Cosa ci ha detto il Papa (fase III: anni 80-2000)

Nel 1983 Papa Giovanni Paolo II si rivolge nuovamente ai giovani delle Acli ed in primo luogo richiama il senso di un congresso:
un momento dedicato alla riflessione e all’approfondimento della vostra identità e dei vostri compiti specifici. È sempre utile interrompere ogni tanto la propria attività e sostare un poco per misurarsi più serenamente con i propri ideali, sottoporre a verifica il proprio operato, confermare i propositi e stabilire nuovi traguardi, ricaricarsi di energia, e poter così riprendere il proprio cammino con nuova forza e nuovo entusiasmo.

Ed è poi ancora il mondo del lavoro il primo orizzonte di campo che il Papa offre alle Acli attraverso i giovani aclisti, a cui si aggiunte anche il tema della pace:

Una cosa è certa: il Signore ha «progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza» (Ger 29, 11). Ma è un destino, questo, a cui l’uomo deve contribuire, proprio perché lo riguarda. E non si prepara certo un destino di pace, ricorrendo ai conflitti, alle violenze, alle sopraffazioni, sia nella vita internazionale, sia nei rapporti fra i gruppi e le forze sociali. Come mi sono espresso nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio scorso, non lo scontro ma «il dialogo è necessario per la vera pace»  

Ma il primo vero nuovo incontro diretto è il 1995. E di questo ho memoria anche diretta, della piazza. Mentre non ho memoria di tutto il lavoro che evidentemente c’era dietro a quel reincontrarsi.

Così, nel conflitto aperto e duro tra le due concezioni del lavoro e dell’uomo ispirate rispettivamente al liberalismo capitalista ed al collettivismo marxista, le ACLI si assunsero l’impegnativo compito di testimoniare il Vangelo e di incarnare la dottrina sociale della Chiesa, rifiutando le opposte prospettive di un mercato senza regole, a danno dei più deboli, o di una giustizia senza libertà, e sostenendo invece la necessità di coniugare insieme giustizia e libertà alla luce della centralità della persona e della famiglia, al servizio del bene comune. 

Non sono mancati, in seguito, momenti di incertezza, nei quali è stata forte la tentazione di allontanarsi da questa linea sotto la pressione dell’ideologia di sinistra allora dominante, ma la stessa vostra presenza qui oggi testimonia della volontà di mantenere ferma e integra la vostra fisionomia cristiana. 

E il mandato si apre a 360°. Perché Le profonde trasformazioni che, in positivo ed in negativo, hanno segnato l’epoca contemporanea hanno aperto nuove frontiere all’azione della vostra Associazione e che (già allora) richiama la necessità di inaugurare un serio processo di cambiamento attento al nuovo, ma pienamente in sintonia con i valori che hanno caratterizzato le vostre origini e la vostra vocazione di lavoratori e di credenti.

Solo il Vangelo fa nuove le ACLI


La “rifondazione” della vostra Associazione non può non essere affidata soprattutto alla capacità di mettere al centro la fede nel Dio rivelato in Cristo, dandone testimonianza chiara e trasparente.

Ed il mandato è ad operare per la costruzione di una società più giusta, libera e fraterna e a recuperare l’impegno per la formazione 

Che significa pure cura delle persone, della loro identità ed originalità di uomini, di donne, di giovani e di adulti. Esiti di tale sforzo educativo saranno la formazione integrale delle persone, attraverso la crescita in una fede consapevole e capace di testimonianza missionaria, l’acquisizione di conoscenze e di competenze, l’abilitazione alla ricerca, al discernimento, alle scelte responsabili, alla progettazione sociale, alla cittadinanza attiva e solidale, alla coerenza e al dono di sé per il bene comune.

Nel successivo incontro, nel 2002, Papa Giovanni Paolo II richiama il tema del cambiamento nella fedeltà:

Di fronte ai nuovi scenari ed ai rapidi mutamenti della società, voi volete rinnovare il vostro impegno ad assumere fino in fondo l'antico e sempre nuovo compito di evangelizzare il lavoro e la vita sociale. E questo volete fare in atteggiamento di fiduciosa apertura al futuro.

Il lavoro non è più l’unico centro. La vita sociale si affianca al lavoro, come registrazione di qualcosa che è già avvenuto. L’invito è invece all’apertura: apertura al futuro, apertura al mondo (Europa, Coalizione globale del lavoro dignitoso, migrazioni, globalizzazione):  globalizzare

                Oggi siete chiamati ad allargare i confini della vostra azione sociale. 

   In particolare, il fenomeno della globalizzazione, che è il nome nuovo della questione sociale, impone di fare ogni sforzo per far convergere le forze in campo verso un autentico spirito di fraternità.

   Lo stretto legame tra la dimensione locale e quella globale richiede, in particolare ai Paesi più favoriti, più esigenti forme di responsabilità nei confronti dei Paesi in via di sviluppo.

  Tale responsabilità si dovrà manifestare ormai con urgenza anche nei confronti delle risorse della terra e della salvaguardia del creato.

Sta anche in questo il senso profondo dell'invito, più volte ripetuto, a «globalizzare la solidarietà». La «globalizzazione della solidarietà», infatti, è conseguenza diretta di quella universale carità che è l'anima del Vangelo.

Il riferimento non è più il lavoratore. Ma l’uomo. Sarete ugualmente fedeli all'uomo, del quale continuerete a ricordare i doveri e a promuovere i diritti nel contesto delle nuove condizioni in cui versa l'economia mondiale. E lo farete senza venir mai meno a quella fedeltà ai valori democratici a cui l'Associazione si è ispirata fin dalle sue origini.


Nel 2006 l’ultimo (finora) incontro tra le Acli ed un Papa, ed è Benedetto XVI che richiama le
3 fedeltà, il messaggio “Solo il Vangelo fa nuove le Acli” (Porre al centro della vita associativa la Parola di Dio e considerare l’evengelizzazione parte integrante della vostra missione) e l’apertura dei confini dell’azione sociale. Ache se molto del suo messaggio è, in fondo, una conferma dei mandati precedenti ci sono alcune sottolineature:

valorizzare il rapporto con la Chiesa locale e a rafforzare l’impegno ecumenico e di dialogo interreligioso.

Curare sempre la formazione dei vostri soci e dirigenti, nella prospettiva del peculiare servizio a cui siete chiamati.


Come testimoni del Vangelo e tessitori di legami fraterni, siate coraggiosamente presenti negli ambiti cruciali della vita sociale.

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