Famiglia. Sacerdoti. Sessualità. Affettività. Peccato.


Posta come è stata posta non mi muove a comprensione. Non mi apre a movimenti reali di messa in discussione. Un sacerdote che annuncia pubblicamente di avere una relazione stabile. Lo fa passando dai giornali. Il giorno di apertura del Sinodo sulla famiglia. Anche senza bisogno di arrivare al tema omosessualità non lascia vie d'uscita. Appare mirata a provocare e ferire. O ad apparire. Pure se dietro avesse anni di fatica e dolore.

Peccato. Perché invece ci sarebbero temi su cui riflettere.

Un tema è la solitudine.
Una chiesa che vuole essere popolo, che vuole imparare dalla famiglia... Può continuare a proporre un modello di uomo isolato, autonomo e solo come il sacerdote? Non può pensare ad offrire al sacerdote lo spazio di una vita di comunità? Con la consapevolezza che la comunità (come la famiglia) richiede tempo, fatica, cura, tempo, energia. Ma forse quello è tempo investito, non rubato.

Un tema è la corporeità, la sessualità, l'emotività e l'affettività.
Non si tratta per forza di venir meno ad obiettivi alti e scelte impegnative. Si tratta di riconoscere che l'umanità di ciascuno di noi è composta anche da questo. E che tanto più è alto l'obiettivo tanto più profonda  deve essere la consapevolezza e la capacità di gestire il sé in relazione agli altri. Limitarsi a porre l'obiettivo senza farsi carico di tutto il resto finisce implicitamente e involontariamente per  scaricare pesi insostenibili sulle spalle dei singoli o per favorire la doppia morale.

Un tema, infine, avrebbe potuto anche essere l'omosessualità.
Se un sacerdote fosse sempre stato sempre felicemente fedele alla promessa di celibato e non avesse nessuna intenzione di metterla in discussione. Ma dichiarasse, "semplicemente" che le pulsioni ed attrazioni che (vontariamente e serenamente) gestisce e controlla, non sono verso donne ma verso uomini? 

Questo ci avrebbe messo più profondamente in crisi. Perché avrebbe obbligato ciascuno di noi ad andare più a fondo. Sulla capacità di concepire l'orientamento sessuale come dato o come scelta. Sulle associazioni automatiche tra orientamento sessuale e concetti di minore moralità, serietà, fiducia che potremmo scoprire di avere. A prescindere dal comportamento.

È un peccato. Ed il primo peccato è l'occasione persa per aprirsi alla realtà.

Perché, come ha scritto qualcuno, la battaglia non vuole essere tra conservatori e progressisti. Ma tra ideologi e pastori.

(pubblicato su Vinonuovo.org) 

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