#Lavoltabuona? I principi in comune...

"Quello di oggi lo possiamo considerare già un po' un primo momento di sintesi e restituzione rispetto ai più di 800 contributi arrivati e dei tanti incontri fatti" ha detto Bobba all'incontro nazionale organizzato dal Forum del Terzo Settore. E molti degli incontri fatti sul territorio di cui parla sono stati promossi proprio dai Forum locali. E in questo ci sta, secondo me, la prima scommessa vinta di questo percorso. Una consultazione diretta, aperta a tutti, che non è boicottaggio e disconoscimento delle reti autorganizzate ma valorizzazione. 

Quella che si chiude il 27 giugno con il testo della legge delega non è la fine di tutto. E' solo la chiusura di una fase e l'apertura di una fase successiva. "E' il momento di fermarci sui principi" ha detto sempre Bobba. Poi ci sarà tempo per il dibattito parlamentare (riconoscimento del ruolo del parlamento e delle dinamiche democratiche, senza forzatura del governo, secondo punto a favore) e per definire tutte le questioni di dettaglio.

E su una serie di principi a me è parso proprio che ci fosse grande sintonia tra sintesi del governo (oggi rappresentato dagli interventi complementari del Ministro Poletti e del sottosegretario Bobba, purtroppo senza il ministro Delrio) e il Contributo del Forum del Terzo Settore. Terzo punto a favore.

Quali principi? Solo per dirne alcuni...

Si parte dalla Costituzione. Art 2 (diritti inviolabili dei singoli e delle formazioni sociali) art 18 (libertà di associarsi), art 118 (Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà). Difficile dire meglio è di più, si è detto. 

A cosa serve la riforma. Partiamo da un presupposto: il terzo settore produce cittadinanza, impegno civico, partecipazione sociale, economia sociale, welfare generativo, partecipativo, comunitario... E tutto questo produce (anche) minor costo per la comunità. Obiettivo della riforma è creare le condizioni perché il terzo settore produca di più e meglio. A vantaggio di tutti. Da questo derivano le parole chiave di metodo: semplificare, riordinare, innovare. E poi trasparenza, (che significa di fatto utilizzo del potere sanzionatorio reputazionale dei cittadini) e controllo interno (che è nei fatti, anche in questo, una forma di responsabilizzazione, riconoscimento del ruolo delle reti e sussidiarietà).

Tutto questo può sembrare scontato ma in realtà porta con sé anche delle conseguenze. Perché significa partire da un pregiudizio positivo e non negativo di questo mondo. Significa inserire il concetto di utilità sociale in un più ampio ambito di interessi generali. Significa scegliere di non valutare la meccanica produzione di "utilità sociale" della singola attività ma scegliere di guardare al terzo settore come soggetto di per sé stesso promozionale e capacitante.

Poi se ci si addentra sul "la forma della riforma" mi pare che i punti aperti siano ancora tanti. Si  tocca o no il codice civile?  Testo unico o tanti piccoli interventi per riordinare la legislazione esistente? Come i principi troveranno forma? E i soldi del servizio civile chi ce li mette? Su questo il Ministro Poletti è stato, al solito, molto schietto e a tratti poco rassicurante.

A mio modestissimo parere però il punto di partenza è buono. Il nodo è che siamo solo all'inizio. Tutto il resto della strada è da trovare, aprire, percorrere. Nel documento del Forum e in quello Acli ci sono tante indicazioni e suggerimenti in merito.

E poi... se sarà #lavoltabuona dipende da noi

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