giustizia e pace... (giorno 3)



Il terzo giorno è stato il giorno della politica.

E quel che mi resta in testa è la convinzione che il rapporto tra Acli e politica sia uno dei nodi (parzialmente) irrisolti di questa associazione. E che riuscire a trovare il punto di equilibrio in questo rapporto vorrebbe dire riuscire a risolvere (almeno parzialmente) anche il tema dell'identità e della mission... 
Che vuol dire equilibrio nel rapporto con il potere ed il denaro. 
Ma anche rapporto con il sogno, con l'orizzonte, con la prospettiva...  
E con i padri. E con il tempo... 

E poi nella relazione del Presidente c'era la fantomatica parola: congresso! 

E qui restano più domande che risposte...
Cosa c'entrano i congressi con la politica? 
Cos'è in fondo un congresso? 
Una scelta di direzione? Un confronto di idee? Un momento di sintesi o di lacerazione? 
Oppure una bolla sospensiva dalla realtà? un rito da celebrare? una gara da vincere? un dazio da pagare? una prova di sopravvivenza? 
La democrazia (anche interna) è un valore. Innegabile ed irrinunciabile. 
E la dimensione di scelta tra più istanze o persone non è un disvalore. 
Ma le forme in cui la viviamo fanno fatica ad essere generative di senso. 

Alternative? Non ne vedo. 
Vedo il bisogno di capire come darci strumenti per non smarrirci.
Personalmente e associativamente.  
(O almeno per limitare i danni...)  

Addendum: grazie a Davide che alla domanda "cos'è un congresso?" risponde così... 

Di acqua e di respiro 
di passi sparsi 
di bocconi di vento 
di lentezza 
di incerto movimento 
di precise parole si vive 
di grande teatro 
di oscure canzoni 
di pronte guittezze si va avanti 
di come fare 
di come dire 
di come fare a capire 
di alti 
di bassi 
battiti del cuore 
fasi della luna 
e ritmi della terra 
di intelligenza 
di intermittenza 
si vive di danze 
di ballo sociale 
di una promessa 
di un faccia differente 
di mediocri incontri 
di bellezze 
di profumi ardenti 
di accidenti 
rotolando si gira, si balla 
si vive, si fa festa 
quella, questa 
si picchia forte col piede 
nella danza 
e si sbaglia il passo 
si vive di fortune raccontate 
e di viaggiare 
e si cammina stanchi 
è di lavoro 
è opposizione 
è corruzione 
si vive di lenta costruzione 
e di tempo che ci inchioda 
e di diavoli al culo 
di fianchi smorti 
di fuochi desiderati 
si vive di pane 
di speranza di bere 
un vino buono per l'estate 
rotolando si vive 
di discorsi leggeri 
cori 
di maschere notturne 
canto e discanto 
e giù divieti 
e oli sulla pelle 
e sorrisi di fantasmi 
e fantasmi fotografati 
e giù campane annuncianti 
si vive di sguardi fermi 
di risposte folgoranti 
di lettere partite 
che aspettiamo in cima al mistero 
di essere così soli. 

Di questo si vive 
e di tant'altro ancora 
che inseguiamo come i cani 
respirando dal naso 
per finire invece 
ancora sorridenti, ancora abbaianti 
di un dolore a caso.

(Discanto - Ivano Fossati)

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