Prof! Prof! Una siringa! La droga!



- Prof! Prof! Una siringa! La droga!
In prima media sono grandi, ma al tempo stesso piccoli. E l'annuncio (ripetuto in due casi) si è poi rilevato un pistone di automobile una volta ed un distributore di silicone un'altra.
Di siringhe vere non se ne sono viste. E questa è quasi una sorpresa, di quelle positive. 
Sono invece stati reali i ritrovamenti di: 
- una lavatrice
- un piccone
- l'imbottitura intera del sedile di un'auto
- una borsetta da donna (comprensiva di portafoglio e mezza bottiglia d'acqua e mezzo sacchetto di patatine) sbruciacchiate
- lucertole tagliate a pezzi, imbevute nel gasolio
- vestiti da donna
- lo scheletro di un ombrello da uomo (arrugginito e bruciato)
- un pannolino da bambino (usato)
- parecchie bottiglie di vetro (in prevalenza birra e vino, ma anche qualche vodka)
- qualche cartone (ancora mezzo pieno) di Tavernello
- tanichette (vuote) di plastica
- un' insegna stradale in marmo (in pezzi)...
Poi ovviamente cartacce, pezzi di plastica di tutti i tipi, tappi, cicche di sigarette... e grossi rami (e persino qualche tronco). Ma tutti (tra genitori, ragazzi, insegnanti e volontari) potranno confermare che la cosa assolutamente più numerosa (e più schifosa) ritrovata e raccolta nella via attorno alla scuola, adiacente ai cancelli, è: buste di preservativi, preservativi usati, fazzoletti di carta usati. 
La mattinata ha avuto senso, in tutti i sensi.
Certo, che questo sia lo scenario abituale delle scuole, ne ha molto meno. 

Le periferie in ottica animativa (video)




Intervento all'Incontro Nazionale di Studi Acli 2019 "In continuo movimento"  a Bologna

Le periferie in ottica animativa



Proverò a dare una cornice a ciò che ha detto Danilo. 
Contestualizzandolo nel percorso che stiamo facendo con gli animatori di comunità.
Non siamo ancora in grado di fare una riflessione conclusiva. Per questo stiamo pensando ad un seminario da fare tra qualche mese.

Oggi provo ad identificare, con delle pennellate, alcuni degli snodi che ci sembra di aver trovato.
Per offrirli, assieme a quanto emerso dalla ricerca di cui ha già detto Danilo:
  • come contributo alla riflessione (e confutazione) delle Acli tutte,
  • come elementi da validare (o invalidare) da parte del prof. Remotti e di chi su questi temi ha approfondito dal punto di vista scientifico
  • come questioni e attenzioni da tenere presenti nel confronto con la politica, che avverrà più tardi nel pomeriggio. 
Ne ho selezionate 10. E per questioni di tempo mi limito ad accennarle.

Ci sono molti modi di intendere l'animazione di comunità. E non sempre un modo esclude un altro. Ma per noi, l'idea di animazione di comunità che ci ha condotto all'esplorazione delle periferia alcuni punti fermi: 
    1. IL PROCESSO ARTISTICO DELLO SCULTORE
    Il modo che noi abbiamo trovato ha molto più a che fare con il processo che con il prodotto. E ha a che fare più con un lavoro da scultori che da progettisti. Più da artigiani che da impresa di carattere industriale. Non c'è niente di male nell'essere progettisti. Non c'è nulla di male nel processo industriale. Ma l'approccio animato è altro. Si tratta di intuire. Intravedere. E togliere tutto il superfluo affinchè l'essenziale possa emergere anche ai nostri stessi occhi. Ci vuole pazienza, tempo e un misto di arte e mestiere. Non è progettare e poi fare tutto ciò che serve per arrivare all'obiettivo dato. E' avviare un processo e avere fede nel processo e nel suo sviluppo.
    E' una inversione di prospettiva rispetto alla modalità con cui spesso siamo abituati a muoverci.
    Ed è anche una esperienza di decentramento. Non siamo noi il centro, nemmeno del nostro percorso. Il centro è la realtà

Ma lo mandi da solo?


- ma lo mandi da solo? Io avrei paura...
- io ho paura, infatti. Indubbiamente. Ma lui mi pare ragionevole, la strada la sa, il tragitto non è troppo, spesso sono in due... Quindi... ho l'impressione che sia la città a mettere paura. E che la paura ce l'avrò anche tra un mese o un anno, per cui...o decido che lo accompagno a vita o incrocio le dita, butto uno sguardo in alto e mi abituo a convivere con questa sensazione...  

In continuo movimento


C'è un noi fatto di tante persone diverse.
C'è la storia, in quelle 52 volte, che un po' ci pesa addosso, un po' ci spinge avanti.
C'è la fatica, ad inizio anno, di trovare il tempo di fermarsi e concentrarsi e studiare un po'.
C'è la sfida di farlo assieme. Mettendo in comune le nostre intuizioni. Chiamando qualcuno che ci aiuti a pensare, confrontandoci con altri e interloquendo con la politica di oggi. 

C'era un'idea di fondo, quest'anno: che povertà e diseguaglianze siano insostenibili. Soprattutto se si sommano ad una carenza di mobilità sociale ascendente (alla possibilità di uscire da quella povertà) e alla crescita di mobilità discendente (timore di diventare sempre più poveri).
C'è il riconoscere che nel nostro Paese ci sono luoghi in cui tutto questo è più concentrato ed evidente. Ed è ciò che chiamiamo periferia (indipendentemente da che si trovi in città o in provincia).
Cercare di comprendere le cause e gli effetti di questo e provare a costruire le molteplici modalità per invertire il processo è stato il lavoro di questi giorni. 

Abbiamo moltissimi limiti. E anche questa stessa esperienza è molto perfettibile. Ma dobbiamo dirci che il ritrovarsi a studiare assieme oggi non è scontato e non è poco importante. 
È un pezzo (solo un pezzo, certo!) di quella assunzione di responsabilità sociale e politica che ci spetta. Per fare il mondo un po' migliore. 

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