I due Papi, i film e la realtà


C'è del bello, secondo me, nel film di Meirelles.
E' un film teatrale. In cui affascinano le scelte musicali i cambi di scena e i dialoghi.
E che offre molti spunti di riflessione sulla responsabilità delle leadership e sul rapporto tra persona e ruolo.

Però..."La verità è insostenibile senza la carità" dice ad un certo punto un Papa citando l'altro.
Ma un po' è vero anche il contrario. "La realtà è superiore all'idea". E qualche problema con la realtà questo film ce l'ha.
E' un film verosimile senza essere in alcun modo vero.  Anzi, l'impressione è che, purtroppo, funzioni soprattutto nel suo rispecchiare i canoni classici delle fiabe: protagonista, antagonista, oggetto magico, scontro, contrapposizione, smarrimento, apparente sconfitta, colpo di scena, lieto fine.

Il tutto, cinematograficamente parlando, lasciando persino aperta la possibilità di un eventuale seguito. O dell'avvio di una serie (siamo su Netflix, no?). Con il secondo Papa che lascia, sopraffatto dalle cose, chiedendo il ritorno del primo, come viene fatto dire ad Andreotti in un articolo con un immaginario dialogo con Cossiga in paradiso (!!!). O, più probabilmente, con le nuove fatiche e i nuovi scontri che l'assetto di coesistenza di due papi (che sono anche due uomini) farà nascere. E siamo all'attualità.

Che poi, nel tempo dell'immagine, la cosa che più mi stupisce di tutta la vicenda (reale) è il fatto che in una istituzione così profondamente simbolica come la Chiesa, si sia deciso di mantenere per entrambi la stessa veste bianca da Papa.

Pragmatici esercizi di umanità, spostamenti e trasformazioni.

La Bosnia. I profughi. L'Europa. La Bosnia é un luogo che non ha più voglia di presentarsi come "quella della guerra". 30 anni...