Giustizia e pace si baceranno (giorno 2)


Lo spettacolo.
Lo spettacolo è "Le quattro stagioni. Statistica e altri materiali recitati e narrati" - Incontro di studi Acli 2015  una sorta di racconto parallelo della storia delle Acli e della storia d'Italia.
Una specie di contaminazione tra generi. La statistica, il saggio, il teatro, la musica... segui e non sai se ti trovi in una sorta di storytelling o in un'analisi sociologica. Questo un po' spiazza il piano razionale e attiva stimoli ed emozioni. Che permettono una comprensione diversa. Ed in fondo, a modo suo, forse anche questo è un tentativo di ermeneutica nuova.
Però è la narrazione di una storia guardando indietro. Ricostruendo solo il punto di vista del nonno.
Ed in sala e su twitter è nato un po' un dibattito:

Andrea Bossi: esempio di questo paese e dell'associazione: vecchi che raccontano passato e presente. Tempi nuovi spiriti nuovi.
Paola Villa: lo stavamo dicendo... serve lettura della storia fatta anche da un'altra generazione. E scrivere il seguito.
Matteo Bracciali: cosa risponderebbe il pronipote al nonno (prob con una mail)?
Paola Villa: (Secondo me risponderebbe con un periscope in diretta) scriviamolo il seguito della storia declinato al futuro!
Santino Scirè: nuove generazioni protagoniste del futuro! Acli una grande storia... adesso abbracciamo il futuro! 
Ma anche....
Davide Caviglia: Storia Italia Iref. Dopoguerra di ricostruttori. Poi tanti predatori, alcuni longevi quanto basta per tornare come maestri. 

Il lavoro di gruppo. 
Progettare i circoli. Una ventina di persone, 6 scenari. Ed il confronto sul "cosa fare". Bella la voglia di partecipare e raccontarsi. Bello lo scambio. E l'idea di continuare il dibattito a distanza (chissà se riusciremo davvero...).

Il circolo: cerchio chiuso od aperto. 
Cerchio senza circonferenza di bordo?
Il concetto di cerchio. Qualcosa che a prima vista appare in qualche modo perfetto - equidistante tra tutti i punti del perimetro e il suo centro, così dice la geometria - ma anche chiuso in sé stesso. Parrebbe che il termine enciclica sappia di circolo, quasi club privato, delimitato chiaramente da ciò che è al di fuori.
La geometria classica ci offre anche un'altra definizione di cerchio: in mancanza di indicazioni ci riferiremo al cerchio chiuso, cioè delimitato dalla linea di circonferenza. Ma se non consideriamo la circonferenza di bordo diremo che il cerchio è aperto. Si tratta di un cambio totale di prospettiva, semplice ma efficace. E' a partire dalla prospettiva con cui guardiamo le cose che queste prendono forme aperte o chiuse. Non è necessario pensare un cerchio con il suo perimetro, il bordo appunto, quasi fosse un giardino recintato, una proprietà in cui non si può entrare. Se eliminiamo la recinzione la realtà circolare resta e ha sempre una sua centratura, ma è comunicante, debordante, diffusiva verso l'esterno. 
Il circolo come spazio fisico e simbolico dove circolano idee, cose, persone, processi...
Il circolo luogo, da aprire e mettere a disposizione di altri.
Il circolo gruppo di persone.

Il bisogno di partire dalla realtà e non da noi e dai nostri problemi. 
Il "cosa posso fare per risolvere il distacco tra circolo e provinciale, per attirare i giovani, per avere più gente, più idee, più partecipazione...." non ci porta da nessuna parte. Ci fa solo avvitare su noi stessi. Come viti spanate.  
Il "di cosa c'è bisogno nel mio territorio e nella mia comunità? Cosa stanno facendo altri a cui posso collegarmi portando il mio contributo? Cosa posso mettere a disposizione?" forse ci offre piste di soluzione. Nel micro come nel macro...  

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