Abbiamo la responsabilità di consegnare ai giovani il mondo di Papa Giovanni. Pacem in terris - Monica Di Sisto


Le Acli non sono la mia associazione, ma spesso ci siamo trovati ad un confronto utile.
La Pacem in terris è una delle encicliche della mia formazione. Vengo dagli scout. Negli anni in cui mi sono formata si ragionava molto su questa enciclica. 

E’ una enciclica che in parte è poco conosciuta, forse anche per il commento di Confindustria di cui si diceva prima, è poco letta  ed è tra le meno commentata. Perché in realtà è una enciclica che indica una vera terza via, non socialista, non capitalista, ma che toglie il lassez fare degli stati. E’ una enciclica che è scritta in cui i Paesi avanzati, nel momento in cui si affacciavano al mondo, erano consapevoli che presta o tardi si sarebbe dovuto fare i conti con la comunità globale, per cui si cerca di capire quali siano le cause positive, gli antefatti, per la pacificazione del mondo. 

La pacem in terris parla di una pace che non è teorica, non è emotiva, è valoriale. E’ fatta di alcune condizioni specifiche. E’ una enciclica che parla di economia di giustizia. 
In tempi di guerra fredda Papa Giovanni:
- Riconosce che l’uomo è libero nella sua volontà
- Afferma che i diritti sono inalienabili, non perché stabiliti dagli uomini in alcune carte, ma perché sono scritti nelle coscienze di tutti, per cui non vanno inventati, basta riconoscerli
- Riconosce il diritto di libera iniziativa in campo economico
- Riconosce il diritto al lavoro
Anche Adam Smith parlava della mano invisibile del mercato, ma poi diceva:  io parlo di interessi, non di egoismi. L’interesse gestito nella sfera pubblica ha il perimetro nella attività svolta.
C’è il diritto alla proprietà (questo lo smarca da comunismo e socialismo) ma anche nel diritto dell’impresa c’è il vincolo dell’utilità sociale. Il diritto personale ad imprendere deve trovare la sua forza dell’utilità sociale, se non c’è, non c’è diritto. Questo fa insorgere la Confindustria. Perché, per dirlo con un linguaggio che forse oggi ha poco senso: E’ a sinistra della Costituzione. 

La Pacem in terris riconosce le Nazioni Unite, che si occupavano già di diritti riproduttivi, non era così semplice riconoscerle per un papa… 

La Pacem in terris dice che è un dover dei paesi avanzati lavorare per la crescita e lo sviluppo integrale dei paesi terzi. Dice che i paesi avanzati non devono sviluppare rapporti predatori. Inquadra il concetto di sussidiarietà nel rispetto delle comunità di organizzarsi. 

Cooperazione è un’altra parola dell’enciclica. Il legame tra le diverse comunità del mondo crescerà se si sarà in grado di strutturare relazioni costanti e improntate allo sviluppo reciproco. 

In quell’epoca si considerò il papa malato, romantico, e si continuò ad affidarsi al mercato. 
Noi oggi siamo agli esiti di quella complessità non presa in carico. 

Quando spiego ai ragazzi le radici economiche dei conflitti io faccio vedere il telefonino, in cui c’è la mappa delle disuguaglianze.  Cosa costa? Facciamo 800 Euro. 
Se spezzettiamo il prezzo finale in base a tutte le società e paesi che le componenti del telefonino attraversano vediamo che: 
- Pochi centesimi vanno a chi fornisce materie prime e lavoro dei pezzi che lo costituiscono (prima si assemblavano solo nel sud est asiatico, quando si parlava di Seattle si pensava che a manifestare ci fossero i black blok, in realtà in piazza c’erano i metalmeccanici della Ford, i lavoratori dell’impresa americana…).
- Il resto va a chi è regista dell’economia globale
- E a chi gestisce la logistica.
(sono 7- 8 imprese mondiali). 

E’ davvero possibile il voto con il portafoglio in uno schema simile?
Nel momento in cui il grosso va a chi è capace di agire su filiere internazionali e pochissimo a chi lavora nel settore produttivo? 
Come è possibile votare con il portafoglio in questo schema? 

I conflitti sono dove sono le materie prime, che non portano valore.
I conflitti sono dove il lavoro è sempre più povero e produce sempre meno valore. 
Il valore va a chi organizza e gestisce la logistica. 

Qualche anno fa Oxfam ha fatto la mappa dei prodotti in un supermercato inglese.
Riconduceva tutte le etichette alle società che le producevano e a chi c’era dietro. 
Una volta raggruppate, di tutti i prodotti presenti in un supermercato, gli attori erano meno di 10. 
In questo schema è possibile per una persona a basso reddito votare con il portafoglio?
E’ possibile per la classe media avere un ruolo nella democrazia?

Giuliano Amato, ministro del tesoro, a Seattle disse “La globalizzazione non si giocherà su chi farà il panino più buono, ma su chi e come deciderà le regole globali. Tutti vorranno decidere le regole nel contesto ampio, ma come si farà deciderà la qualità di ciò che faremo”.

Le grandi istituzioni sono state create al di fuori dall’ONU.
Può sembrare un particolare, ma è una differenza profonda. 
I diritti umani, sono universali e hanno capacità di enforsment. 
Le politiche commerciali e finanziarie e della banca mondiali sono fuori, sono svincolate dalle convenzioni e dai diritti, ecco perché tutti gli anni dobbiamo fare gli impegni per il clima….

Se filiera dei diritti e filiera dell’economia sono slegate, una è obbligatoria, l’altra solo facoltativa, se c’è tempo e se ci sono le condizioni….
Il 25 aprile il segretario generale dell’ONU ha fatto il ceck degli obiettivi di sviluppo del millennio.
Io non sono appassionata agli obiettivi del millennio, non lo ero nemmeno nel 2000. Io sono per poche cose ma vincolanti. Perché senza il vincolo poi ci dicono: si, avevamo detto ma… poi c’è stata la crisi, si avevamo detto ma, poi c’è stata la pandemia… 
Ma quando ci saranno le condizioni per i diritti? Francamente mai! 

C’è bisogno di franchezza di questi tempi. Perché siamo presi dalla sindrome di Pompei.
I pochi cronacisti che ci hanno passato qualcosa dicono che i poveri sono scappati. Come i poveri oggi, le grandi migrazioni globali. Erano leggeri, non avevano da perdere e non avevano grandi cose da trasportare, sono scappati. 
Quelli così così sono rimasti impietriti alla riva del fiume.
La maggior parte, ha fatto finta di niente. E’ rimasta dove era a fare ciò che faceva. Adesso li ammiriamo. Ma non so se loro sono contenti della nostra ammirazione, quando erano rimasti impietriti e travolti. 
Oggi 26 persone del pianeta hanno gli stessi mezzi della metà del pianeta, se non è Pompei questo, cosa è?  Se non porta conflitti questo, cosa lo porta? E’ chiaro che stiamo mettendo le cause per la più grossa catastrofe che possiamo vivere…

Guardiamo a ciò che è successo in Emilia Romagna. Sono anni che sappiamo che se ci deve essere il fiume e attorno al fiume il campo, così se il fiume esce il campo assorbe l’uscita. Sono anni che lo sappiamo. Ma se questo succede, anche nella parte avanzata del paese, dove c’erano i mezzi per intervenire, significa che non abbiamo capito… 

I ragazzi quando c’è da spalare ci sono. I ragazzi quando c’è da portare i pacchi ci sono. Ma noi, a nostri tempi, perché siamo entrati ad impegnarci? Perché c’era un uomo che diceva “Vieni e seguimi” e faceva sentire che è bello dare la vita per i propri amici.  Se non ci fosse stato questo, sarei restata nella mia cameretta. Noi, ai nostri tempi, quando siamo usciti? Perché? Perché qualcuno ci ha fatto sentire un senso generale per la nostra vita. Quale può essere il senso oggi? In tanti parlano di cura. Sostituire al senso di realizzazione della vita come competizione, arrivismo, il senso della vita come cura, relazione, comunità, quella cosa lì, uno spazio in cui mi identifico. Non una comunità chiusa. Una comunità in dialogo con altre comunità. Non è il nazionalismo, non è il regionalismo, non è la chiusura. Siamo tutti insieme nello stesso pianeta. 

Se restiamo tutti solo qui, se non rendiamo migliore questo mondo, non ci saranno camerette abbastanza per chiuderci dentro. Allora cellulari in cui chiuderci, muri, sicurezza, armi... Le armi servono per questo. Noi stiamo difendendoci da quello che non stiamo facendo nelle nostre comunità. E poi ci ritroviamo stretti stretti, io e te in un mare di disorientamento.

Faccio un invito ai corpi intermedi, dal punto di vista di chi ha un’associazione piccola come la mia, e vede cose preziose come queste. Io ve lo dico: uscite! Le case della comunità sono belle, ma non c’è la spesa corrente, non c’è la vita lì dentro. Intorno ci va costruita la comunità, quella è l’urgenza. Abbiamo la responsabilità di restituire ai giovani il mondo di Papa Giovanni…

Nel 2024 saremo i presidenti di turno del G7, con il G8 non ci è andata benissimo, il G7 rischia di essere ancora meno interessante, dal punto di vista politico. Proviamo, anche a livello politico, a sensibilizzarci, per capire che c’è bisogno di un’altra economia.

Quanti imprenditori sono pronti a vincolare la loro azione ad un senso di comunità? 
Perché dobbiamo essere solo quelli della fiera delle armi? 
Perché non fare le fiere delle pratiche virtuose… Siamo stati i primi a fare bioedilizia, bioplastiche…

Il rischio oggi è l’astrazione. Perdere il legame con la realtà e con l’altro.
La solidarietà è una attitudine. La concretezza della relazione è l’unica cosa che può mobilitare realmente i giovani. Pur con tutte le sue contraddizioni. 


I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...