Una trasformazione indispensabile, una trasformazione sostenibile

UNA TRASFORMAZIONE INDISPENSABILE, UNA TRASFORMAZIONE SOSTENIBILE, 
UNA TRASFORMAZIONE GIA’ AVVIATA, MA ANCORA TUTTA DA COMPIERE


Rendicontazione, riconsegna all’Associazione e spunti per il futuro, a partire dal lavoro di 
“Progettazione e Innovazione sociale Acli” 2013-2016

Progetti e fonti di finanziamento: In un contesto di cambiamenti inarrestabili

Nel quadriennio 2012-2015 le ACLI Nazionali hanno gestito, oltre al finanziamento dei fondi 5x1000, 23 progetti e 6 contratti di servizio derivanti da gare d’appalto europee: si tratta di un insieme di iniziative diversificate per tipologia di finanziamento e ambito di azione.  All’interno di questo insieme si trovano progetti finanziati direttamente dal livello europeo, quali ECOLIFE e i seminari EZA, interventi a valere su fondi europei FEI (oggi FAMI), mediati dall’Autorità di gestione italiana (Ministero Interno), progetti finanziati dal FSE, dalla Fondazione Cariplo e infine da fondi nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero del Lavoro, Dipartimento per la Famiglia e del Dipartimento per la gioventù. 

1.     Il finanziamento del 5x1000 è una significativa risorsa per l’attività sociale delle ACLI. Dall’introduzione della misura, la questione della trasparenza nell’utilizzo dei fondi e le modalità di verifica, tornano costantemente come questione ancora irrisolta, in mancanza di un quadro regolamentato certo di riferimento atteso a breve. Le ACLI in questo senso hanno avviato un percorso di riorganizzazione delle modalità di utilizzo, ma gli orientamenti attuali del legislatore, oltre che, più in generale,  dell’opinione pubblica, ci indicano che si andrà verso uno scenario in cui quanto fatto non è ancora sufficiente.
Nel triennio sono aumentati i fondi a disposizione dei territori e quelli legati a progetti specifici, riducendo quindi quelli assegnati a gestione diretta delle Acli Nazionali e quelli di progettazione ordinaria. Anche in questo caso quanto fatto però non è ancora sufficiente e non intervenire con maggiore determinazione metterà a rischio la possibilità di accedere al finanziamento.
Dal 2016 sarà attiva anche l’opportunità del 2x1000 per attività di tipo culturale. Stante la fase di transizione si è definito di promuovere l’iscrizione per poter accedere a tutti i soggetti nazionali in possesso delle caratteristiche. Dal prossimo anno sarà opportuno scegliere un orientamento e una strategia in merito.

2.     I finanziamenti per le associazioni di promozione sociale nazionali, ovvero la legge 438/1998 (contributo) e la legge 383/2000 (progetti), storicamente sono stati considerati come una fonte di finanziamento stabile e dedicata al supporto vitale dell’associazionismo. Questa considerazione è superata, di fatto, dai cambiamenti a cui in questi ultimi anni abbiamo assistito e che si presume saranno accentuati, a fronte della crisi del welfare sociale.
I fondi a disposizione hanno subito negli ultimi anni importanti contrazioni (per quanto concerne la legge 383/2000 sono passati ad esempio dagli 11.000.000,00 del 2009 a 7.050.000,00 del 2015) ed hanno modificato sostanzialmente i criteri di premialità per la loro assegnazione, modifiche che è possibile ricondurre ai seguenti macro-elementi:

o   richiesta di una forte concretezza dei risultati progettuali;
o   presenza di una chiara valenza di utilità sociale delle azioni progettuali che devono riguardare le categorie fragili e svantaggiate, esterne al target dei soci;
o   drastica riduzione delle chance di partecipazione agli avvisi della 383 (dal 2014 è possibile presentare una sola proposta progettuale a valere sulla linea di finanziamento della legge 383/2000, di contro nel 2012 le ACLI hanno avuto approvati 3 progetti, formazione, azioni sperimentali e zone terremotate);
o   incentivi alla presentazione congiunta delle proposte progettuali, con chiaro intento e di ricercare delle sinergie che vadano oltre una collaborazione formale, ma prevedano un lavoro di partenariato vero, identificando una serie di attività e un budget dedicato a ciascun partner; (sono quindi meno premiate progettazioni con una sede nazionale “cappello” di molte sedi locali con piccole attività tutte uguali tra loro).
o   attenzione alla verifica del fattivo raggiungimento del target delle azioni progettuali e associative. Per la 438 nell’ultimo triennio è richiesta la documentazione di attestazione del coinvolgimento dei beneficiari diretti finali delle azioni rispetto al piano di attività presentato al Ministero per la richiesta di finanziamento e la difficoltà di approntare le necessarie modalità organizzative per rispondere a questa esigenza ha portato a non presentare richiesta di contributo negli ultimi due anni.

3.     Altre linee di finanziamento, non mirate solo per le associazioni di promozione sociale, ma che in qualche modo erano storicamente consolidate come opportunità di questi mondi, spesso in reti ampie di parternariato, sono andate riducendosi venendo a mancare interi bandi (Contro la violenza, Bandi di Dipartimento Gioventù, Pari Opportunità…).
Nella consapevolezza che i finanziamenti a favore dell’associazionismo storico travalicano inevitabilmente la funzione di misura di sostegno economico dell’attività associativa in questo triennio è stata individuata come unica strategia possibile quella di prepararsi rapidamente a fronteggiare la situazione: da un lato attrezzandosi per rispondere alle nuove richieste per l’accesso ai finanziamenti storici, dall’altro provando ad aprirsi a forme meno tradizionali di accesso a risorse finanziarie che possano supportare e anche migliorare e professionalizzare maggiormente l’intervento associativo.
ll riferimento è ampio, ad esempio i fondi europei, per il quale è proseguito il tradizionale impegno con la rete di Eza (con opportunità di chiedere finanziamento per un gruppo di lavoro internazionale) ed è stata effettuata una sperimentazione di partnership con Legambiente sul fondo Ecolife. La valutazione emersa riguarda, in generale, la necessità di prevedere un’azione preparatoria in merito alla cura delle reti europee e alle competenze specifiche richieste per questa tipologia di lavoro. Nello specifico si riscontra inoltre l’elevatissima onerosità gestionale di alcune tipologie di fondi, opportuna solo per finanziamenti di una certa entità. Per i fondi a gestione Min. degli Interni (FAMI ex FEI) la strategia identificata è stata quella di favorire la presentazione di progetti di Acli territoriali tenendo molto marginale e solo su alcune linee la presentazione diretta da parte delle Acli Nazionali
Ulteriore riferimento sono le Fondazioni. Nel triennio, nonostante una serie di contatti, è stato portato avanti unicamente un piccolo finanziamento della Fond. Cariplo per il progetto strategico del Reddito di inclusione sociale. Per il futuro è sicuramente opportuno investire maggiormente in questo senso con partnership di senso che oltrepassano i singoli progetti e che vanno a coprire alcune aree territoriali.

Considerazioni e spunti per il futuro: alla ricerca di una sostenibilità equilibrata
A bilanciamento della riduzione delle tipologie precedenti si è investito nell’ampliamento dell’area di servizi commerciali (gare ed appalti) e questo ha portato al risultato complessivamente positivo del trend delle entrate a breve. La gestione di attività commerciale però, in base alla normativa fiscale per un ente non commerciale (come un’associazione di promozione sociale), deve necessariamente essere “non prevalente” e non consente una marginalità ampia.  L’attività commerciale di tipo progettuale (progetti e servizi tramite gare ed appalti) è solo una parte dell’attività commerciale Acli ma anche considerando il complessivo è oggi garantita ampiamente la non prevalenza. Nel caso in cui si valutasse di investire maggiormente in questo campo sarebbe però da valutare la forma organizzativa con cui farlo ed in ogni caso la necessità di incrementare la presenza anche in altri campi in modo da mantenere un bilanciamento complessivo che prima che di tipo fiscale è di tipo identitario.
Se non affrontiamo lo scenario a brevissimo ci troveremo di fronte semplicemente all’unica possibilità di ridurre progressivamente i costi. Se affrontiamo lo scenario limitandoci a investire nelle modalità di finanziamento oggi praticabili senza modifica dell’assetto, ci troveremo ad aver nei fatti modificato completamente l’assetto e l’identità, spostandoci nettamente verso un assetto di impresa sociale di servizi.

Ambiti e temi progettuali: Smart e non solo
Gli ambiti e i temi dei progetti realizzati sono classificabili in 9 macro-categorie: Diritti (pari opportunità e non discriminazione), Formazione, Associazionismo e giovani, Conciliazione tempi di vita e di lavoro, Famiglia, Povertà e welfare, Immigrazione, Lavoro, Ambiente. Alcune si posizionano in continuità rispetto al passato e confermano l’impegno su alcune linee di intervento acliste storiche (formazione dei dirigenti, attività associative per i giovani, tema della famiglia e integrazione degli immigrati). Altre hanno tentato di utilizzare lo strumento progettuale per avviare e sperimentare innovazione nel contenuto oppure nelle metodologie di lavoro che sono state messe in campo per l’attuazione.
Nella macro-categoria “Pari opportunità e non discriminazione”, è contenuto il servizio di Contact Center per UNAR, ma anche il servizio specialistico sul lavoro sommerso, che ha impegnato gran parte del 2015 in un’azione articolata e complessa di ricerca, informazione e sensibilizzazione, costruzioni reti di contrasto al sommerso, assistenza e prossimità alle vittime di lavoro irregolare in 6 territori delle Regioni Obiettivo Convergenza. Questo intervento ha prodotto risultati significativi, sia rispetto alla comprensione del fenomeno, sia rispetto al rapporto fra discriminazione-lavoro sommerso-categorie svantaggiate, con un focus specifico sugli immigrati. Ha anche posto in luce una domanda inespressa rispetto ad esigenze non soltanto delle vittime di lavoro sommerso, ma anche delle imprese, specie agricole, dove abbiamo rilevato addensarsi le forme più gravi di sfruttamento e irregolarità sul lavoro. Si è rilevato la potenzialità di un lavoro di rete su questo ambito che potrebbe apportare benefici ampi se correttamente coordinato e indirizzato rispetto a finalità specifiche.
Questo lavoro ha prodotto delle Linee guida per il contrasto al lavoro sommerso e alle discriminazioni ad esso correlate e ha costituito la base per la progettazione della nuova 383, finanziata dal Ministero del Lavoro e che partirà nei prossimi mesi; lavoro che prenderà le mosse dall’esperienza e dalle reti di collaborazione già sviluppate per il servizio specialistico;
Il tema della conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro oggi, sempre più sta virando dal tema delle misure di welfare aziendale al tema di nuovi stili di management e di organizzazione aziendale che impattano non solo sul benessere interno, ma anche sul contesto sociale più ampio. E’ infatti  facilmente intuibile che un’azienda che promuove lo smart working non è solo un’azienda attenta ai propri risultati, ma anche al benessere dei propri dipendenti e della comunità tutto, perché influenza la mobilità, la disponibilità dei servizi socio-educativi del territorio, il  risparmio energetico, il  contenimento dei costi di struttura per le aziende e i dipendenti, suggerendo una nuova declinazione, anche per le ACLI, di alcune linee di intervento a favore delle famiglie, che oggi più di prima, possono prevedere un’interlocuzione più a largo spettro con i soggetti del territorio e in particolare anche con il mondo delle imprese. Non a caso il tema dello smart working è centrale nella iniziative di sensibilizzazione che oggi la pubblica amministrazione sta attivando dopo l’attuale legge finanziaria che contiene misure specifiche per le aziende che lo applichino.

Considerazioni e spunti per il futuro: rideclinare lavoro e welfare come presidi di comunità

Per poter progettare è necessario individuare degli ambiti prioritari, su cui concentrare gli sforzi maggiori, capaci di declinare la mission associativa alle attuali e di sperimentare, in rete con altri, risposte alle reali ed attuali esigenze del contesto esterno.
In questo senso si suggerisce di centrare l’attenzione sull’ambito del welfare, declinato in tutti suoi aspetti, dalle misure di contrasto alla povertà alle pensioni, dal welfare sussidiario e a quello aziendale. E di prestare attenzione alla possibile centratura specifica in quel ridisegno del welfare che valorizza le Acli nel ruolo Acli di tessitrice di reti informali, di vicinato, di attivatrice delle capacità di un territorio di individuare le proprie risorse e di connettere volontariato, parrocchie, servizi pubblici, associazionismo sportivo, condomini, scuole e servizi di cura. Un welfare innovativo all’interno del quale si colloca anche l’idea di circolo, spazio da ripensare ma che resa e torna presidio aggregativo e sociale, soggetto di coesione e non solo luogo di servizi. A partire da ciò che già esiste, dalla risposta ai bisogni delle famiglie giovani con figli, dall’hobbistica, da un consumierismo partecipato e solidale, da i tempi e luoghi a dimensione del presente.  Nella consapevolezza delle differenze territoriali tra nord e sud e tra città ed aree interne.
E di agire nell’ambito del lavoro, valorizzando ad esempio il percorso già svolto sul lavoro sommerso, sulla possibilità di intermediazione, sulla promozione di microimprese e sulla capacità di promuovere e entrare in dialogo con il mondo imprenditoriale virtuoso. Ma anche dalla ricerca creativa di soluzioni ai bisogni specifici dei lavoratori meno tutelati, al sostegno alle esperienze microimprenditive di giovani ed immigrati.
Welfare e lavoro sono due temi identitari in cui le Acli (complessivamente intese) sono già conosciute e riconosciute e sono snodi centrali dei diritti della cittadinanza e della tenuta delle comunità. Sono quindi i luoghi in cui si gioca il discrimine della diseguaglianza e di uno sviluppo del paese realmente sostenibile. Non sono temi da cui si può prescindere ma che vanno rideclinati nel presente per definire una  progettualità sociale con una maggiore e migliore centratura verso l’esterno, attivando un ascolto attento, pervasivo e onesto, professionale e partecipato.
E’ un lavoro che richiede saperi distribuiti e competenze da formare ed accompagnare. E che necessita di ritessere e valorizzare anche la rete con la cooperazione sociale presente sui territori e in molti casi nata nello stesso universo aclista e con cui oggi sono  per lo più assenti legami strutturati.  

Le metodologie: l’online è uno spazio da lavorare, la condivisione fa economia

I progetti costituiscono (quando non sono forzati a distorsioni mirate a coprire attività ordinarie ripensate in modalità progettuale) un’occasione di particolare favore per adottare logiche sperimentali in quanto possono:
-        prevedere  un finanziamento dedicato rispetto all’ordinarietà delle azioni poste in campo a livello associativo; 
-        avere la possibilità di centrare l’azione in un tempo circoscritto e in territori limitati;
-        spendere energie sufficienti a monitorarne e poi valutarne effetti e costi/benefici;
-        recuperare eventuali esiti negativi in un contesto protetto e non “di messa in esercizio”.
I progetti contengono però anche il rischio di distrarre energie e risorse per qualcosa che per l’organizzazione non è strategico. O anche solo per qualcosa di più appagante della quotidianità ma che terminato il finanziamento termina di esistere. In questo senso è importante che i progetti nascano da scelte strategiche associative, che il patrimonio di conoscenza che proviene dai progetti diventi patrimonio associativo consapevole e che quotidianità e progettualità trovino strutturati punti di contatto. Alcuni progetti e servizi in questi 3 anni hanno offerto una piattaforma di particolare utilità per provare alcune metodologie di lavoro:

-        i fondi di 5x1000 sono stati utillizzati per sperimentare l’utilizzo di piattaforme di gestione online (www.acli5xmille.it è diventato lo strumento di concreta gestione di tutto il processo di progettazione, rendicontazione, validazione di parte narrativa e amministrativa dei fondi 5x1000 ed è stata poi replicata con www.acliprogetti.it per lo scambio di informazioni sui progetti in corso tra nazionale e territori) sistemi di comunicazione a distanza (www.gotowebinar.it è stato sperimentato per webinar a distanza sul 5x1000 ed è ora diventato di uso corrente in diversi settori), nonché a introdurre modalità di ripartizione dei fondi di tipo meritocratico (sono stati realizzati 2 bandi per assegnazione risorse cui hanno partecipato x territori) e di rapporto con soggetti esterni (è stato realizzato un bando aperto a soggetti terzi per cui si sono registrati quasi 500 persone e sono pervenute più di 300 proposte) e di modalità di comunicazione esterna partecipativa attraverso i social (l’esperienza #sceglitu con apposita piattaforma di votazione dei progetti pervenuti ha visto più di 80.000 voti e più di 100.000 utenti unici)

-        Il progetto 383 attualmente in corso  ha stretto una collaborazione a livello internazionale per la sperimentazione di uno strumento finalizzato alla progettazione partecipativa sul territorio, ovvero il Territories Collaborative Toolkit: si tratta di una sorta di serious game, che, attraverso la comunicazione analogica, offre la possibilità di coinvolgere in un percorso di analisi e progettazione sociale attori estremamente diversificati per ruolo sociale, età, livello di istruzione, condizione lavorativa, ecc. La finalità è arricchire, con più punti di vista, cosa complessa da fare in un solo contesto, l’analisi delle esigenze del territorio e dei sui abitanti in riferimento ad una specifica problematica. Il tutto utilizzando gli scenari della sharing economy, ovvero, semplificando,  l’economia dell’accesso e della condivisione, di cui già di fatto le ACLI ne rappresentano, consapevoli o meno, una componente.

-        Il servizio sul lavoro sommerso ha utilizzato la metodologia della consensus conference per la definizione delle Linee guida di contrasto al lavoro sommerso e alle discriminazioni, attivando 4 tavoli di lavoro con un complessivo di 33 soggetti privilegiati rispetto alla conoscenza del fenomeno, rappresentativi dei soggetti istituzionali locali, dell’associazionismo italiano, laico e religioso, dell’associazionismo straniero, del sindacato, dell’università e delle associazioni di categoria datoriali.

I riscontri sia in termini di qualità del lavoro svolto, sia di apprezzamento per le modalità di attuazione sono stati molto positivi e incoraggiano nella ricerca e successiva messa a regime di scelte di metodo più innovative rispetto a quelle tradizionalmente utilizzate anche nella quotidianità della vita associativa.

L’organizzazione: connettere, pensare e rimuovere gli ostacoli 

Sul piano organizzativo oggi si potrebbe sostenere che non ci sia attività delle Acli Nazionali che non vada ad intrecciare la necessità di rispondere ai criteri fin qui delineati. D’altra parte la modalità organizzativa delle Acli Nazionali è ancora fortemente connotata invece come organizzazione per dipartimenti e funzioni e non per progetti e processi.  Non esiste alcun luogo di rapporto trasversale tra aree che agiscono sostanzialmente come organismi paralleli e questo rende particolarmente complessa la progettazione e ancor più il monitoraggio e la rendicontazione dell’attività. La riforma organizzativa ha identificato alcuni nodi da affrontare ma, come spesso accade nelle fasi di transizione delle riforme, vede oggi una situazione problematica, confusa e frammentata che rende particolarmente complesso il lavoro ordinario di tutti.  
Non esiste legame formale (né politico né tecnico) tra progettazione Acli Nazionali e progettazione nei Servizi e nelle Associazioni Specifiche. E non esiste un interlocutore specifico provinciale identificato per la progettazione. Inoltre i livelli regionali agiscono in modalità completamente differente da luogo a luogo.
La strategia identificata in questo triennio ha provato ad agire su più livelli:
o   È stata strutturata e approfondita la collaborazione tra Progettazione e Segreteria Generale in quanto unico snodo di sintesi trasversale alle aree. Ed oltre alla gestione dell’ordinario con la Segreteria Generale si è definito:
o   una proposta di procedura di gestione dei progetti in Acli Nazionali successivamente approvata dalla Presidenza Nazionale nella quale si identificano i ruoli delle diverse aree nelle diverse fasi (proposta che, come la riforma organizzativa stessa, ha bisogno di essere ora perfezionata e portata a compimento).
o   una piattaforma online (www.acligestione.org) come strumento di supporto alla raccolta dei materiali di lavoro della Sede Nazionale. Nella sua prima fase l’utilizzo è stato limitato alla gestione della parte amministrativa del 5x1000, non coinvolgendo la restante parte progettuale e la documentazione narrativa. Aver separato il livello amministrativo e quello narrativo ha portato alcune difficoltà e comunque, superata la prima fase di test sperimentale, necessita ora di essere perfezionata e adattata in base agli apprendimenti emersi.  
o   E’ stato realizzato il percorso Verso i poli progettuali che ha coinvolto 6 regioni (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) e 3 soggetti (Ipsia, Patronato, Enaip) come momento di riflessione condivisa. Ne è emersa diverso materiale che è stato confezionato in un report consegnato a tutti partecipanti e a Presidenza e Direzione. In particolare ne è emersa una mappatura dei progetti in corso ed una riflessione complessiva che in molta parte di senso si sostanzia anche in questo contributo. L’esperienza ha portato anche ad una accentuazione degli scambi collaborativi, già presenti, con l’Unione Sportiva Acli in ambito progettuale.  

In conclusione:  Acli organizzazione sociale. Governo strategico unitario e compartecipazione tra nazionale e territori

Sul piano economico la progettazione (fondi di 5x1000, progetti, contributi da enti pubblici e servizi commerciali) è uno degli assi che determina la sostenibilità economica delle Acli Nazionali e territoriali.  Per i motivi spiegati nella parte precedente il prossimo quadriennio sarà da subito caratterizzato da criticità economico finanziarie associativa motivata da necessità di adattamento interno ai cambiamenti inarrestabili esterni identificati. Questo si somma alle criticità che caratterizzano anche le altre dimensioni di sostenibilità (dividendi di imprese ed attività in convenzione) e al trend di decrescita marcata e continua che caratterizza il dato del tesseramento.  
Sul piano culturale e politico, prima ancora che organizzativo ed economico, c’è da affrontare la consapevolezza che tra i cambiamenti inarrestabili del contesto in cui ci muoviamo c’è la scomparsa del rapporto prioritario ed esclusivo tra sociale e no-profit che sta alla base di tutta l’attività che vincola le Acli al solo utilizzo di fondi pubblici, determinandone, specie in questo tempo di crisi, una scarsa sostenibilità ma anche portando ad aver introiettato l’idea di essere un’istituzione, la cultura burocratica ed un certo atteggiamento da parastato. I vecchi circoli con bar, in fondo, erano invece già affacciati sulla frontiera del mercato ed è anche da quell’idea originaria, oggi da riformulare, che si può provare a declinare oggi in esperienze originali capaci di coniugare azione volontaria e produzione di reddito, coesione sociale e sostenibilità economica. Questo implica una progettualità che non significa solo lavorare per progetti o presentare proposte a bandi ma costruire parternariati, definire modelli, valutare sostenibilità e anche cercare sostegni creditizi per le fasi di start up.

Per rispondere a questo scenario con protagonismo e consapevolezza, senza subirlo ed aspettare le conseguenze, e senza rinunciare all’identità specifica che contraddistingue le Acli, è necessario intervenire immediatamente e decisamente su due livelli intrecciati (non alternativi o successivi) il ripensamento del modello complessivo e l’avvio immediato di una sperimentazione concreta di innovazione. Uno snodo centrale risiede nell’assunzione di un punto di vista di Acli come unica organizzazione sociale. Con un governo strategico unitario dell’organizzazione complessivamente intesa ed in una compartecipazione e corresponsabilità nazionale e territoriale.  Il tutto inserito in un processo di trasformazione culturale che precede e guida quella organizzativa e che fa riferimento a quanto iniziato a delineare nel documento di Direzione Nazionale “Acli capaci di trasformazione”.

Per poter agire l’innovazione indispensabile in un contesto organizzativo non ancora strutturato per accoglierla, è opportuno agire l’innovazione in modo innovativo. Devono poter essere attivate congiuntamente risorse economiche ed umane di differenti parti dell’organizzazione e di diversi livelli tra nazionali e territoriali in un lavoro unitario. Ciò chiama in causa la politica per la necessità di elaborare e diffondere una vision ed i tecnici per potenziare le competenze di ricerca, analisi, valutazione, marketing, relazionali, gestionali. E’ necessario un lavoro non strutturato, agile e leggero, con libertà di azione secondo modalità già innovative e trasversali ad associazioni e servizi. Con il mandato di identificare e potenziare le innovazioni già in atto e di avviarne di nuove. Un processo chiaramente connesso alla Presidenza in quanto luogo di governo strategico unitario ma in stretto contatto con la Direzione in quanto luogo di corresponsabilità tra Nazionale e Territori. Affidato ad una responsabilità politica identificata e chiara.

Avere un luogo di governo strategico unitario e pensare ad un lavoro trasversale non significa annullare le specificità e le autonomia (né territoriali né di singole associazioni e servizi) e nemmeno lavorare sempre tutti assieme su tutti gli ambiti o con gli stessi stili o modalità. Significa piuttosto costruire un quadro complessivo in cui andare a monitorare gli sforzi di gestione del presente e ad identificare e strutturare singole strategie di filiera in grado di valorizzare specificità e competenze. Significa minimizzare costi e massimizzare benefici ma anche sfruttare potenzialità ed opportunità.  

Paola Villa

Direzione Nazionale - Livorno 5.5.2016

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