Beati i poveri (e la Costituzione e a proposito di cosa abbiamo sentito oggi)


Parte 1: le Beatitudini 


Sono tante beatitudini, ma in realtà è una sola. Nella storia della vita cristiana è prevalso, in modo sempre più forte, la beatitudine dei poveri. Come se le altre descrivessero e illuminassero la prima. I veri illuminati sono i poveri. La ragione è che Matteo, tra gli evangelisti, è quello che viene in modo più forte dal mondo ebraico. Per la fede ebraica la categoria della povertà è fondamentale nell’esperienza della fede. Noi come cristiani ci siamo un po' scostati da questo. Da 10 anni stiamo tornando. Perché stiamo ritrovando il libro dei padri ebrei. 

E’ stato un piccolo grassotto bergamasco, diventato papa, che ha voltato pagina e da lì è ricominciato un mondo. Ma il catechismo nelle parrocchie è ancora alla veccchia. Che in paradiso ci vanno solo quelli che se lo meritano. A fine messa in parrocchia io ho sempre dato un arrivedrci in paradiso, sempre sottolineando che sicuramente ci vedremo tutti in paradiso. Perché in paradiso non ci andiamo perché ce lo meritiamo, ma perché lui ci vuole bene. 

Come le mamme in sala. Se hanno 3 figli e due funzionano benone, sono capi scout, hanno brave fidanzate, e il terzo è un po' scapuzzo, le mamme che fanno? Sono sempre attaccate al terzo. Ci stanno dietro. Parlano bene di lui. E’ il cocco? No, è il più fuori. Più uno è fuori, più Dio lo ama. L’argentino che è venuto a fare il papa ha reintrodotto questo termine, anche se era un termine sempre stato nella nostra fede europea, il termine è misericordia.

Che differenza c’è tra amore e misericordia? Amore è sempre una cosa un po’ ricambiata. Misericordia è un amore da barricata. Da guerra. Tu non mi vuoi bene, ma io sì. Tu non mi vuoi bene, ma io ti aspetto. Se ritardi, ti vengo a cercare. L'amore di Dio è misericordia, è un amore senza fine, che farà si che malgrado non ce lo meritiamo, tutti siamo aspettati da lui. Questa cosa è sicura. Il crocifisso è il segno assicurativo di questa vicenda. Qualche volta nel linguaggio comune si dice: “ti voglio un bene da morire” non sempre è detto con sincerità. Ma è una frase importante. Che evoca la radice. C’è qualcuno che è morto d’amore per noi. Dio ha messo di mezzo questo segno, che segna che nessuno è fuori.

Con un gruppetto ho fatto un pellegrinaggio in Germania, nei campi nazisti. Per andare a riscavare e pregare sulle antiche memorie di questo colossale, inspiegabile, dramma. Ti vengono domande. Ma io anche di fronte a quelle domande, anche davanti a questi orrori, ho sentito che l’amore di Dio non cede. Bravissimo Dante, bellissima la Divina Commedia,  ma non credo che le cose vadano così. Tutta la storia è dominata dall’amore di Dio. Più uno non se lo merita, più è amato. Altrimenti si mettono dubbi sulla potenza dell’amore di Dio. Se anche lui deve rassegnarsi a condannare ed escludere….

L’argentino piombato a Roma non scherza mica. Quando la gente fa proprio male dice: smettete di fare gli scomunicati. E al suo giro stretto dice: non si può scomunicare nessuno. Quando uno è fuori non lo mandi via. E' lui che si mette fuori, tu gli dici: vieni dentro, cosa ti salta in mente di star fuori! Non si può mandare via nessuno. 

Per questo il povero entra in modo fortissimo nell’inno delle beatitudini. Raccoglie tutte le povertà. Anche chi è un povero peccatore. Anche lui è raccolto in questa beatitudine. Perché siano successe in Germania queste vicende, ancora mi è misterioso. Ed è fonte di grande angoscia. Io sono di Mantova. C’era una grandissima comunità ebraica a Mantova, durata secoli, sono stati sterminati. E io da adolescente chiedevo con imbarazzo a mio papà e mia mamma: perchè è successo questo? Dove sono andati a finire?  Perché ci comportiamo come niente fosse successo? E' un grande dramma quello dell’ebraismo. Loro sono importanti perché la lettura è capovolta. Mentre tu pensi che il paradiso va conquistato, che devi essere tu a salire su.  La fede ebraica, che nella persona di Gesù trova la sua pienezza, pensa che è Dio che viene in giù. Fino a farsi carne. Fino a morire. Perché ci deve cercare tutti. Se uno che comanda e sta in alto, non vede quasi nessuno. Per vedere bisogna scendere. Anche per prendersi cura. 

Io sono vecchio, quando si parlava dei poveri in spirito un tempo si parlava di quelli ricchi ma distaccati dalle ricchezze. Lui andava con la macchina di lusso, ma era di grande animo. Non è così. Poveri in spirito dice delle persone povere dentro, nel pensiero. Persone che hanno bisogno di ricevere, di capire, di essere accolti. Non siamo nati da soli, qualcuno ci ha fatto nascere. Non ci hanno lasciato nudi quando siamo nati. Qualcuno ci ha vestiti. Non siamo rimasti ignoranti. La maestra mi ha insegnato a leggere e scrivere... Sempre noi continuamente siamo sorretti da tutto quello che abbiamo ricevuto. Noi chi siamo? Siamo dei poveri che sono stati amati. Rincorriamo con affetto le memorie preziose che ci hanno fatto del bene. Non posso che dire di avere ricevuto sempre. Da tutti. Al di là delle intenzioni. Sempre. Questa figura del povero è una meraviglia descrittiva della condizione umana.

Parte 2: la Costituzione

Ho riportato l'inizio del testo costituzionale. L’ho citato perché quando si è trattato di vedere cosa era l’Italia fu Dossetti, che è mio padre, che propose con molta forza che questa repubblica dovesse essere fondata sul lavoro. Lui mi spiegava che è stata la categoria del povero che ha fatto pensare al lavoro come caratteristica del cittadino. Il lavoro come respiro normale. Più di 50 anni fa, sull'Appennino, ho assistito ad un dialogo tra Dossetti e La Pira. Parlavano di questo articolo e di come avevano sorriso e litigato nei lavori della Costituzione. Dossetti diceva: noi del nord su questa faccenda del lavoro ne sappiamo più di voi. Da noi il lavoro non è quello che il senso marxiano dice: una produzione di strumenti, servizi, oggetti. Per noi il lavoro è più profondamente la fatica. Nel dialetto bolognese questo è affermato. Come se stamattina sono andato a trovare mio papà in ospedale. E  ho chiesto: Come sta? E mi hanno risposto: E’ un più brutto lavoro. Il lavoro non è solo il lavoro produttivo. E’ la fatica. Il lavoro è la fatica del bambino che impara a leggere e scrivere. Dell’artista che perfeziona l’arte. Dell’autista dell’autobus di città. Della mia maestra di seconda. Di mio papà che si congeda dalla vita accolto dal paradiso del Signore.

La Costituzione. Laicità della fede. Noi siamo interessatissimi dell’umanità. Per noi è importantissimo l’impegno umano. Perché è il Vangelo stesso che ci porta fuori dalla comunità cristiana. Ci fa interessati a tutta la vita umana. Ci fa preoccupati dei barconi del mediterraneo come dei vecchi della nostra città. Siamo interessatissimi della nostra città. La nostra fede non è altro dall'umano. La nostra fede è la gloria dell’umano. Siamo quattro gatti... La chiesa è piccolina. Siamo roba da quasi niente. L'umanità è molta. Come possiamo? L’umanità non è altro da noi. È il vicino a noi. È l’accanto a noi. Per noi l’umano è il motivo preziosissimo. 

Parte 3: Sulle cose che ho sentito prima

Volevo dirvi che ho fondato un movimento, di cui sono l’unico iscritto. Questo movimento si chiama: 5 marzo. E si chiama 5 marzo perché l'ho fondato il giorno dopo il 4 marzo. Perchè il 4 marzo la politica è morta. Ma siccome credo nella resurrezione... Ma credo nella Resurrezione partendo dal venerdì santo. E ciò che vedo mi fa essere meno ottimista di quello che ho sentito oggi pomeriggio. Sono molto spaventato. La guida politica del paese ha detto e fatto cose che mi allarmano moltissimo. 

Gli articoli della Costituzione sono da tenere assieme. Il due e il tre sono garanzia del primo. Non è il lavoro da solo che basta. Come le beatitudini, tutte,  illuminano la prima beatitudine. Così, secondo Dossetti, gli articoli che vengono dopo il primo lo illuminano e lo proteggono.

Tutto questo per dire cosa? Che la politica è molto importante. Per tutti. Per la chiesa, per la comunità cristiana, la politica è irrinunciabile. Se noi ci chiudiamo alla politica rischiamo di diventare una setta. I nostri figli potranno anche non essere tutti cristiani. Ma saranno sicuramente tutti persone. Non si può non avere passione della storia. 

In questo momento difficilissimo, noi dobbiamo farci una domanda, molto semplice. La domanda è:  E le acli? Io mi sono convinto che le Acli possono e devono avere una parte importante in questo momento. Devono correre il rischio dell’ingenuità. Correre il rischio del gioco del 5 marzo. Altrimenti, era inizio dell’estate. Ci siamo messi a formare il nuovo governo. C’è stato chi ha accettato. Abbiamo messo in piedi i ministeri. Adesso ognuno deve dire cosa può fare il suo ministero... cosa può fare il ministero della scuola., della salute... E bisogna fare il programma... Quello è un gioco da spiaggia. Ma le Acli? 

Io sono venuto con questo pensiero. Senza chiedere il permesso al presidente, sono venuto a dirvi che il mio parere è che bisogna prendere una iniziativa per la politica, una iniziativa molto forte. Non possiamo solo valutare la situazione. La situazione è pietosa. Bisogna avere pietà.
Il compito dell’assistente è anche dirvi questo. Mi toglieranno la carica magari, ma fosse anche l’ultima volta che vi vedo, sono contentissimo di dirvi che vi auguro moltissimo di prendere un'iniziativa, e che vorrei entrare in questo tentativo con voi, che è importante. Non solo le cose vanno male, ma le cose sono in pericolo di vita. Tutti i giorni io sono spaventato da quello che le attuali autorità dicono e dichiarano. Perché comandano e del come comandano. E perchè ho  l'impressione che non si costruisca una alternativa. Credo che sia un dovere, anche religioso, di fede, di fronte a questo fare qualcosa. 

È stato un dovere di fede, per il giovane Dossetti, che nel 1943 non aveva  nemmeno 30 anni, andare in montagna con i partigiani. In uno dei discorsi che fece in Assemblea Costituente ricordò che quando era con i partigiani uno di loro era ferito a morte. E i partigiani si sono chiesti: chi glielo dice? Erano tutti comunisti, di sinistra, di Reggio. E hanno detto a Dossetti: devi dirgelielo tu. E Dossetti è andato: Ti sono venuto a dire che dobbiamo salutarci, che devi morire, perchè noi non possiamo fare niente per te. E l’altro gli chiede: secondo te io cosa devo fare? E lui gli ha detto: offrire la tua vita per la salvezza di tutti i tuoi compagni. E lui: va bene. Farò così. Lui è morto. Tutti i suoi compagni si sono salvati. E don Giuseppe alla Costituente ha citato questo episodio.

Sono stato nutrito da questa storia, da queste vicende, da questa attenzione, da questa sensiblità appassionata. Parlano molto bene dell’arcivescovo di Palermo. Noi lo conosciamo, perché studiava teologia a Roma, decise di fare una tesi di laurea che lo portò a Bologna, che è diventata un libro, per le Paoline "Dossetti, Lercaro e la Chiesa dei poveri". Lui è cresciuto in questo. Adesso è successo questo scherzo, che c'erano 7 cardinali candidati ad arcivescovo di Palermo, quel mattacchione del Papa ha fatto lui cardinale. Avete visto come si muove? Con forza, con agilità. La povera gente si sente visitata, la società si sente incoraggiata. Sia chi ha la fede, sia chi no.

Io ho l'impressione che in questo momento, la presenza delle nostre associazioni cristiane dei lavoratori... ho sempre piacere quando vedo che si riproducono le parole. Perchè ho sempre pensato "cattolica". Il che mi dava anche un po’ fastidio, perché io sono un po' snobbino... Invece non è cattolica. E non è associazione.  Associazioni, cristiane... anche luterane. Associazioni cristiane Lavoratori. Dentro a questo titolo c’è un invito fortissimo. E quindi la mia proposta, alla fine di questo vostro convegno importante, è quello di metterci a lavorare. In modo forte. Abbiamo la nostra presidenza. Bisogna dirglielo. A tutti i partecipanti della nostra presidenza. Che dobbiamo interessarci appassionatamente, oso dire gratuitamente, della vicenda nella quale le Acli sono immerse.

È questa la maniera di riscattare anche alcune ombre non simpatiche che possono mettere malessere tra noi, dispiacere. Superiamole, facendo una cosa bellissima insieme. Una cosa bellissima, insieme. "Ci farai dire il rosario". Non vi preoccupate, il rosario ci penso io a dirlo, anche per voi. E poi vengo anche alla riunione della politica. Voi adesso mettetevi a lavorare. Non aspettate che vi diano il permesso. Fatelo. Perché molte persone che richieste potrebbero dire "sii prudente" "stai attento" nel loro cuore invece molte persone sperano questo. Questo è l’impegno di fede che la nostra associazione in questo momento dovrebbe prendere.

Intervento di don Giovanni Nicolini all'Incontro Nazionale di Studi Acli 2018 "Animare la città".
Trascrizione di appunti presi in diretta e non rivisti dall'autore. 

La specificità delle Acli parrebbe quella di non avere specificità -

Tra religione e organizzazione  Il caso delle Acli – A cura di Ilvo Diamanti e Enzo Pace Pubblicazioni della facoltà di scienze politiche de...