Quel filo di umanità


I volontari #nonsonoangeli. Sono persone che fanno scelte.

Per lo più persone normali che fanno scelte normali. 

Perché, diciamocelo, occuparsi e preoccuparsi gli uni degli altri, indignarsi e mettersi in moto di fronte ad un'ingiustizia, fermarsi di fronte al bisogno... sono scelte normali. Se vogliamo essere esseri umani. Se vogliamo #restareumani.

Quello che non è umano, che non è normale, è passare oltre di fronte al bisogno, restare immobili davanti all'ingiustizia, fregarsene gli uni degli altri.

Però a volte i volontari fanno scelte anormali. A volte nell'occuparsi e preoccuparsi degli altri, nell'indignarsi e mettersi in moto di fronte all'ingiustizia, nel fermarsi e mobilitarsi di fronte al bisogno... ci mettono qualcosa di "anormale".

Anormale in termini di passione, tempo, energie. Perché ci sono volontari che finiscono per far ruotare tutto attorno alla scelta volontaria, anche senza che questo diventi un lavoro o porti ad un ricavo economico.

Anormale in termini di destinatari. Perché ci sono volontari che riescono a scegliere come destinatari della propria azione persone particolarmente "scomode". Gente che magari oltre ad essere vittima è anche colpevole.

Anormale in termini di rischio. Perché per compiere la propria azione volontaria mettono a rischio la propria salute od incolumità.

E' un po' paradossale. Perché fingiamo di pensare che il mondo si divida in due categorie: i volontari normali e quelli anormali. I normali sono assolutamente buoni. Sono angeli: nei titoli di giornale, nei premi assegnati, nelle retoriche natalizie... Gli anormali sono sempre da guardare con sospetto. Alla ricerca di "cosa c'è sotto".

Mentre il mondo è diviso (per usare questa categoria) in volontari e non volontari. In "gente" e in "esseri umani" (per citare Mafalda). In chi si accorge degli altri e chi no. Semplicemente. Il resto è solo una questione di opportunità e circostanze della vita. 

Perché a volte il volontario normale si trova ad entrare in contatto con situazioni estreme e semplicemente sente di non poter restare immobile. E una volta fatta questa scelta il bivio tra il diventare un eroe e un colpevole è molto sottile e spesso anche un po' casuale. Semplificando un po' e con qualche variante possibile (ma non troppo) tenderei a dire che se tutto va bene si finisce per essere visti come eroi. Se le cose vanno male si finisce per sentirsi rinfacciare l'egoismo e l'incoscienza della scelta.

Perché? Perché così è tutto più semplice e rassicurante per chi non fa nulla. 

Perché è vero che non serve andare in un contesto di guerra per fare qualcosa per le vittime di una guerra. Ma è anche vero che, tendenzialmente, la stragrande maggioranza di persone che sottolinea questo aspetto poi non fa assolutamente nulla. Nemmeno l'accoglienza dei profughi quando arrivano in zona non pericolosa. Nemmeno una donazione. Nulla.

Mentre la stragrande maggioranza di persone che fanno scelte anormali prima e dopo quelle scelte hanno fatto mille altre scelte normali. Che sia essere scout o accogliere cani randagi, che sia essere animatore in parrocchia o allenare dei ragazzini o organizzare una mobilitazione per una giusta causa sociale.

Penso a Greta e Vanessa. E so che io oggi in condizioni simili non sarei andata in Siria. E in condizioni in qualche modo simili, quando ne ho avuto la responsabilità, mi sono trovata a scegliere di non "far andare" altri.

Ma non posso non pensare a Mirsada. Avevo poco più di 20 anni. Contro il parere di mia madre e di molti altri, partecipai ad una marcia che tentò di raggiungere Sarajevo in una Bosnia in guerra. Andò bene (nel senso che non ci furono incidenti o vittime) anche se fu un fallimento. Ma sarebbe potuta andare diversamente. E in molti avrebbero potuto dire che ce l'eravamo cercata. E in parte, in qualche modo, sarebbe stato anche vero.

Ma sono convinta che, nonostante tutto, ci sia un filo di umanità maggiore nelle scelte azzardate e magari sbagliate che nella scelta di ignorare tutto e non fare nulla. 

Detto questo, comunque la si pensi, credo che l'ondata di volgarità e violenza che si sta scagliando contro Greta e Vanessa sia davvero inopportuna e indegna. E credo che dovremmo riflettere sull'identità di un Paese in cui tutto questo si scatena in modo maggiore nei confronti di chi ha la "colpa" aggiuntiva di essere giovane e donna. 



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