Tra libertà e necessità...


Mi è capitato in mano per caso in un'edicola di libri usati e non ho potuto non prenderlo.

Lei è Simone Weil. Cioè una donna. Vissuta a cavallo tra le guerre. Politica e mistica. Ebrea e cristiana. Marxista e Filosofa. Scrittrice ed Operaia....

I brani di carteggio vanno giù in un sorso. Il testo finale sull'amicizia non l'ho ancora del tutto digerito, ci sto rimuginando. Ma mi intriga...

La preferenza personale verso un determinato essere umano può essere di due tipi. O si cerca nell'altro un certo bene, oppure si ha bisogno di lui. In linea generale tutti i legami possibili si suddividono tra queste due specie. Ci si dirige verso qualcosa, o perchè si cerca in essa un bene o perchè non se ne può fare a meno. Talvolta i due moventi coincidono. Spesso no. Di per sé stessi sono distinti e completamente indipendenti. 
E mi viene in mente Arturo Paoli e il fatto che nessun incontro (neppure banale) è di per sé neutro. O ci spinge a cadere in avanti o ci spinge a cadere indietro. O ci sospinge verso il bene o ci è di ostacolo nella ricerca del bene.

Ecco, mi pare che Simone Weil caratterizzi questo avanti e indietro attorno all'equilibrio tra libertà e necessità.
 L'amicizia è un'armonia soprannaturale, un'unione di contrari. 
Dove i contrari non sono le due persone diverse. I contrari sono il bene ed il bisogno. La libertà e la necessità. L'amicizia pura è la capacità (assoluta e di per sé umanamente irrealizzabile) di tenere assieme pienamente senza svilire nessuna delle due dimensioni. Comprenderle senza negarle.

Personalmente non uso molto il termine amicizia. Ma mi pare in fondo in qualche modo Simone Weil indaghi nodi cruciali presenti in tutte le relazioni umane.

Quando qualcuno desidera sottomettere a sé un essere umano o accetta di sottomettersi a lui non c'è traccia di amicizia. 
Non c'è alcuna contraddizione tra cercare un bene in un essere umano e volergli bene. Per la stessa ragione quando il movente che spinge verso un essere umano è solo la ricerca di un bene non esistono i presupposti per l'amicizia.
Allora l'amicizia o la relazione umana sana e costruttiva si colloca proprio lì. In quell'incrocio impossibile ed irraggiungibile tra libertà e necessità. E l'amicizia non è un'emozione e neppure un affetto. E' una virtù praticata e coltivata in un succedersi di esperienze di imperfezione.
La causa più frequente della necessità, nei legami affettivi, è una certa combinazione di simpatia ed abitudine. Come nel caso dell'avarizia o della intossicazione, ciò che inizialmente costituiva la ricerca di un bene si trasforma in bisogno per il semplice trascorrere del tempo. Ma la differenza rispetto all'avarizia, all'intossicazione e ad ogni altro vizio è che nei legami affettivi i due moventi possono coesistere molto bene.  
Allorchè l'attaccamento di un essere umano ad un altro è determinato soltanto dal bisogno vi è qualcosa di atroce. Poche cose possono toccare tale livello di bassezza e di orrore. Vi è sempre qualcosa di orribile in tutte le situazioni in cui un essere umano ricerca il bene e trova solamente necessità.   
L'anima umana, è vero, dispone di un arsenale completo di menzogne per proteggersi contro questa bassezza e fabbricarsi nell'immaginazione dei falsi beni là dove vi è soltanto necessità. E' proprio per questo che la bassezza è un male, perchè costringe alla menzogna.  
In senso molto generale, vi è sventura ogni volta che la necessità, sotto qualsiasi forma, si fa sentire in modo così duro che la durezza supera la capacità di menzogna di chi subisce lo choc. 
Per chi è capace di arrestare la reazione automatica di protezione di sé, che tende ad accrescere nell'anima la capacità di menzogna, la sventura non è un male, benché sia pur sempre una ferita e in un certo senso una degradazione.
 Dove la forza sta nell' accettare la fragilità. Nel riuscire a lavorare per smascherare le menzogne che ci si racconta da soli, per proteggersi da sé. Pur sapendo che questo ci lascia nella sventura, senza protezione. Feriti e degradati.
Un'amicizia è infangata non appena la necessità ha il sopravvento sul desiderio di conservare per l'uno e per l'altro la facoltà di libero consenso. 
In tutte le situazioni umane la necessità è principio di impurità. Ogni amicizia è impura se vi affiora, anche solo come traccia, il desiderio di piacere o il desiderio opposto. In un'amicizia perfetta questi due desideri sono completamente assenti. I due amici  accettano pienamente di essere due creature distinte. L'amicizia è un miracolo grazie al quale un essere umano accetta di guardare a distanza senza avvicinarsi quello stesso essere che gli è necessario come nutrimento.
Simone Weil è talmente assoluta da indicare una rotta e al tempo stesso da renderla spietata. 

Nessuno è così. Siamo tutti fragili. Ed incompiuti. E siamo esseri sociali. La necessità dell'altro è in fondo ineliminabile. L'altro mi è indispensabile per essere me. Mi è indispensabile nella sua alterità da me. Nella misura della libertà che so riconoscergli di essere pienamente sé. E di condividere o meno qualcosa con me. Nella misura in cui so costruire spazi di gratuità, sopportando l'assenza di reciprocità cui pure anelo. Nella misura in cui lo scambio sa essere intimo senza diventare esclusivo. Non accampa diritto di continuità né di proprietà. Nella misura in cui accetto non solo la distanza ma anche il conflitto come parte dello scambio e della relazione. Ma so includerlo in una visione complessiva e circoscriverne gli effetti distruttivi.

È un'idea di fraternità. Indispensabile ma impossibile. È un'utopia. 

Ma per fortuna mi viene in soccorso Arturo Paoli. 
La relazione in cammino è una relazione tra persone che, coscienti che la relazione è un'utopia, prendono ciò nonostante la decisione di cercarla. 
E solo tra coloro che vivono seriamente, autenticamente la tristezza di non pervenire ad un tipo di relazione di vera fraternità e la speranza di potervi arrivare, si stabilisce la vera solidarietà. 
Vera solidarietà non può stringersi se non tra persone abituate ad accettarsi come sono, nel loro vero essere. 
Non si può che abituarsi ad una convivenza scomoda tra la libertà e la paura. Il giorno che la libertà si fa sicurezza si corrompe. E il giorno in cui si rinuncia alla libertà per amore della sicurezza si piomba in una schiavitù senza rimedio.  
 La libertà è una strada senza margini, come si fa a camminare nella libertà?  (E. Fromm). 
Eppure non c'è altra strada da cercare...

Ps (Per chi ha voglia, il testo della riflessione di Simone Weil sulla amicizia)
https://drive.google.com/file/d/0B7xYMdtDJdp_VGhEd2pwTGNaZmM/view?usp=sharing





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