Educare alla pace in tempo di guerra - Frascati 3.9.2025


Premessa: 

  • Pace non è assenza di guerra. Anche se oggi l’assenza di guerra sarebbe già un risultato. Perché viviamo in un mondo segnato da guerre che non solo rischiano di diventare normalità, ma che rischiano di innescare continue escalation… 
  • Pace non è un tema in più. Pace vuol dire relazioni sane, giuste, inclusive, dentro i luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle comunità, nelle famiglie, tra le generazioni, le persone ed i popoli. Tra persone ed ambiente. Tra persone e beni comuni e risorse. Tutto è connesso, come diceva Papa Francesco. Non è un modo di dire. È la necessità di pensare alle cose in un modo nuovo. Affrontare i singoli temi, uno per uno, non funziona più. Pensare globalmente, agire processualmente e sistemicamente. 

Come educare alla pace in tempo di guerra? Alcuni apprendimenti di stile e approccio che come Acli stiamo maturando e che possiamo provare a mettere in comune: 

1. Il rischio principale per le persone, oggi, è sentirsi impotenti. Educare alla pace, oggi, significa rifiutare l’idea di essere impotenti. Vuol dire offrire alle persone esperienze di potere. Potere non è un brutta parola. Potere non è solo un sostantivo, è anche un verbo. Poter fare. Poter incidere. Di fronte a ciò che accade, ognuno di noi non è impotente. Educare alla pace, oggi, è offrire occasioni per fare esperienza che “si può”. Anche cose piccole, anche cose apparentemente marginali. Ma sperimentare che “si può” è oggi educare alla pace.

2. Noi non siamo fatti solo di testa. Siamo anche corpo ed emozioni. Educare alla pace, educare in generale, oggi, significa che non si può pensare solo a momenti frontali, di soli contenuti intellettuali. Serve organizzare contesti, in cui possano avvenire esperienze che possano essere prima vissute, poi rilette. Esperienze che coinvolgano anche il corpo e che mettano in moto le emozioni. Parlare di esperienza significa parlare di qualcosa di reale, non solo simbolico. Una camminata di 10 metri, ad esempio, è bella, ma simbolica. La Marcia Perugia Assisi, 30 km a piedi, è una esperienza. Alla fine, quando si arriva ad Assisi, si è stanchi, fanno male le gambe. E durante il tragitto la stanchezza è condivisa con altri. Non deve per forza essere una camminata. Ma deve essere un’esperienza. 

3. Educare alla pace, oggi, è coltivare la speranza. Come diceva Vaclav Havel. La speranza non è ottimismo (l’ottimismo, oggi, sarebbe davvero da sciocchi). La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo. Non è nemmeno l’urlo dai balconi “andrà tutto bene”. La Speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato. La Speranza non è una predizione del future. E’ un orientamento dello spirito e del cuore. Trascende anche ciò che immediatamente si sperimenta, e si ancora da qualche parte, oltre l’orizzonte. 

4. Per educare alla pace, ho bisogno degli altri. Non si tratta solo di fare rete. Non è solo una questione di coordinarsi. Non è nemmeno solo imparare a convivere tra diversi. Educare alla pace, oggi, è difficile. Non possiamo farlo da soli non per generosità, ma per necessità. Abbiamo bisogno degli altri per affrontare i nostri stessi momenti di sconforto, per non perdere la speranza, per cercare il senso, per superare i momenti in cui ci sentiamo anche noi impotenti. Abbiamo bisogno degli altri perché da soli non ce la facciamo. Gli altri, chi? Gli altri. Tutti gli uomini (e le donne) di buona volontà. Tutti, anche i diversi da noi, anche chi è nutrito da una cultura diversa, chi ha vissuto esperienze diverse, chi è mosso da motivazioni diverse. Gli altri da noi, con cui possiamo fare anche solo un tratto di cammino.  Perché? Perché da soli non ce la facciamo. E perché “Pace a tutti gli uomini di buona volontà” che oggi è persino diventato “Pace a tutti gli uomini, amati dal Signore”. Dove amati dal Signore non indica un sottogruppo specifico, ma indica una caratteristica di tutti gli uomini (e le donne). 

5. Bonhoeffer scriveva: “Nessuno può attraversare una tragedia e sopravvivere ad essa senza sapere di stare a cuore a qualcuno.”. Tolstoj, dall’altro punto di vista, diceva: “Se senti dolore, sei vivo. Se senti il dolore degli altri, sei umano”. Riscoprire la dimensione di umanità, riscoprire l’idea base del personalismo comunitario, della persona alla base di tutto e della comunità come unità base delle persone, oggi non è un ammennicolo. Oggi che l’Intelligenza Artificiale e gli algoritmi prendono potere, oggi che tutte le dichiarazioni internazionali di tutela dei diritti sembrano essersi disintegrate. Quale è la base possibile su cui poggiare come fondamento? Il personalismo cristiano. L’essere umano. L’identità umanità come base dei diritti.  

6. Educare alla pace, oggi, vuol dire organizzare iniziative non compiute. Vuol dire lasciare spazi perché le persone (i partecipanti, non solo le altre organizzazioni partner) possano mettere in campo qualcosa di proprio. Educare alla pace è educare alla democrazia e quindi alla partecipazione. Partecipare vuol dire poterci mettere del proprio. Educare alla pace è educare al fatto che serve che ognuno di noi si mobiliti e faccia la propria parte. 

Alcune esperienze Acli che sono diventate esperienze o che possono diventare opportunità, anche per un tratto di strada comune: 

  • Da 4 anni come Acli abbiamo raccolto l’invito della Caritas per un’esperienza estiva di accoglienza in Italia di ragazzi ucraini. Sono momenti in cui coinvolgiamo ragazzi italiani in una sorta di scambio. Mettere in contatto persone con persone. Costruire relazioni. Andare oltre il numero e la narrazione astratta, incontrare persone concrete. E’ educazione alla pace. I ragazzi ucraini sentiranno di stare a cuore a qualcuno, anche oltre frontiera. I ragazzi italiani hanno storie e persone dietro alle notizie asettiche della tv o di internet.  Farlo con Caritas è un cammino comune. 
  • Ne ha parlato ieri anche don Fabio Corazzina. Per… corri la pace. Se vuoi la pace pedala. Oltre la notte…. E tante altre. Sono camminate, pedalate, mostre, seminari interattivi che le diverse Acli in giro per l’italia, in rete con altri, territorialmente, stanno sperimentando. Non siamo ovunque. Non sempre riusciamo. Ma dove riusciamo sarebbe bello che almeno alcune di queste cose potessero essere raccontate, sarebbe bello che potessimo ascoltare esperienze simili, per prendere spunto, per scambiare strumenti e tecniche, per imparare anche dall’esperienza altrui. 
  • Fabula Mundi, corso di geopolitica… In giro per l’italia ci sono vari percorsi di approfondimento tematico. E sappiamo che altre organizzazioni ne hanno di simili. Qui si sta ragionando sulla ripresa di scuole di pace e sul desiderio che queste scuole di pace siano popolari. Come Acli ci interessa sicuramente partecipare, anche mettendo in rete ciò che già stiamo facendo, oltre che pensando assieme cose nuove. 
  • Peace at work. Magari l’avete già sentita, stiamo organizzando una carovana che attraversi tutta l’italia, declinando assieme pace e lavoro. Proprio con l’idea di portare l’attenzione alla pace fuori da solo “gli addetti”. Abbiamo le informazioni sul sito, magari sul vostro territorio siete già stati interpellati. In ogni caso se alle varie iniziative, che in ogni posto hanno una declinazione diversa, si riuscisse ad avere la compartecipazione delle vostre organizzazioni, sarebbe sicuramente valore aggiunto. Gli interlocutori concreti sono le Acli locali in giro per l’italia.  
  • Camminata per la pace Firenze. Ogni anno realizziamo un convegno di studi, per approfondire dei temi che ci stanno a cuore. Quest’anno sarà a Firenze, a 25-27 settembre. E abbiamo deciso, il venerdi pomeriggio, di inserire una camminata per la pace che parta dalla città e arrivi a San Miniato al Monte. Su questa tappa nello specifico ci interessa invitare tutte le persone a partecipare e tutte le associazioni a co-promuovere. 

In conclusione 

La pace non si firma solo nei trattati, si tesse giorno dopo giorno: nel lavoro, nell’amicizia, nella politica, nel volontariato, nelle reti tra popoli diversi…

La pace non si può fare da soli. Abbiamo detto prima. Educare alla pace oggi è anche uscire dai propri steccati. Fare cose con altri, anche diversi da noi. Perdere tempo ed energia per non fare da soli. Nelle parrocchie, sui territori. Non avere paura di trovare compagni di viaggio differenti. Non avere paura di essere ponti tra mondi differenti… A volte pensiamo che l’ostacolo al fare insieme sia il non rispetto reciproco. Ma spesso è anche, banalmente, il fatto che ognuno di noi ha la sua agenda, le sue priorità, il suo calendario e le sue scadenze. Fare assieme vuol dire scegliere di impostare la propria vita lasciando lo spazio perché l’altro si possa insinuare nei nostri programmi. 


Se non ha ciò di cui hai bisogno cambia


"Se non ha ciò di cui hai bisogno cambia.
Partner. Negozio. Banca".
Va bene che i rapporti non siano tutti eterni.
Però che il cambio partner sia sullo stesso piano del cambio negozio e banca... Insomma...
Poi che il partner sia colui/colei che "ha ciò di cui hai bisogno"... Ancora meno ...
(Sopra e sotto destra/sinistra, il consumismo è l'ideologia imperante)

E' davvero semplice indignarsi all'indietro...

É davvero semplice indignarsi all'indietro e vedere cosa sarebbe stato meglio fare o evitare.
È davvero molto più difficile capire cosa serve fare oggi.
Non solo cosa fare di "giusto".
Ma anche cosa fare di "utile".
Per fermare processi pericolosi o sostenere processi sani.

Ecco, invece il reboot della presidenza Trump mi è piaciuto decisamente meno...


Ecco, invece il reboot della presidenza Trump mi è piaciuto decisamente meno...
Al solito c'è da sperare che non tutto il fumo diventi arrosto. E c'è il solito dilemma sul cosa è meglio fare di fronte a ciò che si vede. Cosa é più costruttivo ed utile?
Certo non si può dire di non aver visto plasticamente rappresentate tutta una serie di aspetti e segnali che non sono di sicuro nuovi ma che di sicuro inquietano. E che, letti in connessione a ciò che si muove tutto attorno, inquieta di più.
La storia non si ripete mai uguale.
E probabilmente la storia riesce sempre a trovare una uscita positiva, prima o poi.
Però ci piacerebbe tanto capire almeno come non essere corresponsabili dei disastri nel mezzo tra oggi e quel poi e riuscire ad evitarne almeno le parti peggiori.
(Il nodo oligarchia miliardaria, che il report Oxfam mette a fuoco, è sicuramente uno dei nodi. Una oligarchia miliardaria votata dalle masse e direttamente al potere con l'impegno dichiarato di volersi liberare dal peso di una democrazia percepita come burocrazia che impedisce la libertà, in contrasto esplicito e diretto con altre non democrazie...).

Goldrake U: il presente e la sua complessità


No, non é perfetto.
No, non mi ha fatto l'effetto di allora (ma come avrebbe potuto. Non ho più 8 anni e di acqua e vita ne è passata parecchia sotto i ponti).
Si, l'abbiamo visto (tutti e 4) e ci é piaciuto.
É figlio di questi tempi.
Tutto é estremamente più complesso e più veloce.
Non tutto é come appare, tutto il mondo è ad un passo, buoni e cattivi non sono mondi distanti, i nemici non sono solo quelli esterni con cui combattere con i robot. Ci sono battaglie che sono interne e che riguardano fare i conti con le proprie emozioni, il proprio passato. Però esistono gli amici e possono essere grandi alleati. Ed esiste la possibilità di fidarsi di qualcuno. Che mi pare già tanta roba.
No spoiler ma il testo delle promesse rivolte all'esterno e non all'interno sono spettacolo.
Poi le donne sicuramente non sono solo contorno. Anzi, sono più proattive nella storia degli uomini. Ma i robottoni principali, il super cattivo ed i professori, restano uomini. Ma soprattutto le donne restano disegnate in modo estremamente erotizzato. Ma vabbè.
E per capire questa Venusia 2.0 aspetteremo la seconda serie...

 

Don Milano è modernissimo


"Don Milani é modernissimo.
E come tutte le cose moderne lo resterà per sempre".

Lo sguardo di Olivero Toscani su Don Milani. 

Lettera a un vescovo





















1970. Milano.
Il mondo del dissenso cattolico milanese scrive una lettera inchiesta sullo stato della Chiesa ambrosiana.
Analizzando luoghi, soggetti e processi soprattutto rispetto alle dinamiche di potere. E denunciando l'eccessiva vicinanza tra Chiesa e capitalismo.
Tra i gruppi che la promuovono anche gioventù aclista di Monza e gioventù aclista milanese di via crema..
Il libro é un ritrovamento a casa dei miei.
La cosa che più trovo interessante è la propensione all'inchiesta sociale e allo scrivere collettivo di quegli anni.
La cosa che un po' mi spiace è che cercando in giro non ho trovato nulla sugli effetti di questo libro. Non immediato e sul tema, diciamo. Ma magari non ho cercato abbastanza.

18 anni di matrimonio, 22 anni insieme


Giorno più, giorno meno...siamo a...
18 anni di matrimonio - 22 anni insieme.
Sembra da ieri. Sembra da sempre.
"Tra le nuvole e i sassi passano i sogni di tutti
Passa il sole ogni giorno senza mai tardare
Dove sarò domani? Dove sarò?
Day by day. Shine on me.
Ma domani, domani, domani lo so
Lo so che si passa il confine
E di nuovo la vita sembra fatta per te
E comincia domani
Domani è già qui, domani è già qui...".
Non abbiamo mai smesso di essere curiosi di tutto.
É il (nostro) modo per stare bene insieme.
Essere curiosi, da soli e insieme.
Auguri a tutte le vite che trovano i propri modi di esistere e resistere e stare bene e guardare al domani.

Cecilia Sala, i miei giorni a Evin tra interrogatori e isolamento

Da ascoltare. Assolutamente.
Il senso di colpa dei fortunati.
La responsabilità dei privilegiati.
Il timore di essere "contagiosi".
Il senso del tempo.
Leggere che salva.
E permette di incontrarsi.
Mettere assieme i pezzi.
Riprendere a fare ciò che si ama.

Capodarte 2025


Le vicende di Tony Effe con il Comune di Roma per il concerto di capodanno le conosce tutta Italia. Ma forse tutta Italia non conosce capodarte, che riguarda invece il primo dell'anno e che ha visto più di 100 iniziative gratuite in tutti i municipi.
Non le ho viste tutte e non so dire se, oltre ciò che gira sul web, tutte meritavano.
Ma di sicuro merita l'idea di valorizzare (per turisti e residenti) la giornata del primo, con musei aperti gratis, mostre ed iniziative ad hoc. E di farlo con una collaborazione tra Roma Capitale e municipi, tra centri e periferie (al plurale, perché sono molti ed ognuna fa storia a sé), per dirla in termini classici. Dando spazio e visibilità a ciò che esiste. Anche con codici diversi.
Io sono stata in piazza delle Gardenie al pomeriggio (dove c'erano artisti di strada di un collettivo di zona) e al concerto di Giancane (per non romani: quello delle sigle di Zerocalcare) aperto da cover di Rino Gaetano e preceduto da un open mic a prenotazione di gruppi di zona.
Perché la sicurezza è gente che riempie la piazza di socialità e cultura.
La pace é allenarsi a vivere assieme. Allestire luoghi e tempi e modi per farlo, anche tra diversi.
E istituzioni che si prendono il rischio di fare con altri, scegliendo. Anche se rischiando si fanno errori e figuracce nazionali. Ma la pace non è una perfezione che cade pronta dal cielo. La pace é il frutto di tante scelte imperfette quotidiane.
Buon 2025.
Iniziamo bene. Ognuno su ciò che può.
Il resto verrà da sé.

Educare alla pace in tempo di guerra - Frascati 3.9.2025

Premessa:  Pace non è assenza di guerra. Anche se oggi l’assenza di guerra sarebbe già un risultato. Perché viviamo in un mondo segnato da g...