E' colpa dei giusti

Non me la prendo con i giudici.

Decido di partire dal credere alla giustizia, per principio. E nel credere, per principio, alla giustizia è compreso anche il credere, per principio, alla presunzione di innocenza.  Per cui se non ci sono prove sufficienti non si può condannare qualcuno. Ci sta.

Però, la realtà è la realtà.

E la realtà è che una persona è entrata nel sistema della giustizia e viva e ne è uscita morta. Di fame, di sete e con evidenti lesioni. E non si può morire in stato di abbandono mentre si è nelle mani della giustizia e di un ospedale della capitale di un paese civile.

Allora mi fa rabbia. Ma non mi fanno rabbia i giudici, i poliziotti, o gli infermieri... non ho rabbia per categorie. Mi fanno rabbia le persone.

Mi fanno rabbia tutte le persone che con le loro azioni hanno contribuito a questa morte. In qualsiasi categoria siano.

Ma, se possibile, mi fanno ancora più rabbia tutte le persone che con il loro silenzio hanno contribuito a questa morte. Perché se le prove non ci sono è anche perché qualcuno non le ha portate. Se qualcuno ha finto di non vedere o sapere, non ha fatto con coscienza il suo mestiere, ha mentito, nascosto o coperto.

Non ci credo che le cose accadano senza responsabilità.
Non ci credo che le cose accadano e nessuno veda, senta, noti nulla.

E penso che il nodo di una società più giusta non si liquidi nella responsabilità civile dei magistrati. Ma risieda in un processo culturale per cui testimoniare la verità non sia gesto da eroi ma comune esercizio di cittadinanza.

Non temo le parole (e i gesti) dei violenti. Ma il silenzio dei giusti. M.L.King


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