Impegnarsi a darsi speranza. Perché di questo c'è assoluto bisogno.

Ieri mattina una cinquantina di persone si sono ritrovate nella cappella dell'Università La Sapienza di Roma per ricordare Pio Parisi. Non un ricordo nostalgico. Ma una memoria attiva e dinamica.

Lo schema dell'incontro è semplice: alcuni brani dagli scritti di Pio (da "La coscienza politica" e da "Cattedra dei piccoli e dei poveri") letti a più voci, due testimonianze (Giovanni Bianchi e Giorgio Marcello), una Messa celebrata assieme, un po' di copie fotocopiate di Convertirsi al Vangelo, Vie nuove per la politica. La proposta e l'invito di continuare a vivere comunitariamente, perchè solo questo ci arricchisce e solo questo fa Chiesa. 

Restano moltissime piste su cui tornare. A caldo ne seguo una...
Diversamente dai patriarci e dai condottieri i profeti non hanno neppure l'onore delle armi, non riescono a cambiare il mondo ma soltanto a vederlo per quello che è. Quasi sempre restano inascoltati. (Elena Loewenthal)
Anche se Giovanni Bianchi ha raccontato un'esperienza di amicizia spirituale con Pio, credo che la storia di Pio in Acli sia stata un'esperienza da profeta.
Comunità aperta se non addirittura spalancata dove non è la regola a segnare il confine ma la testimonianza della Parola messa al centro a tenere il tutto per un risucchio centripeta. Non ortodossia a marcare il territorio ma la colla della carità fraterna a tenere assieme. E' lo spirito che convoca. E chi prende parte deve avere l'umiltà di non credersi più furbo dello Spirito Santo. (Giovanni Bianchi). 
Un'immagine forte ed interessante. Anche per pensare a cosa vorremmo fossero i circoli. Ma poi avviene che dalla ricerca degli altri non nasca comunità ma nascano schieramenti...
E' proprio dall'esperienza di tutti gli uomini di essere piccoli e poveri nasce il bisogno di unirsi per trovare la forza. Ma questo avviene molto spesso in una logica mondana in cui lo schieramento diventa concorrenza, fino ad essere assetto di guerra (Pio Parisi). 
La preoccupazione di acquistare, conservare, accrescere il potere assorbe tutte le energie ed impedisce di impegnarsi per la crescita dello Spirito e, in particolare, per il formarsi di una coscienza politica. Il potere sembra necessario per la realizzazione di tanti obbiettivi importanti per la società (...) per cui un po' alla volta ogni altro valore passa in secondo piano e acquista importanza solo ciò che serve in termini di potere. (Pio Parisi)
Forse la differenza sta nella capacità convocatoria. Chi convoca? La realtà, non l'idea. E nemmeno la parola (con la P minuscola). 
"Perché la realtà è. L'idea si elabora, si induce. Non c'è autonomia tra idea (parola) e realtà. Non c'è subalternità della realtà all'idea. I nominalismi non convocano mai. Tutt'al più classificano. Cioè che convoca è la realtà illuminata dal ragionamento, dall'idea e dalla loro percezione intuitiva" (Jorge Bergoglio).  
Convoca la realtà. Non convoca l'idea. Convoca lo Spirito che, appunto, non è un'idea.  
Per impegnarsi nella politica, non in vista di un tornaconto personale, ma per promuovere sinceramente il bene dell'umanità, occorre una grande dose di speranza e al tempo stesso un senso vivo dell'effettiva fragilità e miseria umana. Per chi si apre a riconoscere le varie dimensioni del male in cui è immersa l'umanità è estremamente difficile, se non impossibile, conservare la serenità e la speranza senza credere veramente in Dio, che dà significato compiuto all'assurdo intreccio dei nostri valori e delle nostre miserie. (Pio Parisi).
L'assurdo intreccio dei nostri valori e delle nostre miserie. Conservare la serenità e la speranza è difficile, se non impossibile, senza credere veramente in Dio. Sarà per quello che io mi sento forse più vicina al non saper dove trovare le risorse spirituali di Langer.
E' un tempo, questo, in cui non passa giorno senza che si getti qualche pietra sull'impegno pubblico, specie politico. Troppa la corruzione, la falsità, il trionfo dell'apparenza e della volgarità. Troppo accreditati i finti rinnovamenti, moralismi abusivi, demagogia e semplicismo. Troppo evidente la carica di eversione e deviazione che caratterizza mansioni che dovevano essere di estrema responsabilità. Troppo tracotanti si riaffacciano durezza sociale, logica del più forte, competizione selvaggia. Davvero non si sa dove trovare le risorse spirituali per cimentarsi su un terreno sempre più impervio. Non sarà magari più saggio abbandonare un campo talmente intossicato da non poter sperare in alcuna bonifica, e coltivare - semmai - altrove nuovi apprezzamenti, per modesti che siano? (Alex Langer 1991). 
Non si risolve tutto con una spolverata di ottimismo. Serve la Speranza.  Viene da parafrasare don Abbondio, la Speranza, uno se non ce l'ha, mica se la può dare. E se non se la può dare figuriamoci se la può dare agli altri. E' la vecchia questione della Fede. Dono o ricerca. Ricerca e dono. Questione irrisolta. Mi appello al lasciare aperta la contraddizione (Giovanni Bianchi) E all' essere appassionati di Speranza (Papa Francesco). Speranza di Fede: 
La Madonna, nel suo cuore, ha avuto il buio più grande. La sera del Venerdi fino alla mattina della domenica. Eppure quella speranza lei l'aveva. E quella speranza ha rifatto tutto. (Papa Francesco). 
Ma anche Speranza come categoria storica (Giovanni Bianchi). La crisi ha cambiato il rapporto con il tempo. Il futuro non è un'opportunità, è un rischio. Domani non può che essere peggio di oggi. La reazione alla crisi è la risposta immediata. Lo slancio. Il balzo. Il cogliere l'attimo, la decisione. L'orizzonte (anche del cambiamento possibile) è oggi o mai più. La speranza invece chiede capacità di sguardo lungo, chiede un tempo misurato in stagioni. La speranza è la certezza del contadino. E' la pazienza della sentinella che, nel buio più pesto, della notte più piena, continua a vegliare, s-vegliare, intravvedere (Bregantini).

Impegnarsi a dare speranza. Perché di questo c'è assoluto bisogno. Era scritto in uno dei contributi (da Macerata) per l'Assemblea straordinaria delle Acli. Impegnarsi a darsi speranza. Perché di questo c'è assoluto bisogno. Rideclinerei io. Non è facile. Ma... Che questo non ti scoraggi! 

Per approfondire: http://www.incontripioparisi.it

Nota 1: E, per tornare a Pio... in termini di potere si può tranquillamente interpretare la sua storia in Acli come la storia di un fallimento. Facendo comunità, possiamo continuare ancora oggi a raccontarci reciprocamente quanto i suoi insegnamenti abbiano inciso nel cammino di fede, nella vita lavorativa e nell'impegno verso il prossimo di molti di noi. Con la Speranza possiamo credere che da centralità della Parola, ascolto dei piccoli e poveri, politica come carità, laicità... può ancora nascere e crescere moltissimo... 


Nota 2: La foto: Soana con "Il Pane di Pio" Questa giornata in ricordo di Pio Parisi è stata proprio un pane condiviso! Al di là del simbolo il pane mi è stato regalato alla fine della mattina da Antonio Russodivito. Un pane fatto in casa dalla mamma di un ragazzo degli "appartamenti". Un pane integrale, fatto in casa con lievito madre, che mandava (e manda tuttora, perché a casa l'ho solo assaggiato) un profumo meraviglioso. Grazie! Grazie a tutte e a tutti di questa giornata! All'insegna di un'amicizia spirituale che Pio ci lascia in eredità! (Soana Tortora) 

Nota 3: Qualche altro scatto del prima e del dopo... Mi spiace non averne immagini (se non in testa) ma il momento era intenso e durante non ho avuto il coraggio di alzarmi e fare una foto di insieme né dell'incontronè della Messa...










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