Diano


La fotocamera non mi funziona più, per cui devo accontentarmi di foto altrui recuperate, mentre tutte quelle che "ho visto" mi sono restate negli occhi. 70 persone ad aspettare un pullman. La fila per registrarsi in una casa ornata di bandiere. Le foto di Vezza, appese ovunque. La bandiera Ucraina, quella con le firme. Lo striscione pace, lavoro, dignità, quello della manifestazione. I gruppi di lavoro. Il tavolo con i cioccolatini. I cartelloni con le scritte. La mostra sul tema dell'identità nei migrare che ti riporta subito a Bruxelles. I figli piccoli che gattonano in corridoio. I padri, che si alternano alle madri nella cura. Il tavolo dei giovani. La riunione di circolo anche nella pausa. E i volti...Quello che non ti conoscevi, ma hai cantato assieme "il disertore" l'altra settimana. Quello che fa la guida ovunque. Quello che é nuovo ma é venuto perché è curioso. Quelli che sono ragazzi e raccontano come fosse nulla della musica strumento di riabilitazione. Quello che dice che gli sono tornate domande e progetti e si chiede se é giusto, vista l'età. Quelli che c'erano anche in pezzi di vita precedenti...
Ci sono tante suggestioni e tante piste di lavoro che riporto. Ma le principali sono 3, credo:
- la necessità di proseguire (e incrementare) la riflessione sulla pace. Senza timore di far emergere i diversi punti di vista, e andando, tutti, più a fondo.
- la sensazione netta di vedere che alcune cose di oggi sono il punto di sviluppo di cose iniziate (anche da altri) anni fa.
- 130 persone che impegnano 3 giorni gratuitamente in riflessione, preghiera, studio ed approfondimento. Sono davvero una cosa preziosa. Che chiede una responsabilità di cura.

Pragmatici esercizi di umanità, spostamenti e trasformazioni.

La Bosnia. I profughi. L'Europa. La Bosnia é un luogo che non ha più voglia di presentarsi come "quella della guerra". 30 anni...