Come si programma senza dati?


Enrico Puccini – Osservatorio Casa Roma 

Allo stato attuale i dati su Roma dicono che è una emergenza strutturale.

Come si diceva prima. Se ogni anno abbiamo circa 1500 nuovi nuclei che finiscono per strada. Se attualmente la soluzione sono le 500 case che assegna il comune. Anche facendo l'ipotesi di costruzione di 10.00 nuovi alloggi (trovando i finanziamenti ,realizzando i lavori …). Anche facendo tutto questo tra 10annici troveremmo con gli stessi dati di oggi. Perchè c'è comunque, in ogni calcolo possibile, un disavanzo di almeno 1.000 alloggi all'anno.

Allora va pensato qualcosa. Altrimenti si spendono tantissime energie per trovarci, inefficaci, alla situazione iniziale.

Noi abbiamo bisogno di trovare strumenti a breve per bloccare l'emorragia attuale. E avviare strumenti a medio termine per lavorare per smaltire il pregresso.

Per bloccare l'emorragia potremmo usare tutti gli strumenti di legge (morosità incolpevole, contributo all'affitto...). Per lavorare sul pregresso lo strumento principale è il patrimonio pubblico.
Il patrimonio pubblico è molto ricco, da 100 anni di costruzione. L'ultima stagione è finita ai primi anni 90.


Quando pensiamo alle case popolari pensiamo ad una cosa unica. Invece sono costituite da 2 patrimoni distinti: regione e comune. Sono due attori diversi che interagiscono su uno stesso tema.
Il comune gestisce assegnazioni e decadenze, di tutti, anche delle case regionali.
La regione gestisce amministrativamente il proprio patrimonio, attraverso l'Ater.

Abbiamo ricostruito le mappe di distribuzione di entrambi i patrimoni:
Siamo partiti dal macro e poi scesi di scala, cercando di capire i singoli quartieri.
Per farlo abbiamo dovuto mettere assieme diversi database.
I quartieri con più case popolari risultano: ostia nord, san basilio, tor bellamonaca, prima valle.

Poi abbiamo preso i parametri Istat e li abbiamo ricalcolati nei quartieri.
Nei quartieri ERP i parametri di disagio sono elevatissimi.
Mentre la zona urbanistica il parametro di disagio è circa 8, in quartieri ERP sono 15-16, a volte 20.
Il che vuol dire che ci sono intere zone che hanno disagio.

In questi quartieri si entra con bando pubblico.
Il bando tiene conto della dimensione del nucleo famigliare e della dimensione dell'alloggio.
Non valutiamo né le criticità della famiglia, né le criticità del contesto. Così facendo continuiamo in maniera automatica a sovrapporre disagio a disagio. Mentre lo facciamo sviluppiamo progetti di rigenerazione delle periferie. Forse sarebbe il caso di sviluppare una riflessione più complessiva sulla città.

Come disgregare il disagio.
Noi abbiamo pochissime politiche di coesione sociale, di rete, di reinserimento lavorativo.
Noi una volta assegnata la casa pensiamo che sia finito tutto.

Personalmente credo che aumenteranno le assegnazioni. Arriveremo a 1000 l'anno. Lo dico semplicemente applicando l'indice di mortalità. Si recuperano le case perchè le persone ci muoiono.

Il tasso di invecchiamento degli abitanti delle case popolari è molto elevato, il 67% delle abitazioni con contratto di locazione case popolari sono di persone oltre i 65 anni. Se estendiamo questo dato su interi quartieri (tutti di case popolari) questo diventa un dato molto critico.

Ma c'è un altro dato. Il patrimonio di abitazioni si è strutturato negli anni 70, con leggi degli anni 60. Negli anni 60 c'è stato l'inurbamento a Roma, con i baraccamenti... la storia epica. E come risposta a tutto questo si struttura una legge nazionale per la costruzione di case popolari. Queste case vengono pensate non per la società dell'epoca, ma per le famiglie dei baraccamenti. I tecnici individuano che la famiglia media era composta da 5,5 persone. Oggi la media romana è 2,1 a famiglia. Quindi le case popolari sono case pensate per famiglie da 5,5 ed oggi devono rispondere ai bisogni di famiglie da 2,1.

Oggi il patrimonio edilizio è abitato in modo differenziato.
Parto dall'esempio di Corviale. Del quale abbiamo i dati specifici.

A Corviale la situazione è questa:
in circa 300 alloggi per 8 componenti, attualmente ci sono 5 famiglie con 8 componenti.
In 467 alloggi per 6 componenti, attualmente ci sono 9 famiglie con 6 componenti.
Questo significa che se si mette mano al patrimonio, si possono ricavare molti posti.
E se pensiamo che l'entrata in questi luoghi avviene attraverso graduatoria, questo è un fenomeno che si può governare.

Per estinguere l'attuale graduatoria ci vogliono 24 anni.
Ma quale è la composizione attuale delle famiglie che fanno la domanda?
E quale è la composizione degli alloggi da assegnare?
Se mettiamo in comparazione gli alloggi disponibili e le famiglie in lista di assegnazione si vede che i dati sono invertiti.
restano il 25% degli alloggi grandi inassegnati
restano il 25% delle richieste da 1 non evase.

Il punto di criticità è già successo.
Nel 2014 la vecchia graduatoria si è estinta in modo asimmetrico.
E questo porta al fatto che abbiamo persone che attendono da più di 18 anni la casa.
Cosa fare? Si può avviare un programma di frazionamento.
Nel 2014 fu avviata una ricerca con l'Università Sapienza in cui furono date tutte le piante del patrimonio pubblico ed è emerso che la maggior parte degli alloggi è frazionabile.
Ma è un processo che si può fare solo lentamente, perchè si può fare solo sulle case di rientro.

Una cosa che si può fare è concedere i cambi alloggi. Oggi la procedura è molto articolata. Gli enti gestori devono fare bandi e dal 2000 non sono mai stati fatti. Allo stato attuale a Roma ci sono 3000 famiglie che hanno preso un alloggio piccolo e sono cresciute e chiedono un alloggio più grande. Consentire a queste famiglie di prendere uno di questi alloggi grandi può essere utile...

Affrontare questi nodi non è facile.
Sono problemi che richiedono soluzioni pluriennali.
Ma di certo non basta uno sgombero.

L'altra questione è quella che attiene ai dati.
Tutti i dati li do io, che sono un privato cittadino. È anomalo.
Roma, capitale del G7, i dati non li dà nessun soggetto pubblico.
Serve un organo strutturato, tra l'altro previsto per legge.
Serve perchè come si fa a fare programmazione pluriennale senza i dati?

E' una partita complessa. Qui c'è una alleanza che propone un patto e che si sta estendendo: sindacati, associazioni, gli studiosi della città. Ma fino a quando non si riapre un tavolo che mette assieme anche Comune di Roma e Regione Lazio, il lavoro rimane vano.



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