Insicure...


Non tutti gli uomini sono uguali.
Non tutte le donne sono uguali.
Vero. Quindi, in ogni analisi, la dimensione uomo/donna non è l'unica che conta.

Però le donne oggi non sono presenti in determinati ambiti in una proporzione che sarebbe naturale aspettarsi, in base ai numeri di donne esistenti al mondo. Questo è un fatto e dice che, anche se non è l'unica, la dimensione uomo/donna oggi esiste e conta.

Cosa impedisce alle donne di essere presenti in certi ambiti e ruoli? 
Cosa impedisce alle donne di restare presenti a lungo in certi ambiti e ruoli? 
Io credo siano ottime domande che è molto utile porci.

L'ipotesi semplice che oggi ha fatto irruzione nel dibattito pubblico è: le donne non hanno le caratteristiche per... E' un'ipotesi solo apparentemente semplice, perchè apre varie questioni:
  1. cosa determina le caratteristiche che le donne non hanno? Sono innate, genetiche, biologiche o sono caratteristiche socialmente, storicamente, culturalmente date? 
  2. quelle caratteristiche di cui, eventualmente, le donne sarebbero carenti, sono quelle necessarie per svolgere bene il ruolo che in certi ambiti sarebbe utile svolgere o sono necessarie per sgomitare ed ottenerlo o per difenderlo con i denti da chi lo attacca?
Se partiamo dal presupposto che fino ad oggi certi contesti sono stati quasi esclusivamente maschili e se ipotizziamo che le donne siano portatrici di una qualche forma di differenza, allora dobbiamo accettare l'idea che l'arrivo del femminile in certi ambiti porti con una diversità, una disomogeneità, una frattura dalla consuetudine. Quanto gli uomini (specialmente quelli che dichiarano di volere la parità) hanno approfondito questo aspetto? Quanto sono pronti ad accettarne realmente le conseguenze?

Da un punto di vista femminile l'approdo in contesti prevalentemente maschili significa fare i conti con il tema del "come mi pongo, qui dentro?". Schematizzando (in modo eccessivo) ci sono 4 opzioni:  
  • accettare di essere "la donna in mezzo agli uomini" cioè sentirsi magari sempre un po' diversa e fuori posto, ma trovando i modi per farsi accettare. O con la seduzione. O con forme di cura e "badantato" altrui. O simulando di farsi "prendere in carico" dall'uomo che ti spiega come devi fare... In ogni caso non dando troppo fastidio ai manovratori, stando sempre all'interno del recinto dato e mandando giù con grande eleganza vari rospi.  
  • porsi come "la donna rivendicativa in mezzo agli uomini". Portando su ogni aspetto ed argomento il tema della differenza di genere...
  • uniformarsi agli uomini, assumendone tutte le caratteristiche. Diventando in tutto come un uomo.  
  • provare semplicemente a portare il proprio modo di essere e di fare personale e professionale, le proprie conoscenze e le proprie competenze.

A leggere così sembra molto semplice scegliere, no? Ovviamente le prime 3 sono negative, ovviamente l'ultima è quella giusta. Invece, dal punto di vista dell'equilibrio pre-esistente, la prima e la terza modalità in fondo sono funzionali. La terza è una rottura di scatole, ma limitata. E' l'ultima è il vero problema!

Provare ad essere se stessi è ciò che nei fatti incontrerà maggiori resistenze e aprirà maggiori conflitti. Perchè (anche senza volerlo) metterà in discussione il contesto. Non starà nelle cornici implicite (e spesso inconsapevoli) già date. Non lascerà passare inosservate (a persone che spesso sono realmente in buonissima fede) discriminazioni e imparzialità, indipendentemente da che queste siano connesse con il tema di genere o meno.

E' qui che, secondo me, entra in gioco il tema della "sicurezza di sé" e della "spavalderia". 

Una donna in un contesto maschile, come un mancino in un contesto di destrimani, come un italiano in un contesto di inglesi, come un tennista in un campo da basket...non trova il mondo a sua misura, non può ricorrere ad automatismi, deve osservare, esplorare, inventare, sperimentare, deve costruire le modalità per... Questo la rende meno sicura di sé e spavalda, specie nelle fasi iniziali? Può essere.

Una donna in un contesto maschile si trova mille volte al giorno a subire piccole umiliazioni, non riconoscimenti, soprusi. Robe tipo il signore molto distinto che "si appoggia" sull'autobus pieno. Che se ti giri e dici "Che fa!?" Lui ti fa la faccia innocente e dice "Non capisco, cosa intende? Ma le pare? E' stata la frenata del pullman!". Non c'entra il tema dell'abuso. C'entra il tema del sopruso negato. Ogni donna che in adolescenza ha vissuto in una città con i mezzi affollati sa riconoscere queste situazioni e ha trovato il suo modo di districarsi. Ma se lo applichi a contesti di ruolo, come se ne esce? Questioni come la sedia della Von Der Leyer senza le telecamere e con quasi tutti solo uomini attorno come sarebbe andata? Se lei, in una riunione successiva con il collega, avesse posto il tema, qualcuno non avrebbe detto che era insicura e che dava importanza a cose banali? Se non l'avesse posto, qualcuno non avrebbe detto che era insicura e si faceva mettere i piedi in testa? E' una strada senza uscita. O almeno così appare. 

Una donna in un contesto prevalentemente maschile si trova mille volte al giorno di fronte a persone che (chi in buona fede e chi no) non riescono a capire perchè lei dica ciò che dice... Tu vedi il cielo azzurro, ma tutti ti dicono che è verde. E allora tu, certe volte effettivamente dubiti, ma... non sarò io che non ci vedo? Questo influisce sulla sicurezza di sé? Beh, può essere. Però in genere poi ti attrezzi anche e ti rafforzi, perchè sai che va così. 

Una donna in un contesto prevalentemente maschile tende a farsi domande su di sè. Anche perchè questo è il suo modo di affrontare le cose. In un confronto con altri, pensa che sia giusto ascoltare, verificare: Può essere che in ciò che dice lui ci sia qualcosa di utile? Come la vedrei a parti inverse? Questo è visto come essere insicure. Ma non credo lo sia. Non potrebbe essere invece il contesto ad avere un deficit di capacità di ascolto, di messa in discussione, di analisi ed introspezione?

Una donna in un contesto maschile spesso vuole prioritariamente che il pensiero collettivo progredisca, che un processo si attivi, che le cose accadano. Tante volte per questo accetta mediazioni, valorizza ciò che di buono c'è nel pensiero dell'altro, ci lavora sopra, porta contributi anche senza che questo sia riconosciuto. Questo non funziona moltissimo per affermarsi. Sicuramente. Ma possiamo dire che questa sia una insicurezza della donna? Non potrebbe essere più funzionale per tutti un contesto in cui ci si ascolta di più e si co-costruisce di più?

Una donna in un contesto maschile a volte tiene il punto. Perchè le pare giusto. Perchè non facendolo le sembrerebbe di tradire il proprio percorso e quello di chi si è fidato di lei. Farlo, spesso del tutto da sola, le fa fare tanta fatica. Nemmeno questo funziona moltissimo per affermarsi. Non viene certo vista come sicura, ma come polemica, sgraziata, acida.

Ma sembra un po' un gatto che si morde la coda. Tranne fare l'uomo o accettare di essere "di contorno" tutto sembra non funzionare. Forse è persino inevitabile, l'entrata del nuovo in certi contesti fa sentire in pericolo, esce l'istinto di difesa del proprio ruolo, potere, territorio. E' persino naturale. 

Però, incredibilmente, a volte funziona. A volte ci sono donne che riescono a restare se stesse in certi contesti. E riescono a starci a lungo. Sarebbe da studiare cosa ha funzionato, come, perchè...

Lo schema è una semplificazione. 
Serve per spiegare un ragionamento. 
La realtà è sempre più composita, da ogni punto di vista. 
Sia chiaro.
Ciascuno di noi finisce a volte per fare la parte maschile di chi c'è già e non lascia spazio. 

E allora torniamo al punto di partenza. 
Cos'è il maschile e cosa il femminile? 
Possiamo davvero dire che sono caratteristiche strutturali?
Ed un uomo in un contesto tutto femminile non sperimenta forse la stessa estraneità, esclusione, sensazione di non poter essere se stesso?

E poi ciascuna di noi mixa le diverse modalità a seconda del carattere ma anche delle fasi e dei tempi. Anzi, credo che la differenza di fase (più che la differenza di carattere) sia alla base di molte mancate solidarietà tra donne. Chi sta cercando, a fatica, di perseguire un risultato seguendo una modalità, fa fatica a solidarizzare con chi in quel momento ne sta seguendo un'altra.

Però si, gli uomini sono poco presenti nei luoghi dell'educazione, le donne sono poco presenti nei luoghi di potere. Entrambe le questioni sono importanti, ma non si può dire che siano simmetriche.

Donne e potere. A volte le donne mollano o rinunciano ancora prima di iniziare. Lo fanno perchè non hanno abbastanza "spavalderia e sicurezza di "? Può essere.

Ma ci possono essere altre ipotesi:
- lo fanno (specie nelle generazioni precedenti) perchè stare in certi luoghi chiede dedizione quasi assoluta e invece magari devono/vogliono conciliare con la cura di figli o genitori o anche solo (specie nelle nuove generazioni) con una vita più equilibrata e serena.
- lo fanno perchè il loro obiettivo non è comandare, ma cambiare le cose. Se stando in certi posti si ha l'impressione che tutta l'energia sia dedicata a sgomitare per farsi spazio e per difendere la legittimità di essere nel ruolo in cui si è...si può decidere che non ne vale la pena. 
- lo fanno perché anche senza quel ruolo non si sentono "smarrite" e "fallite". Perchè non affidano al ruolo pubblico, al successo o al riconoscimento tutta la loro identità. Lo fanno perche sanno anche perdere e ripartire da zero. 
Infine, per tornare al punto iniziale, ciò che per semplicità distinguiamo in maschile e femminile è qualcosa che fa problema anche a molti uomini che non rientrano nell'immagine standard di maschio sicuro di sé e spavaldo.  

Il punto è:  
  • accettiamo tutti, almeno come idea, che l'universo costruito su un modello di governo che definiamo maschile (rigido, apparentemente forte, centralizzato, dirigistico e tecnico) non sia l'ideale? E che non lo è nemmeno includendo donne cui è affidato il compito di essere "femminili" (creative e relazionali) in uno spazio limitato mentre il contesto complessivamente resta come era?  
  • L'arrivo di donne in contesti maschili non è il punto massimo di concessione (così poi finalmente non rompete più!), ma può essere l'inizio di un processo di trasformazione di cui c'è estremo bisogno. Verso modalità di governo e di esercizio dell'autorità che siano più in grado di stare nella complessità e nella contemporaneità. Verso modalità più partecipate, più inclusive, più circolari, più dinamiche, più policentriche, più sistemiche, più sostenibili...

Che poi, la storia è lenta, ma i processi camminano comunque. 
Noi cerchiamo di fare ciò che ci pare giusto. In ogni caso questo è tempo di semina. La raccolta non è per noi. Sarà delle generazioni future. Con ciò che a loro arriverà e ciò che, nel frattempo, sparirà.














Cosa ha detto Barbero?


Cosa ha detto Barbero?
Ha detto: "io sono uno storico, indago il passato, non il presente ed il futuro, su queste cose parlo da cittadino".
Ha detto: "Effettivamente, visti i cambi di costume degli ultimi 50 anni, ci si può domandare perchè non ci sia ancora parità".
Ha detto: "Vale la pena chiedersi se ci siano differenze strutturali tra uomo e donna che rendono più difficile a quest'ultima avere successo in certi campi".
Ha detto: "E' possibile che in media le donne manchino di quella spavalderia e sicurezza di sé che serve per affermarsi?"
Apprezzo il fatto che veda che c'è uno squilibrio.
Apprezzo il fatto che, da cittadino ma con metodo da studioso, si ponga delle domande e provi a formulare ipotesi.
Apprezzo anche il fatto che si sia aperto uno spiraglio di dibattito e riflessione sul tema.
Credo che la sua formulazione dell'ipotesi contenga elementi utili anche se è un po' povera e scivolosa.
Sono assolutamente convinta che indignarsi 3 giorni contro di lui e lasciare tutto com'è non sia per nulla utile.
Mentre approfondire l'analisi e le ipotesi di soluzione, per fare in modo che qualcosa cambi, sarebbe molto più utile.

Perchè lo sviluppo sociale di comunità?

Al centro del ragionamento ci sono le persone e le relazioni. 

E ci sono le pratiche sociali: cioè ciò che ciascuno di noi fa concretamente nella propria vita quotidiana. Perchè è a partire da quello che si costruisce collaborazione e confronto e si può costruire sviluppo della comunità. 

Andrea Volterrani per FQTS 






In uno stato democratico


Una manifestazione di lavoratori.
Sgomberata con idranti.
Il condividere o no il contenuto della protesta per me é irrilevante.
In uno stato democratico deve essere possibile esprimere dissenso. Se passa l'idea che l'unica protesta ammissibile è quella in linea con l'area del consenso maggioritario del momento, é un problema.
Il dramma delle escalation è che é più facile innescarle che disinnescarle.

La scheda elettorale


La residenza l'ho trasferita a Roma quando mi sono sposata, c'era già Veltroni ed era il 2007. Primo voto romano nel 2008. Poi sono passati Alemanno, Marino, Raggi.
Per una cosa o l'altra tra politiche, amministrative e referendum dal 2008 ho votato tutti gli anni, tranne il 2012, 2015, 2017. Anno di voto record il 2016 con 4 volte.
Solo una volta mi é capitato di aver votato un sindaco che poi é stato effettivamente eletto.
Con il secondo turno di oggi è iniziata una nuova scheda elettorale...

Il primo gesto di socialità è una infrazione alla regola


"Mi guardava fisso, a ricreazione. Io non capivo.
Poi, con un movimento veloce, mentre nessuno guardava... mi ha passato 3 Oreo! Oh, dico, 3 Oreo!".
Il primo gesto di socialità è una infrazione alla regola.
Non biglietti nei compiti in classe, non telefonini clandestini, ma...contrabbando di biscotti!
#scuolamedia che resta al tempo del covid, anche mentre tutto riparte.
Vita che si infila comunque, anche in mezzo alle regole.

Society, con dedica

 


E' bella la vita quando accade,

è bello quando le persone si incontrano, andando un po' oltre la superficie. 

Cambiamento non è dimenticare.

Non è nemmeno ricominciare. 

E' mettere a frutto le cose, sempre in modo diverso, aprendosi a persone ed esperienze. 

Nulla va perso, tutto si trasforma.

Tutto può fiorire e portare bellezza.

#salutoalnoviziato 

Una bella boccata d'aria


Ricordate ai vostri figli:
- non possono scambiarsi gli oggetti
- devono restare distanziati anche mentre escono
- non devono alzarsi dal banco
- devono tenere sempre la mascherina ben indossata...
Quando lo chiedono, noi li mandiamo al bagno, così possono tirare giù un attimo la mascherina e respirare bene, ma in classe devono tenerla sempre e ben indossata! É importante! A tutela della salute di tutti"...
La scuola é ancora in piena #epocacovid
Ps. Guarda tu! Io i bagni scolastici me li ricordo come luoghi in cui, per fumo o puzza, il fiato si tratteneva...adesso invece, sono i luoghi in cui tirare un bel respirone... Speriamo almeno ne abbiano guadagnato in pulizia!


I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...