Ma questo è semplicemente il modo in cui è andata...



Il libro, pubblicato nel 2013 e connesso presenta una panoramica sulla figura di Saul Alinsky, considerato l'ideatore del "community organizing" e si propone in maniera esplicita il proposito di "portare questo metodo in Italia".

Rispetto ad altre pubblicazioni è, ovviamente, meno approfondita. Di interesse però in particolare la parte contenente due interviste.

"In questo momento sono congelati, doloranti in apatia, conducendo quelle che Thoreau chiamò “vite di quieta disperazione”. Sono oppressi dalle tasse e dall’inflazione, avvelenati dall’inquinamento, terrorizzati dal crimine urbano, spaventati dalla nuova cultura giovanile, sconcertati dal mondo computerizzato che li circonda. Hanno lavorato tutta la loro vita per comprarsi la loro piccolo casa nelle suburbia, la loro televisioni a colori, le loro due macchine, e adesso la loro buona vita sembra essersi ridotta in cenere davanti ai loro occhi. La loro vita privata è generalmente insoddisfacente, le loro professioni lo stesso. Hanno capitolato a tranquillanti e stimolanti, affogano leloro ansie nell’alcool, si sentono intrappolati in matrimoni a lungo termine o fuggono per divorzi colmi di sensi di colpa. Stanno perdendo i loro ragazzi e stanno perdendo i loro sogni. Sono alienati, spersonalizzati, senza alcun sentimento di partecipazione al processo politico e si sentono rifiutati e senza speranza. La loro utopia di status e sicurezza è diventata squallida suburbia, i loro livelli sfalsati hanno germogliato sbarre di una prigione e la loro delusione sta diventando terminale. Sono i primi a vivere in un mondo totalmente volto ai media, e ogni sera quando accendono la TV e ci sono le news, vedono la quasi incredibili ipocrisia, inganno e anche idiozia pura della nostra classe dirigente e la corruzione e disintegrazione di tutte le nostre istituzione, dalla polizia alle corti alla stessa Casa Bianca. La loro società sembra star cadendo a pezzi e vedono loro stessi come niente più che piccoli fallimenti all’interno d’un più grosso fallimento. Tutti i loro antichi valori sembrano averli abbandonati, lasciandoli alla deriva in un mare di caos sociale....
Dichiara lo stesso Alinsky in un'intervista a Playboy (intervista che non ha nulla a che vedere con ciò che viene in mente pensando alla rivista!) nel 1972, poco prima della morte (inaspettata, per infarto). E concludeva con: "Credimi, questo è ottimo materiale da organizzare". L'impressione, rileggendo 50 anni dopo, è che qualcun altro abbia compreso e messo in pratica il suo messaggio. Ma questo non è una sorpresa:

"Le loro paure e le frustrazioni circa la loro impotenza possono tramutarsi in paranoia politica e demonizzarli, facendoli svoltare a destra, il che li renderebbe maturi per la spiumatura, ad opera di un ragazzo a cavallo, promettendo un ritorno alle verità svanite di ieri. La destra darebbe loro capri espiatori per la loro miseria - i neri, gli hippy, i comunisti - (...)  
Ma non lasceremo loro il campo senza una lunga, dura battaglia – una battaglia che credo vinceremo. Perché mostreremo al ceto medio i loro veri nemici: l’elite del potere delle corporazioni che governa e rovina il paese – i veri beneficiari delle cosiddette riforme economiche di Nixon". 
Della seconda intervista, realizzata da David Tozzo, autore del libro, al figlio di Alinsky,  è per me personalmente interessante il punto di vista che ricuce la storia familiare e quella di impegno:
"Sai, in un certo senso posso essere molto fiero di lui e in un certo senso posso essere molto incazzato con lui, perché non c’era quando volevo ci fosse, ma questo è semplicemente il modo in cui è andata".




Pragmatici esercizi di umanità, spostamenti e trasformazioni.

La Bosnia. I profughi. L'Europa. La Bosnia é un luogo che non ha più voglia di presentarsi come "quella della guerra". 30 anni...