roberto è stata veramente una lezione per me, una lezione di quanto si può imparare da un rapporto basato su una differenza profonda e radicale. Perché alla fine si stava da una stessa parte, ma si stava dalla stessa parte in maniera profondamente diversa. Lui su quella parte ci aveva davvero investito tutta la propria esistenza e tutta la propria vita. 

Quale è la mia parte dentro la città?



Era stato il redattore del nostro giornale che aveva detto che Trento era la bella addormentata che aspettava il vero amore. Avevo cercato di capire chi era il vero amore. Da “partecipista” che sono avevo immaginato che il vero amore è quello che deve passare tra politici, funzionari e cittadini. Non il personaggio che risveglia la bella addormentata, ma il metterci tutti insieme. 


Ogni tanto ci viene la nostalgia dei grandi personaggi: Chiara Lubich, De Gasperi, i sindaci… io penso che oggi in una situazione così complessa e con i personalismi che ci sono in giro è meglio che le grandi personalità le lasciamo stare. La situazione è così complessa. Addormentamento e distanza hanno bisogno di un lavoro complesso, di una rete. 


Vorrei ringraziarvi perché essere invitata a questa vostra chiamata all’impegno per Pisa, dalla mia città, per me è stato una grande occasione per riprendere il ragionamento in tutte le nostre città. Siamo tutti in difficoltà, ma ho l’impressione che la fase costituente che viviamo non la possiamo delegare a nessuno. Dobbiamo svolgercela nella società. So che sapete bene che la partecipazione non è la piazza piena, non è il sondaggio. E’ darsi domande precise, luoghi precisi, temi precisi. In questo lavoro del principe che deve svegliare la bella addormentata sono stata colpita da 3 parole che avete usato:

Crescono


 









Crescono in numero e bellezza le aiuole curate nel quartiere... 

Animazione di comunità e periferia... il podcast





Nel programma ANGinRadio dei Giovani delle Acli di Milano: 

Sono oggi nostre ospiti, intervistate da
Simone Romagnoli
, Paola Villa e Simona Bartolini, formatrici della Scuola Livio Labor nel corso di Animazione di Comunità delle Acli.
Cercheremo di capire cosa si intende per animazione di comunità e che senso ha parlare di animazione di comunità oggi, nella fase pandemica in cui siamo.
Si parlerà anche di quartiere e di territorio, per introdurre poi il tema della periferia e di come questa può essere intesa in ottica di animazione di comunità.
Ascolta il podcast, e immergiti nell' #AnimazionediComunità assieme a noi:


















Dove la povertà è maggiore, funziona ciò che è comunitario




In altre città, nonostante la pandemia abbia colpito, sono scattati dei meccanismi di collaborazione tra amministrazione locale e società civile. E' accaduto dove c’era un pregresso di relazione e conoscenza. E' successo grazie ad una serie di alleanze già presenti. Roma non le ha. 

 

Roma è una città che è fortemente caratterizzata da una storia antica e importante di volontariato. Ma in cui le associazioni sopravvivono nonostante mancanza di fondi e di riconoscimento. Durante la pandemia ci sono state importanti allocazioni di fondi per associazioni. Fondi per poter aiutare chi aiuta. Il lazio non è stato coperto da nessun fondo. 

 

Charlemagne ha 20 anni. E' una fondazione privata, aconfessionale, apartitica che ha la volontà di avere come primo interlocutore non l’individuo ma le organizzazioni. Che scegliamo secondo una linea: che nel lavoro venga garantita la dignità della persona. 


Noi spesso e volentieri non lavoriamo a progetto, ma lavoriamo per il sostegno dell’organizzazione. E’ cosa un po’ invisa in Italia. Tutti vogliono progetti. Noi ci mettiamo a fianco dell’organizzazione. Non influenziamo il lavoro, assicuriamo autonomia, ma ci mettiamo a fianco perché l'organizzazione possa essere più efficace nel suo lavoro di promozione dei diritti, di supporto alle persone e anche nel rafforzamento del dialogo politico e nell’interazione con l’amministrazione pubblica.

 

Dopo anni di lavoro e di osservazione (anche a livello internazionale) abbiamo capito che dove la povertà è maggiore, gli strumenti migliori per fare fronte a quella povertà sono sempre quelli dove è presente un percorso comunitario. Dove ci sono associazione e gruppi che hanno dentro il senso di comunità e si mettono a servizio della loro comunità e insieme lavorano. 

Roma: una città enorme con almeno due città al suo interno...

 

Roma è un caso di studio privilegiato. Se da un lato ripropone le stesse dinamiche di trasformazione che sono caratteristiche di questo periodo di sviluppo economico, sociale e del periodo di globalizzazione che viviamo. Ma ha anche caratteristiche che la rendono speciale e che fanno si che alcuni elementi a Roma siano più marcate ed estreme.

 

Roma è città molto estesa territorialmente. Il Comune di Roma è grande quanto i primi 9 Comuni più grandi d’Italia (Milano, Torino, Bologna, Napoli… messi insieme). E’ una dimensione che ci portiamo dietro da una unità amministrativa di epoca pontificia. Territorio agricolo malarico, povero, ad indice di produttività bassissimo, un’area estesa senza barriere fisiche su cui ci sono le diverse ondate di costruzione e urbanizzazione a partire dal momento in cui Roma diventa capitale d’ Italia. 

 

Una polarità tra centro ricco e periferia bassa densità è da sempre. Ci sono sempre state una Roma ricca, centrale, densamente costruita e popolata dai ceti medi, alti e benestanti. Ed una città periferica, costruita con mezzi di fortuna e popolata da poveri e poverissimi. Subito dopo proclamazione di Roma Capitale si sono spostati verso Roma in cerca di opportunità e si insediarono nelle campagne in alloggi di fortuna. La città continua a crescere a bassa densità. Il confine del grande raccordo anulare è ormai superato. Nella zona est è superato anche il confine comunale. 

 

Roma ancora oggi è il comune agricolo più grande d’Europa. E’ una forma urbana poco ottimale, molto difficile da gestire dal punto di vista dei servizi. Una città urbano non urbano ha anche una dimensione di rete stradale spropositato. L’urbanizzazione puntiforme è difficile da gestire. Chi si sta insediando nella campagna intorno a Roma non sono più gli immigrati ma è spostamento della popolazione dal centro di Roma verso le aree più periferiche. Le dinamiche sono cambiate ma resta la grande differenza in tutti gli indicatori socio-economici tra centro e periferia a Roma. 

MappaRoma: un metodo per indagare le disuguaglianze della città


 



Mapparoma

Dal 2016 esiste Mapparoma.info che cerca di indagare le disuguaglianza della città. 

Salvatore Manni, Keti Lelo, Federico Tommaso. 

 

Alla vigilia delle elezioni comunali del 2016 ci sentivamo raccontare una città distante da come la sentivamo come studiosi e come cittadini. Oggi siamo nuovamente alle elezioni di un sindaco. Siamo entrati in contatto con diverse forze politiche e amministratori ed eletti. Il senso del nostro progetto di ricerca resta valido. E siamo a 150 anni di Roma Capitale. E’ una ricorrenza importante per la città. 

 

IL METODO

 

Come potevamo dare una mano?

Il nostro modo di dare una mano è stato fare un blog per fare in modo che i nostri lavori per addetti ai lavori(presentati a colleghi, in conferenze scientifiche, in lingua inglese) fosse fruibile anche da chi la città la vive. Abbiamo pensato che la rete potesse essere un modo per veicolare i nostri lavori. 

 

La scelta grafica. Le mappe.

Ci è parso un modo per arrivare a tutti e per comunicare in modo semplice ed immediato. Accanto alle mappe doveva esserci un linguaggio semplice (leggibile in 2 minuti massimo) ma al tempo stesso rigoroso. Perché siamo tre ricercatori e non poteva non rispettare il nostro percorso di ricerca e di lavoro. 

 

La scelta di mettere a disposizione i dati che utilizziamo.  

Da un lato come ricercatori siamo abituati a condividere tra pari i dati, perché chiunque deve poter verificare che ciò che diciamo è supportato da dati ufficiali. I dati che usiamo non li produciamo noi, ma li prendiamo dalle istituzioni e usiamo tutti i dati disponibili. Dall’altro l’abbiamo immaginato come un servizio. Poter usare questi dati per conoscere. Le associazioni, le scuole, i decisori politici… potevano usarli. 

 

La scelta del dettaglio territoriale che studiamo

Noi non studiamo Roma come comune unico. Noi studiamo le 150 zone urbanistiche. Sono una unità territoriale prodotta dall’Istat negli anni 70. All’interno del raccordo anulare più o meno rappresentano i quartieri. Invece fuori dal raccordo sono un po’ più ampie e la corrispondenza viene un po’ meno. Da un lato la scelta del rigore scientifico. Dall’altro l’idea di parlare del quartiere. E’ un modo per avvicinare al dato. Tutti ci sentiamo romani ma se raccontiamo ll quartiere i numeri assumono quasi una forma fisica, un racconto.

 


 

 Da "Le giornate di MappaRoma" 9.11.2020 www.mapparoma.info 

 

 

 

 

 

 

 

 


Con gli occhi del quartiere

 

Le nostre idee hanno bisogno di confronto con il quartiere. Le idee non sempre derivano

da identificazione del problema. A volte le soluzioni sono in cerca di problemi.  Per definire il problema dobbiamo capire il territorio in cui si cala. Nello specifico lo spazio del quartiere.  Come è fatto, i modi in cui viene usato e da chi. Quali sono le pratiche che è possibile riconoscervi, i soggetti, le risorse, le opportunità. Calare la nostra soluzione nello spazio con cui entrerà in dialogo. Calare la nostra urgenza ad agire sul territorio. 


Guardare con gli occhi del quartiere: Il riferimento è un libro  A. Amin, N. Thrift, Seeing like a city, Polity press, Cambridge, 2017. In corso di traduzione in italiano. Il libro precedente degli stessi autori è "La città" già tradotto in italiano. La città è una infrastruttura composita da attori umani e non umani. La città va guardata con gli occhi della città. La città non è solo l’uso che ne facciamo noi. E' anche l'uso che lei fa di noi. 

 

L'idea di quartiere prende spunto da una politica pubblica di Parigi: La città della prossimità. La città ad un quarto d'ora a piedi. L'idea che tutti i servizi essenziali dovrebbero essere a distanza massima di un quarto d'ora da casa.   

Difficile non vuole dire impossibile


G: Pensa se insieme al lockdown viene pure il blackout?! Così si che è davvero impossibile vivere....
Mamma: non è impossibile. È "solo" molto più difficile. Tipo come quando sei a livello 2 di un gioco e ti trovi direttamente a livello 6 o 7. All'inizio ti sembra impossibile. Poi piano piano trovi le strategie pure per quello... Le strategie le trovi sempre. Però certe volte ci vuole davvero tanta fatica!
G: si, ma senza elettricità sempre, non è possibile vivere!
Mamma: quando eravamo in Kosovo all'inizio non c'era l'elettricità. Poi hanno iniziato a diffondersi i generatori.
P: e che sono i generatori?
Papà: sono dei motori, tipo quelli delle macchine. Solo che non fanno andare la macchina, producono l'elettricità che tu puoi usare per la luce, per i computer...
Mamma: In Kosovo quando andava via la luce si usciva dalla porta e si accendeva il generatore. Certo, si spendeva in benzina, si inquinava, c'era sempre rumore... Però si faceva...

I figli, a volte, fanno il mestiere, difficile, di dare parola ai timori. I genitori, a volte, pensando a come essere d'aiuto ai figli, trovavo risposte che non sanno di avere...

Difficile non vuol dire impossibile.

Nine


Esseri umani e macchine. 

La scienza, composta di più parti: 

        L'intelligenza tradizionale. 

        La capacità di inventare il nuovo. 

        La capacità di studiare e catalogare. 

        La capacità di guarire. 

        L'estro, l'arte. 

        La capacità di combattere. 

        La capacità di porsi le domande e correre rischi. 

        L'anima. L'umanità. 

Sopravvivere in contesti apocalittici. Grazie all'alleanza tra le diverse forme di intelligenza. 


 

I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...