Come hanno fatto le Acli a stare assieme 69 anni?

Riflessione sulle attribuzioni di deleghe post congresso Acli - Editoriale di Spazio Ipsia - Giugno 2012

Nelle nuove attribuzioni del congresso sono state assegnate due nuove deleghe: la cooperazione sociale (per la prima volta invitata in presidenza) e la cooperazione internazionale (per la prima volta esistente). Come Ipsia salutiamo positivamente queste novità. Perchè una delega è su un "oggetto specificamente nostro" e l'altra è un nostro auspicio espresso nei contributi pre-congresso. Ma non è solo questo. Ci pare che il tema della cooperazione sia un asse fondamentale per il futuro delle ACLI e del Paese.
Cooperare, letteralmente, è operare con l'altro. È fare assieme. Sembra ovvio. Ma chi lavora nella cooperazione (sociale o internazionale) sa quanto questo sia difficile nel quotidiano. Perchè solo nella fantasia iconografica (o nelle fasi iniziali dell'"innamoramento") l'altro è il partner ideale, è il socio che vorremmo, è colui/colei che condivide con noi prospettive, pensieri, obiettivi e anche stili e modi. Ma (forse più importante) solo nella nostra fantasia noi siamo i partner ideali, altruisti, coerenti, lucidi, onesti, forti, rappresentativi, organizzati. Nella realtà siamo quello che siamo. Tutti: Pieni di limiti, di mancanze ed errori. Ma anche tra imperfetti (o forse a maggior ragione tra imperfetti) la cooperazione è l'unica scelta che costruisce un futuro sostenibile.
Cooperare, storicamente, è rischiare assieme un’impresa. È riconoscersi la missione di creare e sostenere valore sociale, disegnando modelli, innovando, adattandosi e apprendendo, accettando il rischio (e quindi anche l’errore) come elemento ineludibile. Considerando il potere come non basato sulla proprietà del capitale economico, valorizzando il coinvolgimento e la partecipazione di tutti. Credendo fortemente che l’opportunità di cambiamento è nelle mani di ogni singolo.
Si è conclusa il mese scorso l'incontro mondiale delle Famiglie a Milano. E la famiglia è il primo e più chiaro esempio di cooperazione generativa. “Come avete fatto a stare insieme per 60 anni ?”(chiede un giovane ad una coppia anziana). “Siamo cresciuti in un'epoca in cui le cose rotte si aggiustavano “ (rispondono gli anziani).
Oggi è tempo di crisi. Crisi della politica. Crisi dell'economia. Crisi della società. Crisi della società civile. Crisi della famiglia. Crisi delle persone (se guardiamo al tasso di suicidi o a quanto ognuno di noi, nel suo quotidiano, non è felice). Un modo per uscire dalla crisi è coltivare e sperimentare la cooperazione, la capacità di fare e stare assieme che si nutre giornalmente della capacità di costruire reti (cioè punti connessi tra loro) e non piramidi. Della capacità di manutenzione, di aggiustare le cose quando si rompono e di non buttare via le cose quando non sono (più) perfette. Come diceva Paolini parlando del treno, ma anche della democrazia. Della resilienza, la capacità di non farsi distruggere dai fallimenti ma anzi, di imparare da questi. Nella cooperazione, come dice Bauman le regole, i tempi, i vincoli, si stabiliscono assieme nel dialogo. E il primo passo è l'apertura alle idee dell'altro, l'accettazione del suo punto di vista e persino del suo vissuto che pur se non condiviso conta e influisce sulla realtà.
Come hanno fatto le ACLI a stare assieme 69 anni? Hanno aggiustato le cose quando si sono rotte. Sono ripartite dopo ogni batosta. Hanno perso pezzi. Hanno cambiato forma. Ma sono arrivate qui. Ora sta a noi capire se cooperarando tra noi saremo in grado di diffondere pratiche di cooperazione nella società e nella comunità. In Italia e nelle piccole parti di mondo che frequentiamo.
Anche questo significa essere un'associazione di lavoratori.
Anche questo significa essere cittadini di una Repubblica fondata sul lavoro.

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