Andare a Leopoli: i comunisti mangiano i bambini (4 di 5)


I comunisti mangiano i bambini

 

C'è una parola, in Ucraino, che indica la carestia che si abbattè sul territorio ucraino dal 32 al 33. Non una carestia come evento naturale. Una carestia intesa come "sterminio per fame", gesto volontario da parte di Stalin verso gli ucraini. Holodomor. C'entra la collettivizzazione di massa delle fattorie ed il fatto che Mosca interpretò la resistenza dei contadini ucraini a questa collettivizzazione come atto gravissimo di ribellione e reagì con leggi
che punivano con la fucilazione chi veniva trovato a nascondere qualcosa da mangiare. Dei 5 milioni di morti in tutta l'URSS, circa 4 milioni furono ucraini. Ci raccontano. La disperazione era talmente tanta che si registrarono casi di rapimenti di bambini, che venivano poi uccisi spacciando la carne per animale. C'è chi ritiene che sia da qui che nasce il modo di dire usato anche da noi, che i comunisti mangiano i bambini. 

 

Non ho approfondito. Mi annoto che, se qualche episodio di cannibalismo ci fu, fu da parte di contadini che morivano di fame, ed è curioso che questo diventi caratteristico di una appartenenza ideologica. Ma in guerra è sempre così. C’è bisogno di disumanizzare il nemico. E non è difficile, perché in guerra ci si disumanizza realmente. Bucha, Krushe Madhe, Srebrenica, Auschwitz, Hiroshima… non sono eccezioni tragiche alla storia della guerra. Sono la guerra. Continuiamo, nonostante tutto, ad averne un’idea romantica. Ma la guerra tira fuori il peggio da ciascuno. 

 

Ma, tornando all’Ucraina, se ragazze colte e donne giovani oggi a Lviv presentano la loro città attraverso queste storie, forse vuol dire che per loro questo ha qualcosa a che vedere con ciò che avviene adesso. Per loro Putin è il seguito di Stalin. Dal loro punto di vista, la Russia ha sempre voluto annientarli. Arrivando fino alla barbarie più piena per farlo. Al di là di ogni fondamento più o meno storico dei fatti, il vissuto delle persone conta, per comprendere frammenti di presente. 

 

La rivoluzione della dignità 

 

Siamo orgogliosi di avere un memoriale come questo. Di averlo anche qui a Lviv. Di averlo in forma moderna. In un luogo da cui si vede tutta la città”. Ci hanno detto portandoci, come prima cosa, al Mausoleo dei morti di piazza Maidan. I 100 e passa morti di quella piazza non sono vittime, ma eroi. E ad ogni anniversario si portano figure che richiamano l'idea di angeli bianchi e lampade, in loro onore. 

Piazza Maidan è il 2014. Le manifestazioni che portarono a rovesciare un potere considerato corrotto. L'impressione che si ha, dai racconti, è che, almeno per quello che si percepisce da Lviv, quello fu vissuto come il momento decisivo. Fu allora che gli Ucraini scelsero la loro appartenenza, in un bivio tra Russia ed Europa. Tra un'appartenenza già vissuta come faticosa e oppressiva ed un'altra vista come un futuro di libertà e modernità. "E' un telefono sovietico" dice la ragazza ridendo  per indicare il modello molto arretrato della sua vicina. 

 

E' drammatico pensare come, allora, nel 2014, noi, l'Europa, seguimmo davvero poco e distrattamente ciò che stava accadendo. Mentre spiega perchè l'appartenenza Europea è presente in tutti i discorsi e perchè a Lviv ogni istituzione locale espone la bandiera europea sul pennone, ufficialmente, vicino a quella Ucraina e a quella della municipalità. Come nei Balcani anni fa', l'Europa appare essere un desiderio forte più per chi la vede da fuori che per chi la vive da dentro. E una volta di più mi domando qual è l'orizzonte che vogliamo dare a questa nostra idea di Europa, che avrebbe bisogno di uscire dell’adolescenza e riscoprirsi adulta. 

Pragmatici esercizi di umanità, spostamenti e trasformazioni.

La Bosnia. I profughi. L'Europa. La Bosnia é un luogo che non ha più voglia di presentarsi come "quella della guerra". 30 anni...