Ikea Family, Carta Nectar, Decathlon e via dicendo...


di Roberto Toninelli (Acli Brescia)
Provo anch’io a condividere alcune riflessioni su questo spazio virtuale, per dare il mio contributo a questo tentativo di immaginare le Acli che vogliamo. E per farlo parto da una parola, che dovrebbe stare alla base del nostro “esserci” nell’associazione e pure del nostro sistema democratico. La tessera.
Che il numero dei tesserati sia in calo, è (purtroppo) quasi fisiologico in questi anni di crisi della partecipazione e dello strumento “tessera”. Nei portafogli degli italiani, lo spazio che prima era occupato dalle tessere (di associazioni, partiti, sindacati), ora è utilizzato per le carte di credito e soprattutto per le cosiddette fidelity carddella grande distribuzione: Ikea Family, carta Nectar, Decathlon e via dicendo. Ma non è solo una questione di spazio occupato nel portafogli, ma di percezione dell’idea di tessera. Noi sappiamo bene la differenza (abissale) che c’è tra l’aderire e l’impegnarsi in una associazione, e l’avere una card che mi permette di avere alcuni sconti riservati ai cliente più affezionati. Eppure per moltissime persone la differenza non è così scontata. A tutti noi credo sia capitato di sentirci domandare “ma che vantaggi ho se faccio la tessera delle Acli?”. Questa può essere una sfida per noi. Può anche andare bene il cercare di offrire nuove convenzioni per i soci, ma non dobbiamo certo scimmiottare le logiche del marketing e del commercio. Riusciamo a comunicare il bello dello stare dentro un’associazione che ogni giorno cerca di rendere migliore la comunità nella quale viviamo? Creando spazi di socialità perché le persone si riapproprino del loro protagonismo, secondo la logica evangelica che mette la persona al centro di tutto? Per farlo dobbiamo aiutare le persone a passare dalla logica del “consumatore” a quella del cittadino, che esiste in quanto tale (e non perché cliente) ed è membro di una comunità (e non di un mercato). Credo che questa sia la vera sfida che abbiamo di fronte.
Come fare questa cosa dobbiamo capirlo insieme. Ma siamo già sulla buona strada! Moltissime delle attività che funzionano di più nei nostri circoli sono fatte per offrire dei servizi alle persone e alle famiglie: sportelli, punti famiglia, doposcuola, corsi di tutti i tipi e tanto altro. Cose fantastiche e delle quali le nostre comunità hanno un estremo bisogno, ma che possono essere realizzate e proposte in modi diversi. Perché la vera sfida è quella di generare vera partecipazione, di fare in modo che chi partecipa alle nostre iniziative, lo faccia “insieme” ad altri e facendosi venire la voglia di fare qualcosa per la propria comunità. Dobbiamo innescare meccanismi che aiutino la gente a “sortire insieme i problemi” e non da soli, come diceva don Lorenzo Milani. Ottima cosa fare degli sportelli per chi cerca lavoro. Ma se provassimo anche a mettere insieme chi vive questa situazione perché possa condividere e cercare di trovare una soluzione “insieme”? Organizzando degli incontri, facendo dei gruppi, aiutando le persone a condividere la loro situazione, non limitandosi solo alla dimensione dello “sportello”. Che è già tanto ma non basta. Sicuramente è un compito difficile, ma è il nostro.
Faccio un altro esempio, citando un’esperienza che negli ultimi anni è stata fatta propria da molti circoli Acli: i Gruppi di acquisto solidale. Possono essere un ottimo strumento per riattivare la partecipazione, purché non si limitino ad essere una “centrale di acquisti” per pagare di meno i prodotti biologici. I Gas possono aiutare chi si avvicina per un’esigenza di tipo “familiare” ad allargare l’orizzonte al livello comunitario e politico, conoscendo dei possibili modelli di nuova economia, ragionando insieme su come cambiare il nostro sistema economico e su cosa possiamo fare (insieme, come famiglie) per sensibilizzare le nostre comunità su certi temi, impegnandosi per azioni concrete sul territorio. Il gas parte dalla necessità (familiare) di gestire gli acquisti. Ma i Gas delle Acli, oltre a fare questo, devono andare oltre, introducendo il livello “comunitario” e politico.
Insomma c’è modo e modo di fare le cose. E noi possiamo farle in modo che la gente torni a percepire che essere delle Acli (e magari fare la tessera, ma questo è un discorso più complesso…) ha dei vantaggi. Eccome! Non dei vantaggi solo per se stessi, ma per tutti.

La specificità delle Acli parrebbe quella di non avere specificità -

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