#70anniAcli: dopo il Compleanno la vita continua...

Non è facilissimo e non so bene cosa ne esca… ma provo a rimettere in fila alcune cose dai molti feedback che in diversi modi mi sono arrivati dopo aver pubblicato i post legati al compleanno... Ogni sintesi è arbitraria, una sintesi di contributi prevalentemente privati lo è ancora di più. Ne vedo tutti i limiti. Ma mi pare comunque interessante provare a condividerli . Nota di metodo: tranne poche eccezioni la maggior parte dei feedback privati arrivano da persone che in diverso modo sono "alla periferia" dell'associazione. 

Cercando di focalizzare le cose fondamentali mi pare di vedere:


  • La prima emergenza, quella fondamentale, da cui ripartire, è l’emergenza associativa. Ridare essenza all'essere associazione deve essere l'obiettivo primario in base al quale scegliere. 
  • C'è qualcosa che viene ancora prima della scelta della mission e degli ambiti di impegno in una associazione. “La longevità delle Acli deriva dalla complessità materiale ed organizzativa. Ma soprattutto da quest’anima. Da questo carisma che fa volare il calabrone. Se gli tiri via l’anima, il calabrone non vola più. Se la complessità si rompe, non vola. Finisci per fare un servizio di serie B, un sindacato di serie B…. A noi  non ci definisce la dottrina. Ma la mistica”(Il calabrone può continuare a volare - Giovanni Bianchi) .  Oggi abbiamo bisogno di ritrovare l’anima, il carisma, la mistica delle Acli. 
  • L’analisi complessiva è stata fatta ed è abbastanza chiara (potrebbe e dovrebbe essere fatta un’analisi anche un po’ scientifica, a partire dai dati). Ma ora non è più tempo di grandissime analisi. Ora si tratta di scegliere alcuni nodi con conseguenti snodi, formulare alcune proposte, confrontarsi e poi, concretamente, decidere e sperimentare.

La storia
“Però….Non è andata proprio così”. “Non ho mai pensato che gli albori delle Acli fossero gloriosi”. C’è tutto un filone di ragionamento che riguarda la ricostruzione della storia delle Acli. Che in parte, fa notare qualcuno, sfocia anche in una “mitologia aclista”. Un mito è una narrazione investita di sacralità e assieme al rito (che ne è in qualche modo espressione) aiuta a costruire e mantenere comunità. E anche un’associazione ha bisogno di coltivare questa dimensione. L’importante è non confondere il mito con la storia.

La memoria
“Ci aggrappiamo alla memoria come ad un pezzo di legno in mezzo alla tempesta. Ci aggrappiamo ai simboli, al nome, al logo”. Per anni abbiamo detto che il logo è esteticamente brutto e che è un po’ datato. Anni fa abbiamo persino cercato di cambiarlo. Poi… tra bandiere, volantini, sfondi….in quasi tutte le iniziative è l’unica immagine/messaggio presente.
“In Alice nel Paese delle Meraviglie c’è un punto in cui la regina bianca dice "E’ ben poca cosa la memoria che guarda solo indietro". Da lì parte il riscatto, la battaglia vittoriosa contro il Ciciarampa e il risveglio di Alice che potrà finalmente avverare il sogno del padre”. “Lavoriamo per le Acli di oggi. Quelle del passato non ci sono più e quelle del futuro non ci sono ancora (e se non partiamo da qui non ci saranno mai). Alla faccia della quarta fedeltà ”. Ecco, quello che ci serve è una memoria che guarda avanti.

Il futuro
 Dobbiamo metterci in testa che i tempi sono cambiati. C'e bisogno di rinnovarsi nelle idee e nel modo di operare, se ci si arrocca intorno alle posizioni di potere conquistate…”  e anche “Questo nostro resistere all’evoluzione non è una condizione sostenibile”. La necessità, il bisogno, l’urgenza del cambiamento mi pare veramente percepita da tutti. Ma convive con un diffuso (nel Paese prima ancora che nelle Acli) conservatorismo intrinseco. Cambiare diventa un mantra ma ogni cambiamento fa paura e trova mille resistenze. Emotive e morali prima ancora che organizzative. E poi, manca ancora  un indirizzo.  Quale cambiamento? In quale direzione? Per fare cosa? Per essere chi?

Il presente
L’immagine del 70enne ad alcuni è sembrata impietosa. Da altri è stata interpretata come caratteristica generazionale di tutti i 70enni. E questo mi spiace. Il 70enne senza futuro mette tristezza proprio perchè è innaturale. Un 70enne che ha avuto una vita piena potrebbe essere sereno e saggio. E ci sono moltissimi 70enni (in giro ma pure nelle Acli) che sono estremamente vivi, generosi, positivi e vitali.  E ci sono 30/40enni vecchi, spenti e lamentosi. La metafora si agganciava al compleanno. Ma se ne possono trovare anche di più efficaci: 

  • Il calabrone Giovanni Bianchi nel suo intervento riprende la classica metafora aclista del calabrone. Che (dicono gli studiosi) non potrebbe volare, ma poi in realtà vola. E non si sa esattamente cosa lo fa volare. C’è qualcosa che rende possibile quel volo. Un qualcosa che esiste anche se non si vede. Se si perde quel qualcosa, non si vola più. Il calabrone può continuare a volare - Giovanni Bianchi
  • L’uovo e il pulcino Lorenzo Gaiani riprende la metafora di Buttè: Qualcuno dice: cosa sono le Acli? Né carne, né pesce! Risponde Buttè: giusto. Sono un uovo. Alimento completo! E Lorenzo suggerisce di guardare a quell’uovo con la prospettiva del pulcino che ancora deve nascere (immagine che mi piace moltissimo, se prima non ci mangiamo l’uovo!). Settant'anni insieme - Lorenzo Gaiani
  • La vite e l’uva Ruffino Selmi nella serata dei 70 anni a Motta di Campodolcino paragona le Acli alla vite di suo padre. La pianta era ancora sana e buona. Ma l’uva lasciava molto a desiderare. Quel che ci volle per quella vigna fu, appunto, un innesto.


I nodi

L’essere associazione:  Con onestà occorre constatare gli attuali fallimenti della proposta associativa, legati proprio al nostro modo di viverla e parteciparvi”. Consapevoli che “quello dell'identità e della funzione è problema comune a tutte le associazioni ed è uno degli effetti della regressione di un paese che, senza rendersene conto, si sta impoverendo” ma (è nato prima l’uovo o la gallina?) consapevoli anche del fatto che l’impoverimento e la regressione del paese sono corresponsabilità di una società civile che non riesce più a svolgere il suo compito…  

Il popolo e il territorio: L’identificazione della scuola come ambito di intervento è stato un punto molto contrastato. Da una parte alcuni (prevalentemente 30-40enni) lo riconoscono pienamente come luogo primario e centrato per esprimere l’essere “popolo”. Dall’altra molti altri non lo trovano un luogo pertinente per le Acli. Mi pare però che invece ci sia molta convergenza sul concetto di Popolo e di Territorio. Come dire, forse non è la scuola (anche se io continuo a vederla centralissima) ma sicuramente è la comunità territoriale con le sue dimensioni di vita “normale” la dimensione da coltivare e da cui ripartire. “O siamo lì o non siamo”. 

La partecipazione: pluralismo, differenze, collegialità…. hanno sfumature e significati differenti. Ma mi pare di poter tenere assieme queste dimensioni emerse in molti provando a riassumerle nella Partecipazione. Partecipare (anche portando la propria specificità, la propria differenza, il proprio contributo divergente) è ancora percepito come un valore nelle associazioni (“e nei partiti” diceva qualcuno)? “A volte sembra essere tollerato, raramente sembra essere richiesto e stimolato”. Come si partecipa, come si esprime (anche al di là delle norme, che comunque se coerenti aiutano) la collegialità, la dimensione collettiva e non individuale, come si valorizza il pluralismo, come si fanno emergere e tengono assieme le differenze?

Quasi nessun feedback sulla politica (e un po’ mi stupisce). Ma mi è rimasta in testa Lia Quartapelle che a Motta dice:  La politica è costretta a volte a prendere decisioni immediate. Guardando il presente. Ma la politica ha bisogno di profezia. Di uno sguardo di lungo periodo. Questo la politica chiede ad un’associazione come le Acli: un aiuto per darsi spazi e modi per riflettere dal punto di vista dei valori.”.  E Giovanni Bianchi che spiega “Io ho una concezione della vita e delle Acli  politica. Perché la politica dà ragione della complessità. La politica seria parte dal riconoscimento del suo limite. Che non tutto è politica e che c’è anche l’insufficienza della politica. La politica arriva ad un punto in cui i suoi mezzi sono scarsi (Martini) lo dice in una relazione anni 80 in Cattolica parlando ai giovani e pone domanda che da aclista con Pio ed altri mi sono sempre posto: è possibile la santità politica? La risposta di Martini è netta. No. Ma quello che è impossibile all’uomo  è possibile a Dio”.Cercare dentro la storia i semi del Regno e fare con la politica quel che puoi sapendo che c’è l’Altra possibilità”.

E… il lavoro? La non centralità del lavoro ha lasciato perplessi molti. E in fondo lo capisco. Ma, come ha detto Paolo Petracca introducendo l’intervento di Ruffino Selmi nella serata dei 70anni a Motta “La fedeltà al lavoro è stata una fedeltà non retorica nei primi decenni, almeno fino alla scrittura dello statuto dei lavoratori. Ma mi sembra che negli ultimi decenni abbiamo fatto delle grandi analisi, qualche buona proposta, ma siamo rimasti completamente fuori dalla capacità di incidere sul tema del lavoro. Se siamo onesti è stato così. E questo non è un bene. Per le Acli ma pure per la società italiana”. E Ruffino Selmi ha risposto “Se oggi fosse qui uno dei nostri utenti. Uno di quelli che vengono agli sportelli del Patronato per cercare lavoro, uno di quelli completamente disarmati, al punto da non pensare più ai diritti da rivendicare ma da dire - qualsiasi lavoro, con qualsiasi condizione, purchè sia lavoro -  da questa mezza giornata come ne uscirebbe? Come movimento di lavoratori ce lo dobbiamo chiedere”. Un’associazione di promozione sociale non è un’associazione di volontariato. Non ha l’obiettivo di aggregare quelli che “stanno bene” per proporre loro di aiutare od offrire un servizio a “quelli che stanno male”. Un’associazione di promozione sociale si pone di aggregare le persone, tutte, perché si basa sulla convinzione che mettersi assieme è fondamentale per trovare ed organizzare soluzioni ai problemi. Oggi, in un paese in crisi e difficoltà, chi (al di là di tessera o non tessera) si aggrega alle Acli? Chi partecipa? Chi fa le Acli? Se torniamo ad essere popolari. Se stiamo nelle comunità, tra le persone reali, sono convinta che il tema del lavoro tornerà centrale. 

Alcuni snodi:

La tessera: la tessera oggi è qualcosa cui (fuori e dentro le Acli)  non si dà più valore. E’ possibile restituire valore alla tessera? O esiste un altro modo di essere democraticamente sostenibili senza la tessera?

Il circolo: sull’appesantimento burocratico del circolo direi che sono veramente tutti d’accordo. Poi mi pare emerga una riflessione sulla funzione del circolo. C’è chi ritiene che il cambio di sistema di lavoro e di gestione dei tempi porti a non avere più bisogno di circoli come spazi di aggregazione e chi (al contrario) pensa che nella società attuale di spazi di aggregazione ed incontro ci sia estremo bisogno. Chi prova a declinare le modalità di specifica aggregazione che si potrebbe coltivare: dai punti famiglia (come luoghi di ritrovo e confronto e risposta anche in termini di mutuoaiuto ai bisogni delle famiglie) alle esperienze di coworking…

Il sistema provinciale: l’abolizione delle province che ricadute ha sul nostro sistema? Direi che nessuno di quelli che ho sentito considera l’ipotesi di una abolizione anche del nostro sistema provinciale (considerato l’asse portante dell’associazione). Però ci sono proposte e riflessioni in merito a province “piccole” che potrebbero accorparsi e al tentativo di snellire (mantenendo collegialità e presidio democratico) gli organi e i modelli di gestione provinciali.

Le regioni: su questo snodo c’è molta divergenza. Alcuni (anche guardando le regioni attuali) non credono proprio alla necessità e/o opportunità di investire in questo livello. Altri sottolineano che troppe volte sono stati assegnati ruoli senza assegnazione di risorse. Alcuni sottolineano anche l’opportunità di modelli di aggregazione multiregionale dove le condizioni storiche o geografiche o di dimensione lo richiedono.


I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...