Reti e gruppi di cittadini italoqualcosa

di Ismail Ademi - 

Visitando in questi giorni il portale #piugiusto e parlando con alcuni di voi, insieme ad un gruppo di amici abbiamo ragionato sulle nuove vie di cooperazione che ci possono essere tra il mondo delle ACLI e le associazioni, reti e gruppi di cittadini italo e qualcosa (albanesi, marocchini, cinesi, ecc).
Nel nostro caso parliamo di italo albanesi, una comunità’ a doppio passaporto che ormai in Italia conta quasi 100 mila persone.La comunità di persone di origine albanese che soggiornano legalmente in Italia si aggira intorno al mezzo milione di persone, distribuite in modo omogeneo sul territorio nazionale (soprattutto nelle regioni del Centro –Nord).Gli imprenditori di origine albanese sono oltre 30 mila e diverse centinaia di loro hanno fatturati molto importanti. Sono oltre 100 mila gli alunni di origine albanese nelle scuole italiane e oltre 13 mila gli studenti universitari.
C’e’ tanta voglia di organizzazione, di rivendicazione di diritti e sopratutto voglia di interazione con tutti i pezzi di società italiana. Allora perché non imparare da organizzazioni che hanno nella partecipazione, e il percorso che avete intrapreso su questo portale ne e l’esempio concreto, il loro fulcro centrale?
Perché non pensare alle ACLI anche come casa e contenitore di realta’ associative ancora ai loro inizi? Perché’ non pensare le ACLI come ad un luogo dove far incontrare sogni e progettualità che leghino immigrazione, cooperazione allo sviluppo, servizi alla persona, assistenza fiscale e quant’altro perché si possa arrivare ad un modello di Italia del futuro e che guardi in avanti senza paura?

La specificità delle Acli parrebbe quella di non avere specificità -

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